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Ferrovia Salaria: un progetto arduo per un territorio non ancora pronto

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Venerdì 27 ottobre, presso la Sala Consiliare del Comune di San Benedetto del Tronto, si è tenuta la conferenza-dibattito sulla “Ferrovia dei due Mari”. Durante l’incontro sono stati discussi i pro e i contro dell’ambizioso progetto Ferrovia Salaria, una infrastruttura che dovrebbe connettere la costa adriatica a quella tirrenica, partendo da San Benedetto per raggiungere Roma.

Il sindaco Pasqualino Piunti non è potuto intervenire. Tuttavia ha fatto sapere che il Comune è favorevole al progetto, visto come un’occasione di rilancio per il turismo nella Riviera.

Sono intervenuti, invece, il Presidente del Comitato Ferrovia Salaria Nazzareno Straccia, il Presidente dell’Associazione Italia Nostra sezione Ascoli Piceno Gaetano Rinaldi, l’ingegnere Antonio Saitto, ed altre figure professionali vicine alle istituzioni regionali, universitarie e turistiche.

Straccia ha subito illustrato le dinamiche della rete dei trasporti in Italia, individuando le problematiche che pongono le Marche in una posizione di handicap e di arretratezza. Il ministero ha fissato dei parametri per individuare le zone nelle quali è importante investire e la regione Marche non soddisfa nessuno di questi parametri: non possiede grandi metropoli, né poli industriali e soltanto il porto di Ancona ha mantenuto a stento la classe A. Il Piceno non dispone neanche di un aeroporto.

Gli snodi ferroviari, logicamente, si concentrano intorno a città come Milano, Bologna, Roma, dalle quali partono tutti i collegamenti verso le città minori. A causa di questa condizione è difficile che lo stato centrale accetti di investire in un tratto di ferrovia che colleghi il Piceno e Roma, preferendo concentrarsi sul potenziamento delle vie di comunicazione già esistenti. Ed è questa la politica intrapresa dalle Ferrovie dello Stato. Dei 94 miliardi di euro per il piano di crescita, 73 saranno spesi in manutenzioni e migliorie delle tratte e, parallelamente, la Salaria sarà potenziata per 354 milioni di euro, già stanziati dai precedenti governi. “Questa scelta però – ritiene Straccia – contrasta con il disegno a lungo termine del governo, che dovrebbe impegnarsi a ridurre il trasporto su ruote a beneficio dell’ambiente. Oltretutto, i collegamenti ferroviari nelle Marche sono estremamente insufficienti.” Per arrivare da Ascoli Piceno a Roma, infatti, sono necessarie più di sei ore, con almeno un cambio di treno lungo il tragitto. Questo perché non ci sono Frecce che compiono la tratta. Il viaggio può essere fatto esclusivamente su treni regionali, ed un discorso simile può essere fatto per gran parte delle città marchigiane.

Straccia afferma che “è assolutamente necessario migliorare le connessioni tra i tratti costieri, non solo tramite le reti ferroviarie, ma anche con il potenziamento di altre infrastrutture. Un settore promettente potrebbe essere quello aeroportuale e si potrebbe coinvolgere maggiormente San Benedetto nel progetto europeo “Autostrade sul mare”, al momento più sviluppato ad Ancona.” “Autostrade sul mare” è un sistema di trasporto merci che alterna spostamento su gomma con traversate via nave. Tale metodo, oltre ad essere più economico, è anche più ecologico. “Il porto di San Benedetto sta lentamente perdendo importanza nel settore della pesca, quindi potenziarne l’attività commerciale potrebbe essere un’occasione d’oro per rilanciarne l’economia”. In una dichiarazione seguente il presidente ha concluso dicendo che “per lo stato centrale il Piceno è un deserto, quindi dobbiamo far qualcosa per soddisfare i parametri e portare alla luce anche gli altri punti di forza della nostra terra. Bisogna scardinarsi dall’idea campanilistica che da sempre ci contraddistingue. La politica locale non si è accorta che il mondo è cambiato ed ha continuato a frammentare, ultimo esempio la formazione della provincia di Fermo, quando invece si dovrebbe integrare, formare poli più consistenti ed importanti, che pesino maggiormente sulla politica nazionale.”

A seguire è intervenuto l’ingegner Antonio Saitto, che ha sottolineato come la carenza dei trasporti sia un problema che coinvolge tutta Italia. Egli ha fatto notare come nei prossimi decenni probabilmente non ci sarà interesse a favorire una diffusione capillare dei grandi mezzi di trasporto, adottando piuttosto soluzioni miste. “La costruzione della ferrovia Salaria sarebbe estremamente dispendiosa e richiederebbe molti anni di lavoro. Inoltre non c’è una precisa strategia economica dietro. Difatti la sua costruzione potrebbe aumentare il flusso turistico, ma non gli scambi commerciali, quindi servirebbe più che altro per una maggiore comodità nei trasporti. Piuttosto che lanciarci in un progetto trentennale, dai dubbi vantaggi, sarebbe meglio concentrarsi sulla ristrutturazione e l’implementazione degli impianti esistenti, in modo che i cittadini possano usufruirne con sicurezza e già da subito.”

Di diverso parere è stato il professor Rinaldi, rappresentante di Italia Nostra, che ha illustrato come i comuni del Piceno abbiano sempre più difficoltà nel settore turistico ed economico. La tutela dei monumenti e del territorio, da sola, non basta a rilanciare l’economia; occorre un’attiva promozione per attirare aziende e visitatori. “Ascoli sta morendo per la mancanza di promozione -ha sentenziato- e le autostrade non fanno che accelerare il processo, perché inducono maggiore velocità di movimento e non invogliano le persone a fermarsi lungo il tragitto. Una ferrovia, invece, darebbe un nuovo stimolo al territorio, anche nei comuni terremotati. Inizialmente si potrebbe collegare Ascoli Piceno ad Amatrice e ai comuni limitrofi, attraverso una “Ferrovia dei due Parchi”, promuovendo la riscoperta dei centri storici e i parchi nazionali dei Monti Sibillini e del Gran Sasso. Con il tempo, la ferrovia dovrebbe estendersi e connettere tutti i piccoli comuni del centro Italia.

Il docente di architettura di Camerino Carlo Santulli ha appoggiato il progetto ribadendo, per esperienza personale, come i trasporti da e verso Ascoli Piceno siano scarsi, specialmente dopo il terremoto.

Anche Carlo Bisci, geologo, in relazione all’impatto ambientale, approva l’uso dei treni una migliore connessione tra i centri abitati, sottolineando però l’importanza di procedere a piccoli passi. Secondo lui infatti “è irrealistico che il governo italiano si lanci in un progetto ambizioso come la ferrovia Salaria, dato che i politici vogliono vedere risultati concreti entro la fine del loro mandato. Inoltre, ci sono molte soluzioni per migliorare i collegamenti e ridurre le emissioni, che non riguardano necessariamente il settore ferroviario. Lo spopolamento dell’entroterra marchigiano è dovuto alla mancanza di infrastrutture in generale, per questo è necessario intervenire al più presto e su più fronti.”

Lorenzo Pallotta