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Sussurri & Grida di Maurizio Verdenelli – L’Infinito andata e ritorno

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Sussurri & Grida – L’Infinito andata e ritorno

di Maurizio Verdenelli

(fotoservizio di Anna Maria Cecchini)

Dopo molti mesi di laborioso restauro (a cura dell’arch. Paolo Peyrone) Giacomo Leopardi e’ tornato la settimana scorsa, a scorgere dall’ Orto sul Colle dell’Infinito (diventato primo Bene Fai nelle Marche) i Sibillini. Seppure qualcuno tenti di affermare che i Monti Azzurri, cosi definiti dal Poeta, siano in realta’ i monti della ex Jugoslavia che da Recanati (e soprattuto, come noto da Cingoli) si scorgono  nelle mattinate terse d’inverno al di la’ del mare.

Ma tant’e’: l’equivoco, quasi una provocazione, ci puo’ stare considerata la vastita’ dell’osservatorio dell’ex guardino dell’ex suore dell’ex convento di Santo Stefano, seppure quella celebre siepe entrata a gamba tesa nella storia della Poesia italiana escludesse  ‘l’ ultimo orizzonte’. E fu una fortuna che nel 1818 l’accesso al quel pezzetto di paradiso fosse libero: Napoleone aveva soppresso gli ordini religiosi e le suore se n’erano dovute andare. Altrimenti chissa’…non avremmo avuto l’Infinito, di cui si celebra il bicentenario dell’ultima stesura, visto che nel 1985 l’allora badessa sbarro’ il passo agli 007 dri Principe Carlo.

Che volevano monitare per ragioni di sicurezza il giardino in vista dell’arrivo dell’erede al trono d’Inghilterra. Per i Monti Azzurri, leopardianamente tornati ad essere visibili, si tratta comunque di un piccolo risarcimento considerata la perdita, al momento, dell’originale dell’Idillio piu’ famoso del mondo e degli altri manoscritti, arrivati da Bologna dopo la dipartita da Visso, per una prolungata sosta a Recanati, a palazzo Colloredo Melz. Stavolta a Visso e’ stata, oltre a tutto, fatale il terremoto di tre anni fa.

Per i Monti Azzurri, leopardianamente tornati ad essere visibili, si tratta comunque di un piccolo risarcimento considerata la perdita, al momento, dell’iriginale dell’Idillio piu’ famoso del mondo e degli altri manoscritti, arrivati da Bologna dopo la dipartita da Visso, per una prolungata sosta a Recanati, a palazzo Colloredo Melz. Stavolta a Visso e’ stata, oltre a tutto, fatale il terremoto di tre anni fa.

Se nel 1977 la perdita dei manoscritti leopardiani fu scingiurata personalmente dal sindaco Alessandro Lucerna, che li conservava sotto il letto vegliandoli la notte arnato di doppietta, stavolta non c’e’ stato nulla da fare. Stavolta da Visso e dau Monti Azzurri, o presunti tali, l’ Infinito si vede col binocolo e viceversa, ma in questo caso felicemente.

Pronubi il Fai e il Presidente Mattarella che l’ Italia ha scoperto leopardista appassionato: “Il Paese deve grande riconoscenza a Giacomo Leopardi”. Che a vent’anni era gia’ il Giovane Favoloso: un esempio per i tanti, troppi neet di adesso in Italia.

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