giovedì, Aprile 25, 2024
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Coronavirus, le parole della speranza del Santo Padre e del Presidente Mattarella

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In questo momento carico di dolore e sofferenza per le persone decedute con o per il Coronavirus, arrivano due appelli, in stretta sequenza, carichi di speranza, pur rappresentando il dramma che tutti, fedeli e atei, cristiani e di altre religioni, uomini e donne, in Italia e nel mondo attraversano con grande trepidazione.

Papa Francesco implora: “Dio onnipotente e misericordioso guarda la nostra dolorosa condizione e non lasciarci in balia della tempesta”.
E’ così che inizia sul sagrato della Basilica di San Pietro deserta come mai era accaduto e sotto lo scrosciare della pioggia, la preghiera che il papa recita, invocando la fine della pandemia che sta sconvolgendo il
mondo.

Una pioggia che non risparmia nemmeno il Crocifisso “Miracoloso” che per l’occasione è stato spostato dalla chiesa di San Marcellino in Corso e che fermò la peste a Roma nel XVI secolo.

Con il Pontefice solo pochissimi collaboratori, tra cui l’arciprete della Basilica di San Pietro, il cardinale Angelo Comastri.
“Impauriti e smarriti, chiamati a remare insieme”, continua il Santo Padre, “Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città. Si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante e ci siamo ritrovati impauriti e smarriti, presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa.” Ripete con vigore “Dio non lasciarci
in balia della tempesta”.

Conclude la benedizione straordinaria Urbi et Orbi, che usualmente viene impartita a Pasqua e Natale, con indulgenza plenaria, con queste parole: “Cari fratelli e sorelle, da questo luogo, che racconta la fede rocciosa
di Pietro, vorrei affidarvi tutti al Signore, per l’intercessione della Madonna, salute del suo popolo, stella del mare in tempesta. Da questo colonnato che abbraccia Roma e il mondo scenda su di voi, come un
abbraccio consolante, la benedizione di Dio. Signore, ci chiedi di non avere paura, ma la nostra fede è debole e siamo timorosi. Però Tu, Signore, non lasciarci in balia della tempesta”.

Piena di significato, la frase proferita dal Sommo Pontefice “Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare
insieme”.

Due parole, remare insieme, sembrano ricollegarsi a ciò che dice il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dallo studio della sua residenza al Quirinale alcuni minuti dopo il termine della Benedizione del
Papa, ed andata anch’ essa in diretta televisiva, “Le risposte siano frutto si un impegno comune fra tutti”.

Una giornata che ha segnato numeri terribili in Italia e nel modo a causa del Coronavirus e che oltre alla prevista benedizione di Papa Francesco, ha visto intervenire il Presidente Mattarella quasi improvvisamente.

Nel suo discorso ha voluto ricordare le tante persone che hanno perso la vita per questo tremendo virus, che sta flagellando l’Italia ed il mondo, aggiungendo: “Il dolore del distacco è stato ingigantito dalla
sofferenza di non poter essere loro vicini e dalla tristezza dell’impossibilità di celebrare, come dovuto, il commiato dalle comunità di cui erano parte”.

E prosegue: “Desidero anche esprimere rinnovata riconoscenza nei confronti di chi, per tutti noi, sta fronteggiando la malattia con instancabile abnegazione: i medici, gli infermieri, l’intero personale sanitario,
cui occorre, in ogni modo, assicurare tutto il materiale necessario. Numerosi sono rimasti vittime del loro impegno generoso. Insieme a loro ringrazio i farmacisti, gli agenti delle Forze dell’ordine, nazionali e locali, coloro che mantengono in funzione le linee alimentari, i servizi e le attività essenziali, coloro che trasportano i prodotti necessari, le Forze Armate”.


Si rivolge poi agli italiani: “Il senso di responsabilità dei cittadini è la risorsa più importante su cui può contare uno stato democratico in momenti come quello che stiamo vivendo. La risposta collettiva che il popolo italiano sta dando all’emergenza è oggetto di ammirazione anche all’estero, come ho potuto constatare nei tanti colloqui telefonici con Capi di Stato stranieri”.

Le parole proferite successivamente suonano come una lode ed un rimprovero: “Anche di questo avverto il dovere di rendervi conto: molti Capi di Stato, d’Europa e non soltanto, hanno espresso la loro vicinanza all’Italia. Da diversi dei loro Stati sono giunti sostegni concreti. Tutti mi hanno detto che i loro Paesi hanno preso decisioni seguendo le scelte fatte in Italia in questa emergenza. Nell’Unione Europea la Banca Centrale e la Commissione, nei giorni scorsi, hanno assunto importanti e positive decisioni finanziarie ed economiche, sostenute dal Parlamento Europeo.
Non lo ha ancora fatto il Consiglio dei capi dei governi nazionali. Ci si attende che questo avvenga concretamente nei prossimi giorni”.

E prosegue: “Sono indispensabili ulteriori iniziative comuni, superando
vecchi schemi ormai fuori dalla realtà delle drammatiche condizioni in cui si trova il nostro Continente. Mi auguro che tutti comprendano appieno, prima che sia troppo tardi, la gravità della minaccia per l’Europa. La
solidarietà non è soltanto richiesta dai valori dell’Unione ma è anche nel comune interesse”.

Ritornando a gli Italiani: “Conosco – e comprendo bene – la profonda preoccupazione che molte persone provano per l’incertezza sul futuro del proprio lavoro. Dobbiamo compiere ogni sforzo perché nessuno sia
lasciato indietro. Ho auspicato – e continuo a farlo – che queste risposte possano essere il frutto di un impegno comune, fra tutti: soggetti politici, di maggioranza e di opposizione, soggetti sociali, governi dei territori.
Unità e coesione sociale sono indispensabili in questa condizione”.


Conclude il suo discorso infondendo quella speranza che viene dal passato, “Nella ricostruzione il nostro popolo ha sempre saputo esprimere il meglio di sé. Le prospettive del futuro sono – ancora una volta – alla nostra portata.
Abbiamo altre volte superato periodi difficili e drammatici. Vi riusciremo certamente – insieme – anche questa volta”.

Due messaggi diversi, proferiti da uomini diversi, rivolti a uno a Dio ed uno agli uomini, ma entrambi nel segno della speranza per la salvezza umana.


Ettore Lembo

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