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Gli Imperi e gli Stati che si sono idealmente ispirati all’Impero Romano in Età Contemporanea (XIX – XXI secolo)

ROMA –L’Impero Romano è stato un potente mito nel corso dei secoli.  Il contributo della civiltà romana nella storia dell’umanità è immenso: nella letteratura, nella lingua, nell’architettura, nell’ingegneria,  e in tanti altri campi,  ovviamente  anche nel diritto, nelle forme e nei sistemi di governo che analizzeremo brevemente in questo articolo, in particolar modo quelle dell’Età Contemporanea fra XIX e XXI secolo. 

Abbiamo analizzato nello scorso speciale “Quando finisce Veramente l’Impero Romano?” le varie ipotesi sulla caduta dell’Impero, ed in particolare dimostrando come il 476 non sia assolutamente la caduta dell’Impero, ma solo la fine della sequenza degli Imperatori d’Occidente ( che secondo alcuni termina il 480 se si considera la morte di Giulio Nepote, Imperatore d’Occidente che controllava l’Illiria da quando venne spodestato da Oreste nel 475, per cinque anni fino alla sua uccisione), né fu l’epilogo imperiale certamente l’anno 800 quando Papa Leone III incoronava il Re franco Carlo  “Augustus Imperator Romanorum gubernans Imperium”,  arrogandosi il diritto di tale sacra investitura in base a una donazione dell’Imperatore Costantino che storicamente non ha alcun riscontro concreto. 

Se probabilmente dal punto di vista della “Pax Deorum”, ideologia tradizionale fondante la Res Publica Romana,  l’Impero cade nel 380 con l’Editto di Tessalonica di Teodosio che vieta i culti della religione tradizionale romana e dichiara il culto niciano religione di Stato (o in alternativa nel 394 dopo la Battaglia del Frigido e la sconfitta della fazione fedele alla Prisca Religio),  dal punto di vista della mera continuità territoriale solo nel 1453, con la presa di Costantinopoli da parte degli Ottomani, l’Impero può considerarsi finito

Però, in realtà, la faccenda non finisce qui, poiché dopo la caduta di Costantinopoli del 1453 ci sono stati eredi che hanno rivendicato il titolo imperiale. 

A seguito della presa di Costantinopoli da parte delle armate ottomane, lo stesso Sultano Mohamed II assume il titolo di Cesare dei Romani e mira alla ricostituzione dell’Unità dell’ecumene romano sfidando il Papato, il Sacro Romano Impero. Il Sultano si riteneva il legittimo erede dell’imperatore perché aveva conquistato l’Impero Romano d’Oriente ed era succeduto all’ultimo Imperatore bizantino Costantino XI Paleologo. 

Nel 1472, Ivan III, Gran Principe di Mosca, detto “Il Terribile”, sposa Zoe Paleologa, nipote dell’ultimo Imperatore dell’Impero Romano d’Oriente, dunque, ritenendosi suo erede, si dichiara Zar (Tsar, cioè Cesare) e come simbolo del potere adotta l’Aquila Bicipite degli imperatori  bizantini con cui condivideva anche la stessa religione cristiana ortodossa. Così, la Russia Zarista diventa la maggior nemica dell’Impero Ottomano, anche per  per ragioni ideologiche, e non solo per politiche geopolitiche contrapposte: la Russia cerca uno sbocco sui mari caldi, ossia il Mediterraneo, l’Impero Ottomano ha una continentale direttrice di avanzamento. 

Nel 1806, le armate napoleoniche pongono fine al Sacro Romano Impero dell’ultimo Imperatore Francesco II d’Asbrugo -Lorena che controllava il mondo tedesco. Francesco II si proclama Francesco I, Imperatore d’Austria (che poi dal 1867, durante l’Impero di Francesco Giuseppe, diventa Impero Austro – Ungarico). Dunque, anche l’Imperatore di Vienna si considera erede del Sacro Romano Impero che si riteneva erede originario dell’Impero Romano in quanto il Sacro Romano Imperatore riceve l’investitura dal Pontefice di Roma, città e capitale in cui è nato e si è sviluppato l’Impero. 

Anche il Pontefice perde con l’annessione di Roma all’Italia il suo potere temporale nel 1870. 

Nessuno degli eredi, chi più chi meno legittimo dell’Impero Romano sopravviverà alla Prima Guerra Mondiale, sopraffatti dalle forze centrifughe di autodeterminazione dei popoli su cui si basarono i trattati di pace nell’Europa Centro – Orientale come Sancito dai “Quattordici Punti” di Wilson l’8 gennaio 1918.

