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Michela Murgia a Fermo sui libri

Fermo sui Libri continua il suo viaggio alla ricerca del significato della parola Heimat nel suo quarto appuntamento. Dopo gli incontri con Carlo Freccero, Piergiorgio Odifreddi, Eva Cantarella e Lucia Tancredi, la rassegna fermana cerca stavolta un contributo più riflessivo per continuare la sua ridefinizione di (piccola) patria e si rivolge per questo alla scrittrice, politica ed esperta di editoria Michela Murgia, che ha da poco scritto un affilato libello dedicato alla sua riflessione su patria, identità e democrazia, dal titolo Futuro Interiore, che verrà a presentare a Fermo sui Libri giovedì 24 maggio 2018, alle ore 21,15, alla Sala Conferenze dell’Hotel Astoria di Fermo.

Michela Murgia, nata a Cabras, in Sardegna, nel 1972, ha amato l’impegno civile e cercato le sue radici nella bellezza assoluta, e ciò si è riversato per lei in un profondo studio della teologia e in un ruolo di primo piano nella formazione e direzione di organizzazioni giovanili all’interno dell’Azione Cattolica sarda.

Dopo una serie di sfortunati lavori precari, durante i quali ha coltivato la scrittura come ricerca di bellezza in un mondo a ostacoli, raggiunge il grande pubblico nel 2006 con il romanzo Il Mondo deve sapere, dedicato ad un’esperienza lavorativa che l’aveva completamente lasciata esterrefatta, ovvero quella di telefonista presso un call center. L’impatto del romanzo fu forte, tanto da ispirare il film Tutta la Vita Davanti di Paolo Virzì.

Nel 2009 Michela Murgia aggiunge un’altra perla al romanzo italiano, dal titolo Accabadora, il primo di una lunga serie di scritti dedicati alla sua amatissima Sardegna, con cui vince il Premio Dessì, il Supermondello e il Premio Campiello 2010. Seguono altri grandi successi come Ave MaryL’incontro e Chirù, e aumentano le sue partecipazioni televisive a noti programmi, come Le invasioni barbariche e Quante Storie, come esperta d’editoria.

Fermo sui Libri parlerà del suo ultimo libro, Futuro interiore, una riflessione sulla società attuale, particolarmente indirizzata alla sua generazione, quella degli anni ‘70, che vive in un limbo tra tradizione e digitalizzazione e vacilla spesso sulla propria identità e capacità di modificare il presente per avvicinarlo alla sua idea di (piccola) patria. In una tensione tra incerta identità del singolo, tracotante pressione ideologica sulla massa e possibilità concrete di creare comunità a misura d’uomo e partecipare così attivamente alla democrazia, Michela Murgia sembra chiedere al suo lettore: “Sapremmo dire chi siamo senza evocare sangue e suolo?”. La risposta sarà a Fermo sui Libri 2018.

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