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PROCOPIO, Le storie segrete. Traduzione di Paolo Cesaretti, Bur 1996

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PROCOPIO, Le storie segrete. Traduzione di Paolo Cesaretti, Bur 1996

Libro VII

35-Ormai, anche i figli di persone illustri s’intruppavano con questi giovinastri e costringevano i padri, nolenti, a molte concessioni, tra cui quella di dar loro financo gli averi. 36 – Molti ragazzi, benché renitenti, furono costretti a giacersi in empietà con i ribelli, e i padri non ignoravano.                                                                     37- Identica sorte toccò a donne maritate. Si racconta di una dama che, senza grande ornamento, andava in barca con il marito, diretta a un sobborgo della sponda opposta: durante la traversata s’imbatterono nei sediziosi, e questi strapparono minacciosamente al marito la sposa per farla salire sul loro battello. E quella salì insieme ai giovinastri, ma raccomandò al marito, di nascosto, che confidasse in lei e non temesse nulla di brutto: non avrebbe subito violenza fisica. 38- Ancora quegli la guardava, nel suo grande dolore, ed ella si buttava in mare, per subito sparire dall’umano consorzio. 39- Tali, all’epoca, le audaci gesta dei sediziosi di Bisanzio. Ma le vittime si dolevano meno per questo che per i delitti di Giustiniano verso lo Stato. Quando si subiscono le peggiori offese ad opera di malfattori, la maggior parte della sofferenza provocata dal disordine svanisce, nella continua attesa di una punizione secondo la legge e l’autorità; 40- gli uomini che nutrono buone speranze per il futuro, infatti, sopportano con più agio e con minore dolore le avversità del presente. Ma se vengono vessati proprio dall’autorità che è preposta al governo, allora ovviamene soffrono ancor più per la condizione loro, e cadono sempre nella disperazione, non potendo più aspettarsi vendetta. 41- Bene, quegli sbagliò non solo per non avere voluto schierarsi dalla parte delle vittime, ma anche per non aver mai disdegnato di mostrarsi aperto sostenitore dei sediziosi. 42- A quei giovinastri egli distribuiva ingenti ricchezze, si circondava di molti tra loro, ed alcuni ritenne opportuno sistemarli in magistratura e in altre dignità.                                                                                                                                                                  

LIBRO VIII                                                                                                                                                                      

1-Questo dunque succedeva a Bisanzio e in ogni città. Pari ad un’altra malattia il morbo partiva da qui per diffondersi in ogni contrada dell’Impero romano. 2- Della situazione l’imperatore non si curava affatto, non ne percepiva sentore alcuno – e sì che all’Ippodromo poteva sempre assistere agli avvenimenti con i suoi occhi. 3- Era straordinariamente tardo e assomigliava quanto mai ad un asino ottuso, che segue chi lo tira perla cavezza e non smette di agitar le orecchie. 4- Giustiniano agiva in quel modo, e tutto il resto sovvertiva. Era appena succeduto allo zio sul trono, che subito si diede cura di dilapidare senza criterio il pubblico denaro di cui era appena divenuto signore. 5- Agli Unni, che continuavano a fargli visita, egli versava moltissimi denari per scopi politici; conseguenza ne fu che il territorio romano restò esposto a frequenti invasioni. 6- E questi barbari, gustata la ricchezza dei romani, non vollero più abbandonare la strada che portava qui. 7- Molti denari, decise di sperperarli in costruzioni litoranee, cercando di fronteggiare il perenne impeto dei marosi. 8- Facendo posare le pietre a partire dalla riva, egli procedeva nel suo tentativo di opporsi alle correnti marittime; sfidava la violenza dell’elemento marino con le risorse della ricchezza. 9- Le sostanze personali dei cittadini romani tutte, da dovunque venissero, egli le raccolse presso di sé, gli uni accusando di colpe mai commesse, degli altri interpretando prodigiosamente la volontà, sì che divenissero suoi donatori. 10- Colpevoli di omicidio o di altri simili delitti, molti riuscirono a non  pagare il fio dei loro crimini, poiché cedettero a lui i propri beni; 11- altri, i lite con vicini per terreni sui quali nulla era loro dovuto, non avendo modo di ottenere un giudizio favorevole (sarebbe stato contro la legge), si sgravavano della materia del contendere facendone dono a lui. Ottenevano in tal modo di farsi conoscere da quest’uomo; il regalo non costava nulla e prevalevano sui loro avversari giuridici con un espediente affatto….fuorilegge.

12- Ritengo non fuori luogo dare qualche cenno anche sull’aspetto di quest’uomo.

NOTA: 1- Asino sembra essere stato un insulto consueto contro Giustiniano; 2- Giustiniano concesse molti tributi e donazioni agli Unni nell’intento di evitare pericoli ai confini dell’Impero romano; 3- Procopio nel suo intento denigratorio omette di dire che Giustiniano, per fronteggiare l’impeto dei marosi, fece costruire nei litoranei anche molti porti.

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