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Il film consigliato stasera in TV: “ROCKY BALBOA” martedì 21 agosto 2018

Il film consigliato stasera in TV: “ROCKY BALBOA” martedì 21 agosto 2018 alle 21:20 su RAI 3

Rocky Balboa è un film del 2006 diretto da Sylvester Stallone. La pellicola è la sesta in ordine di produzione della saga di Rocky ideata da Stallone.

Il film è incentrato su un Rocky vedovo e quasi sessantenne che accetta di combattere contro il campione in carica dei massimi Mason “The Line” Dixon. Stallone cominciò a scrivere la sceneggiatura del film alla fine degli anni novanta, alcuni anni dopo l’insuccesso di Rocky V, ma i produttori della Metro-Goldwyn-Mayer bocciarono il progetto, ritenendo chiusa la saga. Negli anni duemila, però, grazie all’intervento dei Revolution Studios, Stallone ottenne i fondi per il film e iniziò la stesura del copione definitivo e delle riprese.

Il film, uscito il 20 dicembre 2006 in patria e il 12 gennaio 2007 in Italia, è stato un successo di pubblico e, con un incasso di 155 milioni di dollari in tutto il mondo[1], è entrato nel novero dei più profittevoli film di pugilato al box office (gli altri sono i primi quattro film della saga di Rocky e Million Dollar Baby di Clint Eastwood)[2].

 

Rocky Balboa è diventato vedovo di Adriana (morta a causa di un tumore) e gestisce un ristorante a Philadelphia chiamato “Adrian’s”. Qui intrattiene i suoi clienti raccontando loro i suoi passati trionfi, mentre ogni mattina si reca al cimitero per trovare sua moglie.

Il cognato Paulie cerca inutilmente di riportarlo al presente, ma Rocky è ancora legato alla figura di Adriana ed al ricordo della boxe. Dopo tanti anni Rocky incontra Marie, una conoscenza legata all’infanzia di lei, che vive ora con un figlio, avuto da un rapporto con un giamaicano, e lavora presso il vecchio bar del quartiere. Rocky decide di assumerla al suo ristorante, affezionandosi sia a lei che a suo figlio.

Un giorno viene proposta in TV una simulazione al computer: una sfida virtuale fra l’attuale campione mondiale dei pesi massimi Mason “The Line” Dixon e Rocky Balboa. L’esito della simulazione dà per vincente Rocky.

Il campione del mondo Dixon, nonostante vinca tutti gli incontri, non gode di una grande simpatia da parte dei fan perché spesso vince in un solo round e offre uno scarso spettacolo agli appassionati. Così, facendo leva sul successo televisivo di questa simulazione e venuti a conoscenza che Rocky Balboa ha dichiarato pubblicamente di voler tornare a combattere (sia pure in incontri di modesto livello), gli agenti di Dixon tentano allora di convincerlo a tornare sul ring contro il campione per un match di esibizione.

Rocky, dopo aver ottenuto dalla commissione medica pugilistica americana l’idoneità fisica per combattere, accetta la sfida di Dixon. Viene scoraggiato dal figlio Robert e dal cognato Paulie, che non vedono di buon occhio questa decisione, ma per tornare a rivivere le emozioni del passato accetta lo stesso: dentro di lui è ancora vivo l’istinto del combattente.

Il suo vecchio amico Duke decide di prepararlo sulla potenza, in quanto Rocky non può più sfruttare l’agilità. Così, dopo pesantissimi allenamenti, Rocky si prepara ad affrontare Dixon. Nel frattempo l’attuale campione, nonostante le indicazioni del suo allenatore, si allena a modo suo.

Arriva il gran momento e Rocky si presenta in gran forma, ma i telecronisti lo danno già per sconfitto. L’inizio dell’incontro vede Dixon in netto vantaggio su Rocky, ma questi riesce a dimostrare le sue doti, tanto che nel secondo round riesce a mettere al tappeto il campione. Giunti al 10º round, Rocky e Dixon sono stremati, finché il campione non mette al tappeto lo Stallone Italiano. L’incontro sembra finito, ma Rocky, memore di un discorso sull’autostima fatto al figlio e del suo passato in particolare con Adriana, riesce a rialzarsi e a colpire ripetutamente Dixon fino alla fine della ripresa.

