DA ERODOTO – LE STORIE, CONTINUA IL LIBRO I – Traduzione di Luigi Annibaletto, Mondadori 1956
59 Di questi due popoli dunque Creso veniva a sapere che quello di Atene era tenuto schiavo e diviso da Pisistrato, figlio di Ippocrate, che in questo tempo era tiranno degli Ateniesi.
Infatti a Ippocrate, che era un semplice cittadino privato e assisteva alle celebrazioni di Olimpia, era accaduto un fatto prodigioso: dopo che egli aveva compiuto il sacrificio le caldaie, ritte accanto a lui, piene di carni e d‘acqua, si misero a bollire e a traboccare.
Lo spartano Chilone, che si trovava presente ed aveva osservato il prodigio, diede a Ippocrate questi consigli: in primo luogo non portarsi in casa una moglie che potesse aver figli; in secondo luogo se già ne aveva una ripudiarla, e se aveva qualche figlio rinnegarlo.
Ma, a questi suggerimenti di Chilone, Ippocrate, dicono, non volle prestar fede ; e in seguito gli nacque questo Pisistrato di cui si parla il quale, approfittando che gli Ateniesi della costa erano in discordia con quelli della pianura (capo dei primi era Megaclo, figlio di Alcmeone, e di quelli della pianura Licurgo figlio di Aristolaide), e mirando quindi al dominio assoluto, diede vita ad un terzo partito: raccolti quindi, dei partigiani e facendosi, a parole, capo degli uomini dei monti, ricorse a questo strattagemma: dopo essersi ferito da solo e aver ferito le mule, spinse il carro nella piazza del mercato, come se fosse sfuggito ai nemici che, mentre egli si recava nei campi, avrebbero voluto ucciderlo.
Chiedeva perciò, al popolo, di ottenere un corpo di guardia, egli che, già prima, s’era particolarmente distinto nella campagna contro i Megaresi, avendovi conquistato Nisea e compiuto altre valorose imprese.
Il popolo di Atene, lasciatosi ingannare, gli concesse di scegliersi fra i cittadini 300 uomini che furono non già i portatori di lancia di Pisistrato ma, piuttosto, portatori di clava, perché lo scortavano seguendolo armati di clave di legno.
Costoro, sollevatisi insieme a Pisistrato, si impadronirono dell’Acropoli.
Da quel momento Pisistrato fu signore di Atene, senza turbare le magistrature che c’erano, né modificare le leggi; ma con le istituzioni vigenti governò la città, amministrandola in modo eccellente.
NOTA: Chilone era uno dei 7 sapienti della Grecia (evidentemente era anche in grado di predire il futuro), a lui tutti prestavano fede, salvo Ippocrate che non se ne curò, ed avvenne ciò che avvenne. Ci troviamo ancora di fronte alla mentalità di un mondo semplice e antico, tra credenze, oracoli e sapienti che indirizzano (o dovrebbero indirizzare) sulla giusta via il modo di fare degli uomini, una specie di saggia coscienza collettiva. Per quanto concerne gli screzi fra Ateniesi, annota Annibaletto che gli abitanti della costa erano, precipuamente, mercanti e pescatori, quelli della pianura, tra le colline e il mare, ricchi e nobili, mentre quelli dei monti erano molto poveri. Il colpo di stato di Pisistrato fece leva su tale povertà, come sempre succede quando si accendono tensioni, sollevazioni e rivoluzioni. Ma per fortuna Pisistrato governò – riferisce Erodoto – in modo eccellente.
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