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Erika De Nardo sposa 18 anni dopo l’omicidio di Novi Ligure

erika

di Anna Maria Cecchini

Novi Ligure 2001: Erika De Nardo, 16 anni, ed il suo fidanzato Mauro Favaro, soprannominato Omar, premeditano ed uccidono a pugnalate la madre ed il fratellino di lei. Susanna Cassini, mamma e contabile di 41 anni e Gianluca De Nardo, 11 anni (trafitto al corpo con un coltello da cucina per 57 volte dopo un precedente tentativo di annegamento e uno di avvelenamento con topicida), perdono così la vita a causa di un atto di “coraggio”, richiesto da Erika ad Omar.

“Fai l’uomo e dimostrami che mi ami davvero! “. Queste le parole che avrebbero guidato la mano dell’assassino e che avrebbero dettato il ritmo macabro dell’efferato, duplice omicidio: 96 coltellate inflitte al corpo di Susy e a suo figlio Gianluca. Secondo l’accusa il padre si salvò solo perché Omar, nello sferrare le coltellate multiple, si era ferito ed accusava una certa stanchezza.

Il padre di Erika è la chiave di volta dell’ intera faccenda

Il padre di Erika è la chiave di volta dell’ intera faccenda. Arduo per chi scrive rimanere freddi ed obiettivi nel riportare oggettivamente i fatti relativi ad una una vicenda che, da qualsiasi angolazione la si tratti, ci pone di fronte ad interrogativi ancestrali, toccando le corde di tematiche sempre attuali e vive.

Torniamo al dato certo: Francesco De Nardo, ingegnere e dirigente dell’azienda dolciaria Pernigotti, rimane solo e decide di sorreggere e aiutare fin da subito sua figlia Erika. Dal maledetto giorno dell’omicidio, fino ad oggi, questo uomo è stato il punto di riferimento e l’artefice della nuova vita della ragazza, oggi donna, sposa di 34 anni, alle prese con la sua seconda vita, dopo un legittimo periodo in carcere durato 10 anni, durante il quale si è laureata con 110 e lode in lettere moderne, presentando la tesi “Socrate e la ricerca della verità negli scritti politici”.

Francesco De Nardo protegge e vigila sul presente e sul futuro di Erika. Decide di ripulire ed abitare la casa dove ha avuto luogo la mattanza, persegue la via del perdono fin da subito, determinando fortemente la possibilità per Erika di non buttare via la sua vita. Anche secondo Don Mazzi, che ha accolto nella comunità Exodus la ragazza, il padre è stato determinante per Erika. al fine di maturare la giusta consapevolezza sull’intera vicenda e la possibilità di riconoscere le proprie responsabilità, sempre negate.

Erika, infatti, mentì lungamente, asserendo come fosse scampata a sconosciuti armati di coltello, entrati all’improvviso in casa. Anche Omar, che ha goduto dell’indulto ed è stato scarcerato nel 2010, ha potuto riprendere in mano la propria esistenza, costruendosi un presente “normale”: è marito e padre e lavora con il proprio genitore, di notte, come ha riferito nelle interviste. Non non dorme a causa delle urla della sua vittima più giovane, il fratellino di Erika, che lo rincorrono da quel giorno, quando decise di dimostrare alla sua amata, su insistenza di lei, quanto fosse uomo.

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