Dixon vince ai punti, con verdetto non unanime. I due pugili dimostrano comunque rispetto l’uno all’altro. Dixon ringrazia Rocky per averlo affrontato e quest’ultimo fa altrettanto. Il pubblico continua a gridare forte il nome di Rocky che, allontanandosi dal ring, raccoglie un’ovazione da parte del pubblico.

Rocky va quindi al cimitero con un gran mazzo di rose rosse per salutare e ringraziare la moglie Adriana.

Alla fine degli anni novanta, Sylvester Stallone concepì l’idea di continuare la saga di Rocky.[3] I motivi di questa decisione erano due: Stallone voleva riscattare l’insuccesso di Rocky V, che raccolse alla sua uscita gli sfavori della critica e del pubblico, e riconquistare popolarità dopo un lungo periodo di lontananza dalle scene.[4][5]

Nonostante in un primo tempo la casa di produzione statunitense MGM, che deteneva i diritti su Rocky, avesse deciso di bocciare il progetto, negli anni duemila i Revolution Studios proposero di finanziare il film (attraverso una partnership con la stessa MGM e la Columbia), stanziando un budget di 25 milioni di dollari. Stallone prese solo un piccolo anticipo, contando di monetizzare sui profitti, similmente a come fece con il primo Rocky, costato appena 1,1 milioni di dollari e capace di fruttarne ben 225.[6] Il film fu annunciato nell’ottobre 2005.[7][8]

Il montaggio originale di Stallone durava circa due ore e mezza e venne proposto in una speciale anteprima. Questo prima che la MGM chiedesse a Stallone di tagliare alcune scene, riducendo la pellicola alla durata di un’ora e quarantacinque minuti.[9] Rocky Balboa fu girato con quattro finali diversi in modo da non rovinare la conclusione del film alla folla presente alle riprese. Oltre al finale originale, quelli alternativi vedevano: Rocky perdere il match per K.O., Rocky vincere il match ai punti (unico dei finali alternativi presenti nell’edizione DVD) e Rocky vincere il match per K.O.[9]

Stallone nella stesura della sceneggiatura venne in parte influenzato dalla sua vita personale. Dopo la crisi di popolarità e gli anni di inattività dal mondo del cinema stava cercando «qualcosa per cui combattere» e pensò di far rivivere questa situazione anche al personaggio di Rocky.[4] Nel 1994, invece, lo sceneggiatore si interessò al caso mediatico sollevato da George Foreman che, all’età di 45 anni, riconquistò il titolo mondiale, diventando il più anziano campione mondiale dei pesi massimi di sempre.[10] Fu così che Stallone cominciò a delineare la trama, incentrata su un Rocky vedovo di Adriana che decide di reagire alla perdita, tornando a combattere sul ring per un ultimo incontro.[10] «Quando il cuore ti viene strappato dal corpo, devi fare qualcosa», dichiarò Stallone, «c’è chi scrive, chi dipinge. Lui [Rocky] invece lo fa attraverso il dolore: l’unica sensazione che lo fa sentire vivo. Se subisci una forte perdita, credo che l’unico modo di affrontarla sia farla esplodere».[4]

