Le opere dei tre autori che nel corso degli anni vennero poste in dialogo diretto, ora contemporaneamente esposte in tre sedi museali tra Veneto, Marche e Lazio con in comune una pura energia cromatica.
A sessant’anni dal Gran Premio per la pittura alla XXIX Biennale di Venezia del 1958 il Guggenheim di Venezia ricorda il grande maestro con una retrospettiva curata di Luca Massimo Barbero. Undici sale espositive, oltre cento opere, ripercorrono il dirompente quanto tormentato percorso artistico di Licini, la cui carriera fu caratterizzata da momenti di crisi e cambiamenti stilistici apparentemente repentini. La mostra Osvaldo Licini. Che un vento di follia totale mi sollevi presenta la sostanziale coerenza di tale percorso che raggiunge risultati di assoluto lirismo e poeticità. La mostra si apre con le tele giovanili, quei paesaggi marchigiani da cui Licini non si distaccò mai e sono queste stesse vedute a fare da sfondo anche alla successiva transizione dal realismo all’astrattismo dei primi anni ‘30. Le sue opere più rappresentative sono tuttavia quelle dedicate all’Amalassunta, del quale ci offre molteplici sfaccettature della sua personalità, silenziosa e contemplativa, come ironica e dissacrante.
Al Museo Diocesano di Gaeta è in corso la mostra di Mario Vespasiani (1978) intitolata Lepanto, inaugurata nei giorno dell’anniversario della celebre Battaglia avvenuta nel 1571. L’artista attento ai simboli e alle date, ha voluto presentare tale progetto proprio in questa sede in quanto è qui conservato lo stendardo originale che sventolava sull’albero della nave ammiraglia della flotta della Lega Santa, ad evocare negli spettatori un flashback temporale e spaziale di notevole originalità. La battaglia di Lepanto nel corso dei secoli ha ispirato alcuni dei più grandi innovatori della pittura occidentale, da Tiziano a Tintoretto, da Veronese fino a Twombly. Dopo 500 anni, il racconto che l’artista introduce non è più quello drammatico che ci perviene dalla storia, non si concentra sulla raffigurazione di distruzioni e perdite, bensì sembra voler unire le differenti sapienze di due civiltà millenarie nella metafora della navigazione, l’interesse comune ad essere portatori di un messaggio di cooperazione nel rispetto delle proprie identità.
La quarta dimensione nella pittura di Osvaldo Licini e Mario Vespasiani, tenutasi nel 2010 presso la galleria Licini di Ascoli Piceno, a cura di Stefano Papetti.
La quarta dimensione nella pittura di Lorenzo Lotto e Mario Vespasiani, tenutasi nel 2012 in tre sedi, Monte San Giusto, Mogliano e Fermo, a cura di Walter Scotucci.