Verona -. Un’eccezionale intervento,uno dei più impegnativi della pratica chirurgica, è stato eseguito lo scorso dicembre all’Ospedale di Borgo Trento di Verona su una paziente di sessanta anni: un trapianto di fegato bloodless, ovvero senza trasfusioni di sangue. A dare la notizia è proprio l’Azienda ospedaliera universitaria integrata del capoluogo di provincia veneto.
In Italia si contano già una decina di interventi di questo tipo mentre si tratta del primo intervento di questo tipo eseguito nel Triveneto. La peculiarità dell’evento – si legge in una nota – è consistito proprio nella capacità di portare a termine un intervento così complesso e articolato, spesso caratterizzato da importanti perdite ematiche, senza il ricorso a emotrasfusioni.
L’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona da tempo rappresenta un punto di riferimento a livello regionale e nazionale per chi, per motivi religiosi o di altro genere, desidera essere operato senza emotrasfusioni. Anche in questa occasione lo staff medico è stato risoluto a rispettare la volontà della paziente, testimone di Geova. Ciò malgrado le condizioni cliniche della stessa prima dell’operazione presentassero delle sfide. Nello specifico, la signora aveva una policistosi epatorenale che contribuiva all’anemia e che richiedeva un intervento d’urgenza.
Sono stati impiegati il recupero intraoperatorio, l’emodiluizione e micro prelievi di sangue. A fine operazione, inoltre, sono stati somministrati ferro ed EPO. Dopo alcuni giorni di degenza, in cui si è prestata particolare attenzione a ristabilire i valori ematici, la paziente è stata dimessa e ora è in buono stato di salute.
Al di là del progresso della chirurgia senza sangue e dei risultati ottenuti, il trapianto di fegato e la gestione del decorso post-operatorio resta comunque una sfida estremamente importante per il chirurgo, e non soltanto sul piano “tecnico”. In Italia sono una decina finora i trapianti di fegato bloodless, prova evidente dei grandi progressi della chirurgia che ormai ha reso possibile eseguire anche le operazioni più complesse senza l’impiego di emotrasfusioni.
Una strada nuova, un approccio sanitario diverso, ampiamente garantito e rassicurante: nel pieno rispetto delle motivazioni personali del paziente, ma anche in ossequio delle direttive del Ministero della Salute che dal 2015 ha recepito le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sul Patient Blood Management, che prevedono la diminuzione o possibilmente l’eliminazione dell’impiego di emocomponenti in tutti gli ospedali italiani.
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