Ma, come abbiamo accennato nel precedente speciale, fra il XIX e il XX secolo ci sono stati una serie di Stati Nazionali che hanno rivendicato l’eredità ideologica con l’Impero Romano o che di sono ispirati ad esso. 

Lo Stato Nazionale liberaldemocratico nato nel substrato ideologico – culturale della modernità prima umanista – rinascimentale, poi illuminista – romantica, vede il ritorno di una concezione antropocentrica e la riscoperta della scienza, della cultura e della storia antica che fino all’Ancien Régime era travisata dalla visione teologica della vita che faceva interpretare la storia antica in chiave religiosa cristiana. 

In età contemporanea, diciamo dall’Ottocento in poi, si sono sviluppati grandi imperi che hanno avuto come modello e punto di riferimento ideologico l’Impero Romano, come quelli inglese e francese, oppure dopo la Seconda Guerra Mondiale come quello degli Usa che però,a differenza di quelli precedenti, si basa su una egemonia economico – militare e non politica – territoriale.

La Francia è il primo stato nazionale moderno che si è unificato accentrando i tre elementi costitutivi il Popolo, il Territorio e la Sovranità.

La figura che consolidò  e accentrò il potere dello Stato nelle sue mani fu durante il periodo delle Monarchia Assoluta (XVII – XVIII secolo) Re Luigi XIV (1638 – 1715) che affermava “l’Etat c’est moi!” (lo Stato sono io!). Egli veniva chiamato il “Re Sole” perché veniva associato ad Apollo e al Sol Invictus che era il culto principale nell’Impero Romano tra III e IV secolo. Voltaire lo paragonò addirittura ad Augusto, fondatore dell’Impero Romano, nell’epoca in cui la Francia stava mettendo le basi del suo impero coloniale.  Luigi XIV fu un umanista che incoraggiò lo studio dei classici e la riscoperta delle antichità classiche anche nelle arti.

La Repubblica Francese, nata dalla Rivoluzione giacobina del 1789, si ispirava alla Repubblica Romana e praticava anche una forma di “deismo” col culto della “Dea Ragione” e dell’ “Essere Supremo”.

 Napoleone Bonaparte, invece si ispirava a Giulio Cesare, di cui si sentiva erede, con cui condivide il primato di essere uno dei più grandi generali e strateghi della storia. Egli ne imita la politica e le strategie per arrivare al potere, senza incorrere in quegli errori del suo illustre predecessore.

Della Repubblica Francese, Napoleone Bonaparte è primo console, poi quando il 2 dicembre 1804 divenne Imperatore del Popolo Francese, ricevendo la corona da Papa Pio VII a Parigi (non a Roma come Carlo Magno), portò avanti una politica imperialistica e dinastica  di legittimazione del suo potere che gli fa sposare in seconde nozze Maria Luisa d’Asburgo – Lorena, figlia dell’Imperatore d’Austria. Egli si ispirava sia all’Impero di Augusto, sia a quello di Carlo Magno. Va ad un passo dalla riunificazione imperiale, dalla ricomposizione della frattura fra Occidente ed Oriente e la questione dei due Imperatori. Solo il “Generale Inverno” della Russia sconfisse le armate napoleoniche e il suo sogno di riunificazione dell’Impero Universale.Il Bonaparte, di origine Corsa, quindi Italiane, considerava Roma la seconda capitale dell’Impero dopo Parigi e riuscì a restaurare il potere dei Cesari sulla “Città Eterna” imprigionando il Papa. 

Furono le riforme napoleoniche a partire dal 1806, cioè dalla data della fine del Feudalesimo, a mettere le basi per lo sviluppo in tutta l’Europa centro- occidentale dello Stato moderno nazionale, basato su magistrature e organi ripresi dalla Res Publica Romana.

Tra l’altro, fu Napoleone a disporre la riunificazione degli archivi di Stato dei vari paesi per creare una sorta di archivio dell’Impero con la convinzione che chi potesse controllare queste informazioni potesse avere in pugno l’identità storica di un popolo.  Fu il Francese Daunau ad inventare in questo periodo le schede che la pubblica amministrazione ha usato fino alla diffusione capillare del digitale (2000).

