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94 giorni senza Samira: atteso il ritorno in Italia del marito Mohamed. La verità dalla bocca della piccola Sara

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di Anna Maria Cecchini

L’Italia tutta si stringe attorno alla piccola Sara, che avrebbe indicato agli inquirenti una pista plausibile. All’amichetta dell’asilo confida le liti tra papà e mamma, i tubi neri, le botte, l’acqua con i pesci, quelli grandi. La fuga di papà Mohamed a Madrid dello scorso 1 Gennaio, fermato dopo 14 giorni di latitanza e il suo arresto con un mandato europeo emesso dalla Procura di Rovigo per l’omicidio di sua moglie Samira El Attar, scomparsa da Stanghella, in provincia di Padova, dallo scorso 21 0ttobre, restano gli unici dati certi da cui partire, quando l’orrore trascende l’ineluttabilità degli accaduti e il dolore per la perdita di un’altra donna, vita violentata e sacrificata, attanaglia il cuore, offuscando l’intelletto.

La verità dalla bocca della piccola Sara. Si attende il rientro del marito Mohamed

Aspettiamo il rientro in Italia di Mohamed, ormai prossimo, la sua confessione. Nel caso si opponesse i tempi si dilaterebbero ma ormai abbiamo solo quello a cui aggrapparci e attenderemo l’epilogo con pazienza, continuando ad investigare e registrare tutti i pur piccoli elementi che compongono questo puzzle in verità a me chiaro fin dall’inizio. Mi sono opposta subito a definirlo con Voi, l’ennesimo caso di femminicidio perché volevo arrivare alla verità scevra da alcun pregiudizio iniziale, sebbene fin da subito la condotta del marito mi sia apparsa discutibile e contradditoria. Ora abbiamo altri elementi su cui riflettere. Dalle frasi di un’amica di Samira, riportate nelle ordinanze di custodia cautelare a carico di Mohamed, conosciamo la sua indole violenta, il vizio del gioco e del bere, il fatto che probabilmente il movente sia economico.

Di una gravità inaudita il gesto mimato di un possibile sgozzamento di Samira, visto e raccontato dall’amica, che ricorda come l’uomo si sia passato da un lato all’altro del collo, l’indice in senso minaccioso ed intimidatorio. Mohamed giocava alle slot machine e beveva, seguiva la moglie anche sul lavoro, la denigrava con i suoi datori di lavoro, dipingendola come una poco di buono, e sopratutto la picchiava, le urlava perché probabilmente voleva mettere le mani su quell’assegno di sostegno alla loro figlioletta che amministrava Lei. Solo nel mese di Ottobre sappiamo che ha richiesto 4 anticipi sul suo salario, ammontanti alla bella cifra di 750 euro, non abbiamo difficoltà a credere che avesse bisogno di altre entrate per soddisfare i propri vizi o pagare eventuali debiti di gioco. Intanto sono riprese le perlustrazioni nella zona indicata da Sara e già battuta dagli inquirenti e dai cani molecolari.

I Ris hanno trovato tracce ematiche ed ora devono appurare l’identità dei reperti. Hanno litigato in quel casolare di via Garzone 4, distante circa 8 km dall’idrovara che racchiude le acque delle campagne circostanti, le veicola fino al fiume con quei grossi tubi neri. A cosa ha assistito Sara? Sara che ricorda e fornisce particolari inequivocabili in un contesto sereno e informale, durante le ore di asilo, parlando ad un’amichetta. Ricordiamo vero che le celle presenti in quella zona avevano agganciato il cellulare di Mohamed dalle 3:00 alle 7:00 della notte antecedente la scomparsa di Samira? Samira voleva lasciare questo uomo possessivo, geloso, malato, arido, invidioso della sua capacità di integrarsi in un Paese straniero, lo sappiamo grazie alle testimonianze di un suo amico. Ma Samira non si sarebbe mai allontanata definitivamente da casa senza sua figlia Sara. Forse il corpo di Samira è bloccato, trattenuto, occultato dalla rete di radici arboree insite nel letto del fiume Garzone, tra melma, ghiaia e detriti, trasposizione reale della rete in cui da viva era imprigionata tra urla, botte, vessazioni, ricatti, rapporti sessuali non scelti.

Forse è già iniziata la saponificazione e avremo un processo indiziario senza il ritrovamento del corpo. Certo è che Malika e sua zia Anna percepiscono forte, il richiamo di Samira nella zona del casolare, lungo quel fiume e la poco distante idrovara dai grossi tubi neri ed è qui che termina questa vicenda nonostante i numerosi tentativi di depistaggio di Mohamed e i suoi ritrovamenti dubbi e sospetti, le bugie, contraddizioni, omissioni.

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