La Terza Repubblica assomiglia sempre di più alla Prima. Come da tradizione prettamente italica, quando una maggioranza si sente minacciata rispetto ad un possibile ritorno alle urne, promuove una nuova legge elettorale. In questo caso, data la compattezza ed omogeneità della coalizione di Centro-destra, in particolare per l’abbinata Salvini-Meloni, si teme che esspo possa essere favorito da un sistema elettorale con una componente di maggioritario (come l’attuale Rosatellum, che prevede all’incirca un terzo dei seggi allo schieramento che arriva primo in un dato collegio elettorale).
Vuoi anche perché il recente taglio dei parlamentari ha prodotto, di fatto, un taglio lineare sui seggi per circa un terzo, sia alla Camera dei Deputati che al Senato, vuoi per le ragioni considerate in introduzione, la maggioranza DiMa-Zinga si sta orientando verso un proporzionale puro, che però apre a tutta una serie di problematiche quali le soglie di maggioranza, la lunghezza delle liste, la reintroduzione delle preferenze, piuttosto che la questione relativa al premio di maggioranza alla coalizione o alla lista che dovesse ottenere il miglior risultato.
Inutile dire che le posizioni di Partito Democratico e Movimento 5 Stelle sono molto diverse. I primi, erano i sostenitori dell’Italicum, una riforma del sistema elettorale a forte vocazione maggioritaria, ma ora non contando più i renziani tra i propri scranni sembrano aver cambiato rotta; i secondi, al contrario, sono sempre stati inclini al proporzionale puro, anche e soprattutto tra il 2013 ed il 2018, salvo poi chiedere a gran voce che la formazione del Governo spettasse a loro di diritto in quanto lista che aveva raccolto il maggior numero di consensi.
Terza Repubblica: un bel pasticcio
Insomma, un bel pasticcio: con una soglia di sbarramento più alta (si ipotizza al 5%) il PD perderebbe molti potenziali alleati, quali LeU e +Europa, nel caso in cui ovviamente si dovessero ripetere i risultati ottenuti un anno e mezzo fa. D’altro canto, anche la dimensione dei collegi potrebbe disincentivare la formazione di partiti e partitini dell’ultimo momento (ma con la soppressione della componente maggioritaria dalla legge elettorale, si perderebbero anche i collegi da 2-300.000 abitanti che scongiurerebbero tale ipotesi).
Ancora una volta la palla passa alle minoranze nella maggioranza, con i parlamentari di Italia Viva e Liberi e Uguali che potrebbero essere determinanti nel cercare un compromesso che soddisfi i due maggiori azionisti della compagine di governo. In questo senso non si esclude che le circoscrizioni possano essere disomogenee, con soglie di sbarramento diverse. Non ci resta che prendere i pop corn e stare a vedere!
Andrea Zappelli
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