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Pagati 3,80 euro all’ora: scoperto “caporalato” in provincia di Ascoli, Fermo e Macerata

Ascoli Piceno – Sono tre le province interessate dall’indagine di polizia giudiziaria in materia di “Caporalato” condotta dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Ascoli Piceno, che ha portato alla denuncia di 4 persone, al sequestro di disponibilità finanziarie per circa 14.000 euro, di una quota di immobile ad uso abitativo, nonché al “Controllo giudiziario” di un’importante azienda agricola.

Sotto la direzione della Procura della Repubblica di Ascoli Piceno, l’attività si è sviluppata in distinte località delle province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata, che hanno visto la presenza delle Fiamme Gialle per l’esecuzione di perquisizioni presso aziende, magazzini, abitazioni e automezzi, determinanti il sequestro di diversa documentazione ritenuta d’interesse per acclarare l’impiego di braccianti agricoli, configurando il reato contemplato dall’art. 603-bisIntermediazione illecita e sfruttamento del lavoro” del Codice penale.

Durante l’operazione, i Finanzieri hanno acquisito documentazione negoziale, contabile ed extracontabile, quali contratti, agende, appunti e manoscritti evidenzianti anche l’entità delle paghe corrisposte ai braccianti, che hanno confermato l’ipotesi investigativa posta alla base della sussistenza di un reato considerato dal Legislatore in maniera severa, con la reclusione, a carico dei responsabili, da uno a sei anni e la multa da 500 a 1.000 euro per ciascun lavoratore “reclutato” e che, qualora in numero superiore ai tre, comporta l’aggravante specifica dell’aumento della pena da un terzo alla metà.

Quattro le persone finite nel mirino delle indagini condotte dalla Compagnia di San Benedetto del Tronto,che hanno portato alla luce un sistematico impiego di manodopera in condizioni di sfruttamento, confermato anche dai blitz effettuati nelle prime ore mattutine nei campi di lavoro, dove è stata rilevata la presenza di 8 lavoratori “in nero, di cui 7 di nazionalità straniera.

Illeciti poi confermati dalle testimonianze rese da numerosi braccianti agricoli e dall’analisi dei tabulati telefonici, oltre che dalle attività di osservazione, pedinamento e controllo esperite direttamente dai militari, arrivati ad individuare il preciso automezzo con il quale i braccianti, una volta reclutati, venivano accompagnati presso i campi di proprietà dell’azienda agricola.

Protagonista dell’intermediazione – il c.d. “Caporale” – è risultato un 44enne di nazionalità pakistana, reclutatore in maniera organizzata e continuativa di braccianti agricoli, tutti di nazionalità indiana, bisognosi di un qualsiasi lavoro onesto che consentisse loro di poter far fronte alle primarie necessità di sostentamento, anche a costo della rinuncia forzata dei fondamentali diritti sanciti in materia di lavoro e che hanno portato l’azienda agricola ad impiegarli con paghe di entità tipiche di chi, prima ancora dei diritti, antepone i soli ed esclusivi interessi economici.

Dalle indagini è emersa, infatti, la sussistenza di numerosi indici sia dello sfruttamento, sia dello stato di bisogno dei braccianti, impiegati senza alcun contratto, con retribuzioni quantificate in circa 3,80 euro all’ora, ben al di sotto (oltre il 60%) rispetto a quelle dei 9,48 euro previste dalla contrattualistica collettiva nazionale e che non tenevano in considerazione nemmeno le maggiorazioni per le ore di lavoro prestate per gli “straordinari”, nelle giornate festive o in orari notturni.

Lavoratori, oltremodo, impiegati anche con turnazioni alquanto faticose, che, in alcune circostanze, arrivavano ad essere addirittura di circa 11 ore, il tutto in contestuali violazioni delle norme in materia di sicurezza, non garantendo nemmeno la dotazione dei dispositivi di protezione, necessari per prevenire gli incidenti sui luoghi di lavoro.

E non solo; dalla retribuzione, già nettamente inferiore al dovuto, ai braccianti veniva anche trattenuta una “quota” oraria di circa 50 centesimi, quale spesa forfettaria per il riconoscimento delle spese sostenute dal “Caporale” per il trasporto, il reclutamento e l’intermediazione, abbassandosi, così, ulteriormente i compensi di lavoro a 3,30 euro all’ora circa.

L’azienda agricola – che, tra il Piceno, il Fermano ed il Maceratese si estende per oltre 37 ettari di vigneti e ulteriori 21 ettari di terreni seminativi e frutteti di proprietà – vedrà quindi ora la presenza, al proprio interno, di un amministratore giudiziario che affiancherà l’imprenditore titolare nella gestione, autorizzando lo svolgimento degli atti di amministrazione, verificando il rispetto delle norme e delle condizioni lavorative e regolarizzando i lavoratori che prestavano la propria attività in assenza di regolari contratti.

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