Stallone voleva ideare qualcosa di vicino allo spirito dell’originale Rocky. In Rocky Balboa, il personaggio principale, per molti versi è tornato allo stesso tipo di vita che conduceva nel primo film. «È ritornato dove si trovava all’inizio, tutto solo, a parte il fatto di aver perso la sua ingenuità», dichiarò Stallone. «È molto concreto e ha una certa tranquillità interiore. Porta un peso enorme sulle spalle, ma da esso scaturisce anche una sorta di illuminazione profonda. Sa più cose di prima e cerca di comunicare maggiormente. Non ha più molta voglia di litigare, come avveniva un tempo».[11] Il produttore Charles Winkler sottolinea che Rocky Balboa rappresenta il punto d’arrivo della decennale ricerca di Stallone per trovare un degno finale al personaggio di Rocky, «con una storia che potesse restituire fiducia a tutti».[11] Il trattamento originale prevedeva la presenza di Adriana. Il personaggio venne scartato quando Stallone capì che avrebbe dovuto fornire più motivazioni al ritorno di Rocky sul ring. Eliminò quindi Adriana dalla sceneggiatura e decise di iniziare il primo atto con Rocky sulla tomba della defunta moglie.[12][13] Nonostante non appaia fisicamente, il personaggio di Adriana «rimane una presenza fondamentale nella vita di Rocky anche in questo film».[11]

Per quanto riguarda il tema spirituale affrontato dal film, secondo Stallone l’età è l’elemento centrale dell’opera. L’autore spiegò di aver voluto mostrare come, per quanto si possa essere spaventati dal tempo che passa, l’età non ha limite per realizzare i propri sogni.[14] Disse Stallone: «Rocky ha bisogno di gareggiare a dispetto della sua età […]. Un pugile può perdere con gli anni il suo smalto atletico e l’abilità, ma i vecchi combattenti hanno ancora il pugno. Il pugno è l’ultima cosa che si perde».[10]

Cast

Sylvester Stallone riprende per la sesta volta il ruolo di Rocky Balboa

Burt Young riprende per la sesta volta il ruolo di Paulie Pennino

Geraldine Hughes interpreta il ruolo di Marie

Non volendo puntare su gente famosa, Stallone si concentrò su un casting sconosciuto. «Si perde il senso della realtà quando si utilizzano dei volti troppo familiari», spiegò l’attore e regista.[11]

