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1943, da Ascoli a San Benedetto, da Porto San Giorgio a Fermo. Quando i tedeschi rastrellarono gli ebrei del territorio

Servigliano – Anche nel Piceno come in tutta l’Italia occupata dai tedeschi, gli ebrei subirono la follia e crudeltà nazista. Una pagina di storia per la verità non molto conosciuta nemmeno a livello locale.

Quando nel 1943 i tedeschi arrivarono in provincia di Ascoli, che in quel tempo includeva anche Fermo, fecero subito i preparativi per procedere ai rastrellamenti. Come narrato nei dettagli dallo storico Costantino Di Sante nel libro Il Campo di Concentramento di Servigliano 1940/1944 che ha tra le sue fonti l’Archivio Provinciale dello Stato di Ascoli Piceno, il 7 ottobre il locale comando tedesco ordinò che “tutti gli ebrei internati e liberi…devono essere tratti in arresto e internati nel campo di concentramento di Servigliano”.

Il campo di concentramento di Servigliano era stato realizzato nel 1915/1917 su tre ettari di terra, con trentadue baracche per ospitare 4.000 prigionieri di guerra. Chiuso poco dopo il 1919 fu riaperto nel 1940 dove furono rinchiusi i prigionieri di guerra britannici, americani e  francesi che fuggirono poco prima dell’arrivo dei tedeschi, il 20 settembre 1943.

Il 6 ottobre si era verificato il primo rastrellamento di 41 ebrei da Ascoli, Offida, Castignano, Santa Vittoria in Matenano, Falerone e Montegiorgio. In un’informativa della questura di Ascoli ai comandi dei carabinieri si leggeva: “Avverto che il comando germanico annette particolare importanza al servizio”. Insomma non c’era scampo per gli ebrei del Piceno. Pochi giorni dopo altri 28 ebrei furono tradotti nel campo. Altri 20 furono “rastrellati”nei comuni di San Benedetto, Maltignano, Venarotta, Porto San Giorgio e Fermo ma a causa della mancanza di mezzi di trasporto non arrivarono subito a Servigliano. A fine ottobre risultavano presenti 62 prigionieri ebrei far cui donne e bambini. Alcuni, forse una decina riuscirono a fuggire. Si calcola che dei 110 presenti nella provincia di Ascoli solo 17 sfuggirono alla prigionia del campo di concentramento.

Nel febbraio 1944 furono tradotti nel campo anche i prigionieri anglo maltesi internati ad Acquasanta ed Arquata. Un bombardamento inglese e un’incursione dei Partigiani aiutarono alcuni ebrei, una decina a fuggire dal campo. Il 4 maggio 1944 un autotreno con i tedeschi arrivò a Servigliano con l’intenzione di prelevare 50 ebrei. Di questi 31 vennero catturati e portati a Fossoli in provincia di Modena nel campo “poliziesco di internamento e di transito”. Da qui il 16 maggio partì il convoglio per Auschwitz con 581 persone. Degli ebrei prigionieri a Servigliano, 10 furono uccisi al loro arrivo nel campo di sterminio; gli altri morirono di stenti e maltrattamenti. Solo una donna, riuscì a salvarsi e venne liberata nel 1945.

Poco dopo da Corropoli e da Isola del Gran Sasso arrivarono altri ebrei. Ma i partigiani erano vicini. Altri due ebrei furono trucidati dai tedeschi per rappresaglia mentre si ritiravano. Il 25 giugno la zona fu completamente liberata.

Ma non ci fu come dichiarato spesso da Primo Levi una specie di “quiete dopo la tempesta”. Molti degli ebrei sopravvissuti trovarono grosse difficoltà nel risistemarsi dopo la liberazione. In diversi casi, complice lo smarrimento e i pochi mezzi a disposizione tornarono nei comuni dove erano stati precedentemente internati. Da quel momento in poi non si trovano più notizie precise delle vittime dell’oppressione nazista all’interno delle province di Ascoli e Fermo.

Roberto Guidotti

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