A tal proposito, a fine settembre grande clamore ha suscitato nell’opinione pubblica teatina il ritrovamento di un antico corpo umano mummificato con testa spiccata dal collo nel corso dei lavori pubblici di riqualificazione di Piazza S.Giustino.
Ma il ritrovamento di una antica sepoltura durante degli scavi nel perimetro della città antica non è un avvenimento nuovo, anzi in passato è avvenuto più volte.
Tutto ciò è dovuto al fatto che fino al Settecento era usanza seppellire i defunti nei pressi di luoghi di culto o in zone non urbanizzate limitrofe alla città. Nel primo Medioevo e nella Tarda Antichità, la zona di Corso Marrucino (che ripercorre pressoché l’antico percorso della antica Via Ulpia), dove c’era il “Foro” (“centro commerciale” e della vita pubblica romana) dell’antica Teate, era caduto in rovina e intorno sono state trovate diverse sepolture ad esempio nei pressi di antichi edifici romani, questo perché si ipotizza che la città tardo antica ante distruzione dell’801 era abitata prevalentemente sulle alture che formano la Collina di Chieti (Colle Gallo, Colle S.Paolo e la Civitella).
Nel mio libro “Chieti nella Tarda Antichità” (edito da “La Voce dei Marrucini” 2015), ho pubblicato una cartina fatta dagli archeologi anni fa che ci mostra proprio dove sono presenti reperti di antiche chiese, aree di sepolture singole o di vere e proprie zone cimiteriali, come ad esempio nell’area dell’anfiteatro e in una zona compresa fra la Chiesa di San Francesco al Corso (in antichità S.Lorenzo) e la piazza dove sorge proprio la cattedrale di San Giustino.
In merito, sulla presenza di antiche sepolture nel territorio dell’antica città di Teate Marrucinorum si legge nel paragrafo 2.5 “Le Sepolture all’Interno del Tessuto Urbano” del libro C. Vignali, “Chieti nella Tarda Antichità”, Chieti, ediz. 2015:
“Un altro elemento che segna il cambiamento in seno alla città tardo antica è la presenza delle sepolture all’interno del tessuto urbano (Vedi Fiocchi Nicolai, “Elementi di trasformazione dello spazio funerario tra tarda antichità ed altomedioevo, in “Uomo e spazio nell’alto medioevo”, Spoleto 2003, pag. 945 – 954). A tal proposito, a Chieti sono state individuate diverse aree interessate da sepolture. Le notizie archeologiche sono sommarie perché gran parte dei rinvenimenti sono stati fatti a cavallo fra Ottocento e Novecento, per cui non esiste un’adeguata documentazione archeologica; gran parte dei materiali rivenuti sono stati dispersi e bisogna accontentarsi di interpretare le preziose notizie riportateci dagli storici locali. Lo Zecca alla fine dell’Ottocento rinviene nell’ultimo tratto della Via Ulpia, nel settore Nord della città, una serie di sepolture: due terragne e prive di corredo e altre sei nei pressi della chiesa di San Francesco. Queste erano disposte l’una a fianco dell’altra lungo il limite della strada romana, scavate nel terreno ad una quota leggermente inferiore. Le sepolture erano orientate ad est: cinque erano ricoperte di tegoloni fittili senza bollo, mentre la sesta da lastre di pietra calcarea di grandi dimensioni. Solo quest’ultima ha resistito sul petto dello scheletro, una piccola croce medievale in lamine sottile di bronzo, con teca chiusa da vetro, forse di qualche sacra reliquia, nel mezzo del petto, ed uno spillo frammentario”.
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