giovedì, Aprile 25, 2024
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Teramo, D’Alberto “A chi giova la privatizzazione della farmacia comunale?”

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La farmacia comunale e la sua privatizzazione. Di seguito la nota di Gianguido D’Alberto in merito alla questione e sugli interessi in gioco.
“A chi giova la vendita delle quote della farmacia comunale, con la sua totale privatizzazione? Posto che non esiste alcun obbligo di legge che imponga l’alienazione, quale sarebbe l’interesse pubblico (si badi bene “Pubblico” e non “politico”) alla base di una scelta “politica” che sconfessa una decisione voluta dai cittadini, nata dal territorio (migliaia le firme raccolte) e approvata all’unanimità dal Consiglio Comunale solo 5 anni fa?
E’ incomprensibile la ragione che spinge oggi l’amministrazione comunale a privarsi di uno strumento di servizio sociale, oltre che fonte di cassa. E’ noto infatti che finalità della farmacia comunale, l’unica nel nostro territorio, è anche quella di sostenere con le attività specifiche le categorie più svantaggiate e, come nel caso di Teramo, di contribuire con la sua presenza alla crescita e allo sviluppo del quartiere dove è allocata.
Tale scelta di fatto rinnega le stesse ragioni che favorirono l’istituzione della farmacia comunale. Inoltre, così facendo si sta lanciando un ulteriore messaggio sbagliato. Dopo la fuga causata dagli eventi sismici, bisogna puntare al ripopolamento di Colleatterato e invece l’amministrazione comunale abbandona un presidio che in qualche modo la rappresenta in tale territorio. Sì perché,una volta dismessa, quale garanzia abbiamo che resti a Colleatterrato? Quella era la scelta politica, in parte osteggiata anche dal Sindaco (che voleva collocarla altrove), e la partecipazione pubblica è una garanzia per la permanenza nel popoloso quartiere. Nel momento in cui verrà privatizzata nessuno potrà impedire una sua delocalizzazione.
Non va sottaciuto poi un aspetto grave che aggira la normativa: prima è stata fatta valere una prelazione per una farmacia comunale e poi, dopo pochi anni, la si privatizza.
Quanto all’aspetto finanziario, all’atto dell’istituzione della farmacia comunale, si chiarì che l’utilità della partecipazione maggioritaria nella società, avrebbe dato i suoi frutti proprio dopo i primi anni di avviamento.
Davvero incomprensibile quindi la scelta dell’Amministrazione,  anche alla luce del fatto che la farmacia non è una società in perdita, è in attivo e, quindi, non grava assolutamente sui bilanci comunali. Anzi,  ha fatto registrare un trend crescente, fino alla fisiologica flessione dovuta al parziale e temporaneo calo demografico del quartiere a seguito degli eventi sismici del 2016. Ma proprio gli ultimi dati rilevano che la flessione si è interrotta e si torna a crescere. In ogni caso, al netto dei costi di ammortamento e di leasing, l’utile dell’esercizio 2016 è stato di circa 100.000 euro. Ed è evidente che l’utile è stabilmente pari a circa il 10% del fatturato.
V’è da aggiungere inoltre che il piano economico finanziario prevedeva un trend crescente del fatturato che stimava una significativa crescita nei prossimi anni… e invece noi ora, per “non precisate” esigenze contingenti, ne usciamo!
Posto che non c’è interesse pubblico,qual è allora l’interesse politico? Vendere per esigenze di bilancio determinate dalla fallimentare politica del centrodestra teramano, alla stregua del regalo fatto alle compagnie telefoniche sui canoni delle antenne? Oppure, e sarebbe la cosa più grave ma anche più verosimile, per costituirsi un tesoretto da gestire politicamente in vista delle campagne elettorali alle porte? 
In conclusione, è inaccettabile che la farmacia comunale venga alienata oggi. Non esistono infatti al momento motivazioni reali e fondate e, ancora una volta, quella che poteva essere una opportunità per il territorio viene derubricata a peso di cui  sbarazzarsi, sottraendo patrimonio al futuro della nostra città e perseverando nella mancanza di lungimiranza, prospettiva, interesse generale”.
Gianguido D’Alberto