  • Milo Ventimiglia interpreta Robert Balboa, Jr. che, ormai adulto, vive all’ombra del padre. «È un rapporto emotivo decisamente scarso quello che ha con il figlio, anche se lui rappresenta l’ultimo legame che ha con la moglie», raccontò Stallone. «Il figlio ha lo stesso problema di molti ragazzi che vivono all’ombra di un padre di successo. Non può competere con lui, ma in realtà non dovrebbe neanche provarci. Così, ha scelto di vivere, vestirsi, muoversi e agire esattamente all’opposto di suo padre».[11] Per la parte era stato considerato Sage Stallone, figlio di Sylvester Stallone, che aveva già interpretato il ruolo in Rocky V. Stallone raccontò di avere cambiato idea perché temeva che la gente vedesse nei conflitti tra Rocky e il suo erede un possibile parallelismo nel suo rapporto con il suo decisamente meno famoso figlio (deceduto tra l’altro nel 2012 per arresto cardiaco).[2]
  • Geraldine Hughes interpreta Marie, una madre single che da adolescente aveva imprecato contro Rocky, dopo che lui l’aveva accompagnata a casa e salvata da un futuro di delinquenza giovanile. L’attrice, al suo debutto cinematografico, notò che, nonostante Rocky e Marie siano impegnati in un abbozzo di relazione, il protagonista non può ancora superare la perdita di Adriana. «Sia Adriana che Talia Shire, che ha creato questo ruolo, sono assolutamente insostituibili», dichiarò la Hughes. «Lei rimane una presenza fondamentale nella vita di Rocky anche in questo film. Marie e Rocky compiono insieme un percorso magnifico nel corso della storia, ma non si tratta di una storia romantica. Loro sono completamente soli. Marie si sente invisibile e Rocky si prende il tempo di fermarsi a guardarla, per poi portarla con sé in questa nuova avventura».[11] Il personaggio di Marie era stato interpretato nel primo film da Jodie Letizia. Secondo il suo avvocato, Stallone le aveva promesso che avrebbe ripreso il suo ruolo di Marie anche nel sesto film. Quando Letizia apprese che Geraldine Hughes era stata scelta per il ruolo, presentò una querela contro Stallone, affermando che lei aveva cancellato il suo intero programma di lavoro per prepararsi alle riprese.[9]
  • James Francis Kelly III interpreta Steps, il figlio di Marie. Mentre suo figlio è così distante da lui, Rocky instaura un legame con Steps, e alla fine lo invita a lavorare da lui nel ristorante. «Steps ci mette un po’ a fidarsi di Rocky e quando lo vede per la prima volta si aspetta il peggio», rivelò Kelly, «Ma rapidamente, capisce che Rocky non è una persona cattiva, anzi è anche simpatico».[11]
  • Antonio Tarver interpreta Mason Dixon.[15] Per interpretare il personaggio, Stallone voleva un vero pugile: «Considerando che avevamo deciso di rimetterci in gioco per l’ultima volta, perché non concludere con un vero pugile, qualcuno che non avesse mai vissuto la magia della finzione cinematografica?». La scelta ricadde su Roy Jones Jr., ma questi snobbò le telefonate di Stallone.[16] Così, la parte andò ad Antonio Tarver, l’allora campione dei pesi mediomassimi. Impegnato nelle prove già cinque settimane prima dell’inizio delle riprese, il mancino Tarver dovette prendere circa 10 chili per passare dalla condizione di peso mediomassimo a quella di peso massimo. All’inizio del periodo di prove, Tarver dovette adeguarsi alle esigenze cinematografiche. «Il combattimento reale non era il problema di Tarver», spiegò il co-produttore Guy Reidel. «Ma ha dovuto imparare la coreografia necessaria per ogni pugno, per essere certo che fosse adeguato alle esigenze drammatiche di un particolare momento».[11] «Mason non capisce perché il pubblico non sia dalla sua parte», dichiarò Tarver. «È soltanto nel momento in cui si trova nel ring con Rocky, in cui deve dare il massimo o essere sconfitto, che comprende che il rispetto si deve guadagnare. Per molti aspetti, lui sta combattendo per la sua stessa vita».[11] Secondo Stallone, Tarver si rifiutò di iniziare le riprese fino a quando non gli fossero stati garantiti più soldi. Stallone fu costretto a dare una gran parte del suo compenso per pagare il pugile e convincerlo ad iniziare le riprese.[9]
  • Don Sherman interpreta Andy, il barista e amico di Rocky apparso nel primo, nel terzo e nel quinto film della saga. Il personaggio aveva in origine un ruolo più consistente, ma la scena fu tagliata al montaggio finale.[9]
  • Pedro Lovell interpreta Spider Rico, il pugile sconfitto da Rocky nella scena di apertura del primo film della saga.[9]

Per dare ancora maggiore autenticità alla storia, i produttori ingaggiarono i veri commentatori Jim Lampley, Larry Merchant e Max Kellerman per interpretare se stessi, mentre Michael Buffer si calò nei panni dello speaker sul ring per l’incontro Dixon-Balboa, promosso con lo slogan “The Rage Against The Age” (letteralmente, “La rabbia contro gli anni“). Il pugile Mike Tyson interpretò se stesso nel film, in maniera simile a quanto fatto da Joe Frazier durante l’incontro Apollo-Rocky nel primo film.[11]

Oltre a Stallone, gli altri due attori presenti durante l’intero arco della storia di Rocky sono Burt Young (Paulie) e Tony Burton (Tony).

Si dice che Carl Weathers abbia chiesto molti soldi a Stallone per permettere a quest’ultimo di inserire alcune immagini di Apollo durante la pellicola. Stallone non prese bene la cosa e, stupito dell’avidità di Weathers, lo soprannominò Apollo Greed parafrasando il cognome di Apollo, Creed. Greed significa appunto “avidità”. Per questa ragione nel film non compare nessuna immagine o video di Apollo Creed.[9]

Nel film era previsto un cameo per Mr. T,[17] che declinò perché impegnato in altri progetti. Nella scena della spesa nel mercato italiano si può comunque notare un uomo seduto sulla strada con ciondolo al collo a forma di “T”, dalle fattezze appunto molto simili all’attore.

Regia di Sylvester Stallone

Con Sylvester Stallone, Burt Young Geraldine Hughes

Fonte; WIKIPEDIA