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La buona battaglia di Vanni Leopardi: in prima linea con la madre Anna nel nome del grande Giacomo

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di Maurizio Verdenelli

“Vedi, Vanni: i Grandi non vanno mai guardati dal buco della serratura…”. Il pronipote di Giacomo Leopardi, il conte Vanni, non avrebbe mai dimenticato quelle parole di Umberto Eco al termine di una querelle giornalistica col celebre semiologo/scrittore. “Me l’ero presa molto per quella “Bustina di Minerva” sull’Espresso  nella quale il Professore aveva fatto riferimento all’amicizia tra il mio avo e il Ranieri”. Altro ‘caso’ erano state prima ancora le modalità della morte di Giacomo. A sentir parlare di presunti peccati di gola ‘in articulo mortis’ da parte del Poeta, la Contessa Anna si era  infuriata. Piu’ pacato Vanni, che con Eco in precedenza non aveva esitato a mettere sulla piazza mediatica l’onore dei Leopardi.

Anna (deceduta l’11 settembre 2010) e Vanni, madre e figlio, sono stati  per tutta la loro esistenza sulle barricate nel nome del Poeta, che restava dopo un paio di secoli, presenza viva, ‘uno di casa’. E che festa, in quell’ ottobre di 5 anni fa, al teatro Persiani all’anteprima de ‘Il Giovane Favoloso’ di Mario Martone. “Una riconciliazione commovente” dichiaro’ Vanni. L’Esule era finalmente tornato da Napoli. Che avrebbe detto sua madre, oggi? Domandai ancora. “Amava Giacomo come un figlio. E sento che lei e’ qui insieme con noi a celebrare il coronamento di un’esistenza, la sua, dedicata al Poeta. Al quale finalmente viene restituito ciò che gli era stato negato in vita”.

Tante battaglie perché Giacomo continuasse a vivere nella sua grandezza. “Vi porto il saluto di Recanati”,  cosi’ aveva esordito poco meno di una vent’anni fa, Vanni Leopardi all’assemblea nazionale dei Verdi a Chianciano quando sembrava per lui aperta la strada della politica. Allora fresco reduce della vittoriosa campagna ambientalista a tutela del paesaggio dell’Infinito tornato a scoprirsi in tutto il proprio panoramico splendore adesso dal restaurato Orto sul Colle sacro alla poesia mondiale. Già, mondiale come il nome, cresciuto in questi ultimi anni, del Giovane Favoloso. Ormai icona e brand di Recanati. Tanto da dare nome a tutto, perfino ai menu’ turistici. “Il nome di Leopardi e’ altissimo, va preservato”. Ci sono esagerazioni, perfino, al riguardo? Chiesi a Vanni il giorno (15 febbraio 2017) in cui era andato ad Osimo a salutare il ministro Franceschini, in occasione dei ‘Capolavori Sibillini’ salvati dal sisma e collocati a palazzo Campana. “Forse, si”. Sempre Giacomo, nel cuore, nella mente.

L’ultimo incontro fra il cronista e il conte, la fine di quest’estate, laddove era tutto cominciato nel maggi dell’85. All’uscita di una palazzina, dirimpetto al palazzo, la ‘dipinta gabbia’, in corrispondenza della camera personale del conte. La stessa di Giacomo, e che per una settimana sarebbe stata pure del principe Carlo d’Inghilterra. Sette giorni indimenticabili per l’erede al Trono inglese e il conte Leopardi. Un’amicizia subito nata, tra Recanati (Carlo amava come Andy Warhol Lorenzo Lotto), Jesi, Urbino, Portonuovo sul Conero sulle tracce dei Grandi Marchigiani. Carlo sarebbe rimasto grato ai Leopardi per una ‘vacanza recanatese’ che gli avrebbe fatto scoprire L’Infinito ispirandogli romantici acquerelli realizzati nel Giardino del Palazzo contiguo al Colle.Quando fu il momento dell’arrivederci, un lungo e fraterno l’abbraccio tra Carlo e Vanni, davanti ad una piccola folla sulla piazzuola del Sabato del Villaggio.

Casa Leopardi, in questi anni, e’ stata trasformata dal conte come un luogo deputato ad incontri ed iniziative culturali. Tra gli ospiti piu’ assidui Giorgio Pagnanelli, prima direttore generale dell’Onu in Italia, poi presidente della Fondazione Carima, con il quale Vanni ha proficuamente collaborato come socio importante della stessa Fondazione.

L’ultimo impegno pubblico del conte a Palazzo (dove una volta dal terrazzo si affaccio’ il duce, padrino di battesimo di Mimmo, il primogenito) e’ stato di quelli che non si dimenticano. Dopo Cossiga, a suo tempo, ecco il 26 settembre scorso il presidente Mattarella, leopardista appassionato. Ad incontrare i giornalisti, i ragazzi, i recanatesi del borgo ci aveva pensato poi la figlia Olimpia. Lui, Vanni, un po’ tormentato dagli acciacchi, aveva preferito ritirarsi nei suoi appartamenti. Il passaggio generazionale era definitivamente perfezionato. Poteva dirsi così  compiuta la buona battaglia nel nome di Giacomo combattuta da Vanni a fianco della madre Anna, e in anni decisivi di Franco Foschi promotore della legge ‘Leopardi nel mondo’. Il ‘gobbetto di Montemorello’, liquidato fino a ieri come un pessimista finito inrvitabilmente nei programmi ministeriali, era diventato il Poeta da postare su Instagram e tra i piu cliccati del web, sopratutto un gigante del pensiero in tanti Paesi europei ed ultimamente negli Usa. A dolersi della scomparsa di Vanni anche l’Universita’ di Macerata che ha istituito una cattedra di studi leopardiani. Domani, mercoledi’, ci sara’ anche il rettore Adornato ai funerali del conte ‘Gentis Leopardae’ dove venne battezzato Jacobus, Taldegardus Fran.cus, Xaverius, Petrus,  alias Il Giovane Favoloso.

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