Pescara – Dopo aver analizzato i dati relativi l’Aborto nella regione Marche ci concentriamo ora sull’Abruzzo sempre con la Relazione e attuazione Legge 194/78 tutela sociale maternità e interruzione volontaria di gravidanza – dati definitivi 2017. In totale nel 2017 in Italia sono state notificate 80˙733 interruzioni volontarie di gravidanza (IVG), confermando il continuo andamento in diminuzione del fenomeno, in misura leggermente maggiore rispetto a quello osservato nel 2016 (-4.9% rispetto al dato del 2016 e -65.6% rispetto al 1982, anno in cui si è osservato il più alto numero di IVG in Italia pari a 234˙801 casi).
Ma vogliamo analizzare i numeri che riguardano l’Abruzzo. Nella regione sempre nel 2017 le interruzioni volontarie di gravidanza sono state 1.634 il che rappresenta il 2,02% del totale nazionale. I bambini nati sempre nello stesso anno sono stati 9.475. Il rapporto di abortività, cioè un’interruzione ogni 1.000 nati vivi, è di 172,5; molto vicino a quello nazionale che è di 177,1; al primo posto la Liguria con 249.
Rispetto l’anno precedente, questo indicatore è in diminuzione dell’4,9%. In Italia del 2,9%. Invece se si conta il numero vero e proprio delle interruzioni, dal 2016 al 2017 la diminuzione è stata del 8,9%.
Che dire dell’età delle donne che hanno interrotto la gravidanza? Ci sono state 2 interruzioni di ragazze di 15 anni e 123 di ragazze dai 16 ai 19 anni. Il picco più alto si è registrato comunque nell’età che va dai 30 ai 35 anni con 366 aborti che costituiscono il 22,4% del totale in regione. Un altro 21,3% (348) si conta tra donne dai 35 ai 39 anni.
Per quanto riguarda lo stato civile il 53,4% erano donne nubili, il 38,4% erano coniugate, il 7,8% separate/divorziate e uno 0,4% vedove. Infine la nazionalità: il 22% delle donne sono straniere. Il 100% degli aborti è avvenuto in Istituti di cura pubblici.
Ultimo aspetto l’obiezione dei sanitari. Negli istituti sanitari abruzzesi, sempre secondo le tabelle della Relazione, dove c’è il servizio di IGV l’80,4% dei ginecologi si dichiara obiettore; lo fa anche il 70,2% degli anestesisti e il 69,9% del personale non medico.
Roberto Guidotti
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