venerdì, Aprile 19, 2024
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Eritrea, persecuzione religiosa contro le chiese. Chiusi ospedali e centri medici

Asmara – Questa volta è toccato ai centri medici e cliniche della Chiesa Cattolica. La persecuzione religiosa in Eritrea non conosce soste. Come rivela il quotidiano Africa Ex Pressall’alba del 12 giugno scorso gli uomini di Isaias Afewerki, presidente del piccolo Stato del Corno d’Africa, hanno messo alla porta pazienti e operatori sanitari. Senza pietà, senza curarsi dello stato di salute degli ammalati, hanno messo i sigilli alle porte. Hanno terrorizzato suore, preti, personale e pazienti, chiunque osasse opporsi solo minimamente agli ordini di Isaias”.

I presidi sanitari sono stati sigillati, alcuni dei quali si trovano in aree remote, luoghi dove è davvero difficile, se non impossibile trovare altri centri medici. All’inizio del mese di giugno il regime di Asmara ha arrestato oltre trenta persone del movimento pentecostale.

Alcuni membri del movimento si erano radunati in preghiera in tre luoghi diversi nella capitale eritrea. Il governo ha vietato tutte le chiese pentecostali nel 2002. Alcune settimane fa sono stati fermati anche cinque monaci ortodossi del monastero di Bizen. Questa comunità di religiosi è tra quelle che si erano ribellate contro l’interferenza del governo nell’ambito della Chiesa ortodossa.

Inoltre da non dimenticare che si trovano in prigione attualmente ben 53 testimoni di Geova accusati sembra, di obiezione di coscienza, attività religiose ma anche per ragioni non specificate. Come riporta il sito www.jw.org/it/news/ in particolare, tre ragazzi languono in prigione da oltre vent’anni, senza che sia stata formulata un’accusa precisa o sia stato contestato alcun reato, anche se i tre non accettano per motivi di coscienza di prestare servizio militare. Un altro testimone di Geova è morto due anni fa dopo una detenzione di 8 anni anche per l’impossibilità di curarsi in maniera adeguata nel luogo di detenzione.

Nel 2016 la Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite sui diritti umani in Eritrea invitava l’Eritrea a “rispettare la libertà di religione e di credo” e a “mettere fine agli arresti e alle detenzioni arbitrarie di persone con convinzioni religiose diverse, in particolare degli appartenenti a specifici gruppi religiosi, come i Testimoni di Geova, […] e a rilasciare immediatamente e incondizionatamente tutti coloro che sono detenuti in maniera illegale e arbitraria”. Come si vede però, la persecuzione religiosa non si arresta, ma si allarga colpendo più soggetti religiosi senza curarsi dei contraccolpi negativi dal punto di vista umanitario e salutare.

 

Roberto Guidotti

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