sabato, Settembre 30, 2023
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PROCOPIO, Le storie segrete. Traduzione di Paolo Cesaretti, Bur 1996

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PROCOPIO, Le storie segrete. Traduzione di Paolo Cesaretti, Bur 1996

Continua libro VIII

12- Ritengo non fuori luogo dare qualche cenno anche sull’aspetto di quest’uomo. Di statura non era alto, ma neppure troppo basso: medio, direi. Non era magro, ma un po’ in carne, semmai. Il viso era rotondo e non privo di grazia – tanto che serbava un bel colorito anche dopo due giorni di digiuno. 13- Per dare qualche cenno sintetico al suo aspetto, dirò che assai somigliava a Domiziano, figlio di Vespasiano, la cui mala indole i romani tanto apprezzarono, che neppure dopo averlo fatto a pezzi, ritennero svanita la loro ira contro di lui; anzi per decreto senatorio, di quell’imperatore non doveva serbarsi il nome per iscritto, né alcuna sua effigie: perciò, in ogni iscrizione romana e ovunque sia stato composto in lettere, quel nome solo può vedersi cancellato via in mezzo agli altri, e non v’è parte dell’impero di Roma dove appare la sua immagine, eccettuata una statua di bronzo. Ecco perché. 15- La sposa di Domiziano era donna di animo nobile, irreprensibile sotto ogni aspetto: mai nocque ad alcuno, né mai approvò alcuna azione del marito. 16- Perciò era molto amata, e il senato la convocò perché esprimesse un suo desiderio. 17- Ella questo solo chiese, di poter raccogliere il corpo di Domiziano per seppellirlo ed erigergli una statua di bronzo, a suo piacimento. 18- Il senato acconsentì, e la donna, volendo lasciar memoria ai posteri del disumano squartamento patito dal consorte, escogitò quel che segue. 19- Raccolse i lacerti di Domiziano e ricompose, con precisione, l’intero suo corpo, sin nelle giunture; poi lo mostrò agli scultori, ordinando che lo scempio venisse riprodotto in una statua di bronzo. 20- Quegli artefici realizzarono ben presto l’opera; e la donna, ritirata che l’ebbe, la collocò sulla strada che porta al Campidoglio, sulla destra venendo dal Foro, a ricordo, ancor oggi, della figura di Domiziano e dell’atroce sua fine.

21- Si potrebbe asserire che la complessione di Giustiniano, il suo aspetto, ogni tratto del suo volto, risultino evidenti da questa statua. 22- Tale, dunque, il suo sembiante; quale fosse il suo carattere, non saprei invece dirlo con pari accuratezza. Quell’uomo era infatti malefico e facilone, quel che dice un pazzo cattivo; mai che fosse schietto con chicchessia, anzi, tutto quel che faceva e diceva, era con intento maligno; nel contempo, era facile preda di chi volesse ingannarlo. 23- Si era compiuta in lui una singolare mescolanza di follia e di malvagità, a confermare l’antico detto di un filosofo peripatetico per cui nella natura umana possono convivere i contrari, come in miscele cromatiche. 24- Scrivo su ciò che ho potuto constatare. Questo imperatore era dunque falso, ingannevole, tutto affettazione, ombroso nell’ira, ambiguo, formidabile dissimulatore, implacabile; sapeva piangere non per gioia o per dolore, ma ad arte, a seconda delle circostanze; mentiva sempre, con avvedutezza, impegnandosi persino per iscritto con i giuramenti più solenni, e addirittura dinanzi ai suoi sudditi; 25- ma poi subito recedeva da ciò che s’era pattuito e giurato, al pari degli schiavi più codardi, che per il timore di tormenti avvenire sono pronti a ritrattare i loro giuramenti passati. 26- Se amico, poco saldo; se nemico, implacabile; tutto amore ardente per l’uccisione e la rapina; litigioso e sempre pronto a rivoluzionare tutto; facilmente incline al male, irredimibile al bene; sottile inventore e realizzatore di soperchierie – invece, delle buone azioni, trovava poco attraente persino il nome.

 

NOTA: 1- L’intento denigratorio di Procopio nei confronti di Giustiniano, che ben si rileva dalla lettura di questi passi, trova la sua massima espressione nel richiamo alle sembianze del tirannico e crudele Domiziano, secondo l’Autore fatto a pezzi dal popolo (Svetonio però ci dice che in realtà a pezzi furono fatte le statue che raffiguravano questo imperatore; 2-Sempre da Svetonio si sa che la moglie di Domiziano, Domizia Longina, già maritata con Elio Lamia, fu per un certo periodo ripudiata perché innamorata dell’attore Paride; 3- E ci dice ancora Svetonio che il corpo di quell’imperatore non fu seppellito dalla moglie, bensì dalla nutrice Fillide.

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