Nell’appartamento di via Spalato 124 a Macerata ha avuto luogo lo scempio di Pamela Mastropietro, la giovane di origine romana che ha trovato la morte dopo essersi allontanata volontariamente dalla comunità di recupero Pars di Corridonia. Ed Innocent Oseghale non era solo. A confermarlo sarebbe la sua compagna italiana, che nel corso di una telefonata intercorsa lo scorso 30 gennaio avrebbe sentito all’interno dell’abitazione voci di altri uomini. E che avrebbe reso la propria testimonianza.
Nell’abitazione di via Spalato sono già stati rinvenuti dagli inquirenti una mannaia e coltelli recanti tracce ematiche, i vestiti della giovane sporchi di sangue e lo scontrino della farmacia presso la quale si sarebbe recata per acquistare una siringa. Le ipotesi sulla sua morte sono solo due: che Pamela sia morta per overdose e fatta a pezzi in un secondo momento o che sia stata uccisa e poi brutalmente sezionata e mutilata. E sembra che al momento la pista seguita sia proprio quella relativa alla seconda possibilità.
L’esame autoptico ha evidenziato come la giovane abbia ricevuto un colpo alla tempia (che potrebbe essere stato inferto con un corpo contundente o causato da uno spigolo), un fendente sferrato all’altezza del fegato ed una dose di sostanze stupefacenti. Secondo il dottor Mariano Cingolani, che ha condotto l’autopsia, “il sezionamento del cadavere è stato fatto in modo scientifico per cancellare le prove”.
Sussistono quindi ormai “elementi significativamente rilevanti” che la morte di Pamela Mastropietro sia stata causata da un “omicidio volontario”.
Una ferita riscontrata al fegato sarebbe inoltre compatibile con un coltello trovato nella mansarda, dove il cadavere sarebbe stato accuratamente sezionato.
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