venerdì, Aprile 19, 2024
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Scoppia il caso Fioramonti

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Insulti a Daniela Santanché e a Renato Brunetta, al quale viene augurata una dose di manganellate. Ma anche considerazioni sulla polizia paragonata a “un corpo di guardia del potere”. Il tutto sulla pagina social di Lorenzo Fioramonti, ministro dell’Istruzione. Parole che Fioramonti ha affidato ai suoi account, prima dell’impegno politico nel governo. E, tuttavia, c’è abbastanza materiale per portare le opposizioni a chiederne le dimissioni.

“Dimissioni immediate”, chiede Fratelli d’Italia, partito di Daniela Santanché. Giorgia Meloni si rivolge direttamente al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: “Ci aspettiamo la condanna di tutte le forze politiche, senza se e senza ma, e ci aspettiamo che il premier Conte, sempre attento a chiedere rispetto per le istituzioni, pretenda le dimissioni di una persona così palesemente indegna di rappresentare la nazione”, spiega la leader FdI. E se Conte non interverrà, “facendo dimettere il proprio ministro, presenterò oggi stesso una mozione di sfiducia personale a Lorenzo Fioramonti”, sottolinea Luca Ciriani, capogruppo FdI al Senato.

Mentre Giorgia Meloni chiede un intervento del premier, Ignazio La Russa sottolinea che “gli insulti sessisti rivolti a Daniela Santanché e la morte augurata agli uomini delle Forze dell’ordine avrebbero dovuto trovare una risposta forte del presidente del Consiglio Conte, di Luigi Maio, di Nicola Zingaretti e anche di tante donne di sinistra. E invece niente. Silenzio”.

Su Facebook il ministro Fioramonti risponde: “Non si attacca il mio lavoro, fatto di intese coi sindacati per garantire la didattica, ridurre il precariato, rilanciare l’edilizia scolastica e battersi per maggiori risorse in un settore bistrattato da decenni, ma le mie opinioni di anni fa, scritte sulla mia pagina privata, di getto, e con toni di cui ovviamente non vado fiero (e per cui ho già chiesto scusa alla diretta interessata in forma personale). Essere oggetto di pressione mediatica fa parte del ruolo, e lo capisco. C’è però un limite da non valicare”.

“Meno male che per i 5 stelle e il Pd i sessisti eravamo noi della Lega”, ironizza il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari che si rivolge alla ex presidente della Camera, Laura Boldrini, paladina di molte battaglie contro gli hater dentro e fuori i palazzi: “Cosa ne pensa la collega Boldrini del suo nuovo compagno di avventura? Fioramonti e la maggioranza chiariscano subito. Il suo silenzio non fa che peggiorare una situazione già di per sè imbarazzante non solo per il governo giallo fucsia, ma per tutto il Paese”. Ma contro le parole del ministro prende posizione anche la maggioranza. Il Partito Democratico, con la senatrice Valeria Fedeli, chiede a Fioramonti di “spiegare al più presto. Il suo silenzio non è sostenibile nel ruolo che ricopre”. 

Enrico Bolzan

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