L’idea è partita dalla creazione del gruppo Facebook denominato “Denunciamo in massa i Politici che hanno minimizzato il COVID-19”.
L’assunto alla base del gruppo è che la nostra classe dirigente si sia mossa in grave ritardo (prendendo come punto di riferimento la dichiarazione dello stato di emergenza per sei mesi datata 31 gennaio 2020) nell’adozione delle misure necessarie al contenimento del contagio.
Da quanto si è appreso dagli amministratori del gruppo, la denuncia sarebbe in fase di preparazione e verrà depositata non appena ultimata. Di seguito i punti salienti su cui si baserà, secondo quanto riferito, l’azione giudiziaria:
1) Colposa minimizzazione del Covid-19
2) Vanno denunciati tutti i personaggi televisivi che hanno minimizzato l’emergenza Coronavirus incitando il popolo italiano a uscire, fare aperitivi e condurre una vita normale.
3) Tagli alla sanità effettuati in passato. Bisogna dire la verità agli italiani su tutti i soldi che lo Stato e le Regioni hanno incassato lasciandoci con un Servizio sanitario carente. Questo malgrado le tasse e i tributi riscossi da uno Stato composto di amministratori e politici che percepiscono stipendi spropositati. A fronte di ciò il popolo ed i cittadini vengono schiavizzati, sottopagati e ultratassati.
4) Si sarebbero dovuto bloccare le frontiere subito dopo la dichiarazione dello stato di emergenza, invece sono passati 23 giorni prima della adozione delle necessarie misure restrittive (ed in tal modo ci saremmo risparmiati una marea di morti).
5) Privazione dei mezzi di sopravvivenza per i cittadini costretti in casa.
Le domande per accedere ai contributi pubblici potranno essere inoltrate a fine mese: la tempistica per avere “questa elemosina” è lunghissima.
6) Il premier Conte va denunciato per aver detto, nel corso dell’intervista rilasciata alla Gruber a fine gennaio che l’Italia era prontissima per l’arrivo del Coronavirus, invece non avevamo mascherine e solo 3000 respiratori polmonari ( e la mancanza di presidi sanitari anche per gli operatori sanitari ha causato finora la morte di ben 36 medici ed il contagio di centinaia di altri).
7) Violazione dei diritti umani a danno del popolo italiano.
Riassumiamo brevemente quanto accaduto, dal punto di vista della cronaca, da gennaio ad oggi.
I primi due casi di Coronavirus in Italia, una coppia di turisti cinesi, sono stati confermati il 30 gennaio dall’Istituto Spallanzani, dove sono stati ricoverati in isolamento dal 29 gennaio. Il 26 febbraio sono stati dichiarati guariti.
Il primo caso di trasmissione secondaria si è verificato a Codogno, Comune della Lombardia in provincia di Lodi, il 18 febbraio 2020.
Il Governo italiano ha dichiarato il 31 gennaio lo Stato di emergenza, stanziato i primi fondi e nominato Commissario straordinario per l’emergenza il Capo della protezione civile Angelo Borrelli.
Con delibera del Consiglio dei Ministri del 31 gennaio 2020 “Vista la dichiarazione di emergenza internazionale di salute pubblica per il coronavirus (PHEIC) dell’Organizzazione mondiale della sanita’ del 30 gennaio 2020 (…) Considerata l’attuale situazione di diffusa crisi internazionale determinata dalla insorgenza di rischi per la pubblica e privata incolumita’ connessi ad agenti virali trasmissibili, che stanno interessando anche l’Italia (…) e’ dichiarato, per 6 mesi dalla data del presente provvedimento, lo stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili”. La delibera è stata poi pubblicata in Gazzetta Ufficiale Seie Generale n.26 alla pag.7.
Nel mese di gennaio il popolo italiano riceveva notizie dalla Cina relativamente all’avvento del Coronavirus con i conseguenti decessi. Si pensa però che già in quel periodo il Covid-19 fosse presente anche nel nostro Paese in maniera latente, sembrerebbe – questa una delle ipotesi – portato da un cittadino tedesco.
I primi duri provvedimenti governativi sono stati presi il 23 febbraio. Da quel momento l’epidemia è infuriata in Lombardia e soprattutto nelle aree padane dell’Emilia Romagna e del Veneto al confine con la Lombardia. Il governo si è visto così costretto a prendere provvedimenti restrittivi di chiusura delle attività e di limitazione della circolazione.
La situazione è poi precipitata ed il Governo l’11 marzo 2020 ha reso “zona protetta” tutta l’Italia a partire dal giorno successivo. A partire dal 22 marzo sono stati poi limitati gli spostamenti a quelli essenziali per motivi di salute, lavoro, acquisto di generi alimentari.
Arriviamo quindi ad oggi con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legge riepilogativo delle misure via via adottate.
Nota di redazione: come è ovvio che sia, ma forse potrebbe non essere adeeguatamente specificato, ci siamo limitati a riportare un fatto di cronaca e come tale va considerato. Non è intenzione del nostro quotidiano ingenerare sentimenti diversi da quello che dovrebbe essere la semplice lettura di ciò che accade.
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