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DA ERODOTO – LE STORIE, CONTINUA IL LIBRO I – Traduzione di Luigi Annibaletto, Mondadori 1956

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DA ERODOTO – LE STORIE, CONTINUA IL LIBRO I – Traduzione di Luigi Annibaletto, Mondadori 1956

19) Nel dodicesimo anno, però, quando il raccolto dalla soldataglia veniva dato alle fiamme, accadde questo fatto: appena appiccata alle messi, la fiamma, spinta dal vento, si estese al tempio di Atena soprannominata Assesia. Che, preso fuoco, ne fu incendiato.

Per il momento non se ne tenne alcun conto, ma quando il corpo di spedizione se ne tornò a Sardi, Aliatte cadde ammalato, e poiché la malattia andava per le lunghe, egli mandò degli incaricati a Delfi, seguendo il consiglio di qualcuno, o pensando egli pure cosa saggia mandare ad interrogare il dio sul suo male.

Quando però questi furono giunti a Delfi, la Pizia dichiarò che non avrebbe dato il responso, se prima non avessero ricostruito il tempio che avevano incendiato nel territorio di Mileto, ad Asseso.

20) Questo io lo so per averlo sentito da quelli di Delfi, ma i Milesi vi fanno questa aggiunta: Periandro, figlio di Cipselo, che aveva strettissimi vincoli di ospitalità con Trasibulo, allora al potere a Mileto, informato del responso fatto ad Aliatte, mandò un messo a riferirlo a Trasibulo, affinché questi, sapendolo in precedenza, prendesse i provvedimenti del caso. Così la raccontano i Milesi.

21) Aliatte, intanto, quando gli fu annunciato ciò che diceva la Pizia, mandò subito a Mileto un araldo, perché voleva stipulare con Trasibulo ed i Milesi una tregua che durasse il tempo necessario per ricostruire il tempio.

Mentre dunque l’araldo era sulla via di Mileto Trasibulo, che oramai era stato messo chiaramente al corrente di ogni cosa e sapeva ciò che Aliatte intendeva fare, ricorse a questo artificio: fece portare sulla piazza tutto il frumento che c’era in città, tanto il suo quanto quello dei privati cittadini; e diede ordine ai Milesi, che quando egli ne avesse dato segnale, si mettessero tutti a bere, intrattenendosi allegramente fra di loro.

22) Trasibulo si comportava in tal modo e impartiva queste disposizioni affinché l’araldo di Sardi, visto il gran cumulo di grano e gli uomini in piena letizia, lo riferisse ad Aliatte. Come, del resto, avvenne; poiché quando l’araldo, dopo aver osservato quella messa in scena ed esposto a Trasibulo quello che gli aveva ordinato il re di Lidia, se ne ritornò a Sardi, non ci fu bisogno d’altro (mi si dice) perché ci fosse pace.

Infatti Aliatte, il quale si immaginava che in Mileto ci fosse una tremenda carestia e che il popolo fosse ridotto all’estremo della miseria, sentiva dall’araldo ritornato da Mileto, notizie al tutto contrarie a quelle che egli si aspettava.

In seguito quindi si stipulò la pace tra i due popoli a queste condizioni, che ci fosse reciproca ospitalità e alleanza.

Aliatte eresse in Asseso due templi ad Atena invece di uno, e fu guarito dalla malattia.

Questa le vicende che toccarono ad Aliatte nella guerra contro i Milesi e Trasibulo.

NOTA: Aliatte dopo aver per 12 anni appiccato il fuoco alle messi dei Milesi, chiede una tregua per ricostruire il tempio e guarirsi, per poi ricominciare le sue devastazioni peggio di prima. E’ una forma ingenua di Erodoto di riferire le cose, ma traspare dal racconto il modo di pensare e di vivere della gente di allora. Trasibulo, uomo scaltro, invece di negare ad Aliatte la possibilità di ricostruire il tempio, facendo così in modo che morisse, preferisce attraverso una messa in scena ottenere una pace duratura, valida anche per gli eredi dell’avversario: e Aliatte, che non brucerà più i raccolti dei Milesi, al fine di meglio guarire costruisce non uno ma due templi in onore di Atena. Per ben comprendere bisogna immaginare il semplice ed agreste contesto in cui a quei tempi e in quei luoghi ci si muoveva, e come si avesse fede, timore o speranza nei confronti degli oracoli e degli dei.

Luciano Magnalbo’

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