La Francia imperiale ovviamente assunse anche uno stile artistico, architettonico e letterario neoclassico che mirava a legittimare  il concetto che la Francia fosse l’erede dell’Impero Romano e Parigi della Roma “Caput Mundi” dei Cesari. A tal proposito, scriveva Victor Hugo  nell’opera “Histoire d’un crime”: “Ogni uomo di cuore ha due patrie in questo secolo (il XIX n.d.r.): la Roma del passato e la Parigi di oggi”. 

Ma se la Francia si è ispirata a Roma, di certo la Gran Bretagna non poteva essere da meno. 

Se a cavallo fra il Settecento e l’Ottocento, durante la Guerra d’Indipendenza Americana, la Rivoluzione Francese e poi le guerre napoleoniche, la Gran Bretagna si ispirava alla talassocrazia greca,Roma era il punto di riferimento nella cosiddetta “Età Vittoriana” (1837 – 1901), epoca di massima espansione del potere imperiale britannico. In questa epoca d’oro per il Regno Unito, i Britannici si consideravano i successori spirituali dei Romani. 

A tal proposito, come si evince in un articolo storico del “Victorianist” del 31 Agosto 2015 “Primo tra i pari?Antica Roma e i Vittoriani“, “quando la Regina Vittoria e il Principe Alberto si fidanzarono nell’ottobre del 1839, scelsero un anello di fidanzamento basato su un disegno romano: un serpente d’oro incastonato di smeraldi che si avvolgeva su se stesso come simbolo di buona fortuna e amore eterno. Più tardi, quando progettarono e costruirono Osborne House sull’Isola di Wight, fecero dipingere (nel 1847) un affresco da William Dyce nella sua principale tromba delle scale che raffigurava una transazione figurativa tra il potere romano e britannico, intitolato Nettuno che rassegna le dimissioni e cede alla Gran Bretagna l’Impero dei mari….”.

Dunque, il Regno Unito si riteneva nel mondo l’erede ideale della potenza marittima dell’Impero Romano in età contemporanea e la stessa formazione imperialista e dirigista della sua classe dirigente di oligarchi aristocratici patriottici dell’epoca, aveva molto in comune con la Nobilitas Senatoria Romana. Lo stesso sovrano inglese che “Reign but doesn’t Rule” (Regna ma non governa), in Età Vittoriana è stato accostato più volte, come si evince nel sovracitato articolo, ad Augusto, “Princeps” primo fra i pari.

Fino alla Prima Guerra Mondiale,  i migliori analisti geopolitici britannici, hanno studiato le affinità fra l’Impero di Roma e quello Britannico, su i pro e i contro dei due imperi e su come controllare un impero tanto eterogeneo come quello Romano, ma senza la completa continuità territoriale. 

Anche la Repubblica Federale Presidenziale degli Stati Uniti si ė ispirata a Roma fin dalla sua Costituzione e anche il Campidoglio e il Senato, organi repubblicani, sono un retaggio della Res Publica romana. 

Gli Statunitensi trovano spesso delle similitudini fra la loro super potenza e quella romana.  Gli Usa cercano di imitare i Romani e la loro politica di potenza sovra – nazionale. A tal proposito, l’esperto di strategia militare, già consulente del Pentagono Edward Luttwak ha scritto “La Grande Strategia dell’Impero Romano”, analizzando le varie fasi dell’evoluzione politico – militare dell’Impero Romano dal I al III secolo.

Nei primi duemila ho portato questo testo di approfondimento all’esame di Storia Contemporanea del Corso di Laurea di Scienze Politiche Vecchio Orientamento, indirizzo storico – politico, e come dicevamo con l’allora Professore Adolfo Pepe, già Preside della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Teramo, all’epoca gli Usa, uscita di scena l’Urss potevano trovarsi in un periodo di espansione e di costruzione imperiale come Roma dopo la vittoria su Cartagine. Anche se altri ritenevano invece che l’Impero americano fosse già costituito e che con la fine della Guerra Fredda e il consolidamento dell’Unione Europea, si sarebbe frammentato in due parti con l’Europa che sarebbe diventata un vero Stato supernazionale. Oggi, dopo il ritorno sulla ribalta della scena politica di attore principale della Russia di Putin, la nuova politica “isolazionista” di Trump, la crescita esponenziale di altri colossi come la Cina il Brasile e l’India, la crisi dell’Unione Europea sempre più un mero organismo bancario e finanziario che opprime le Nazioni, il ritorno a una politica neocoloniale autonoma anglo – francese con l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, la situazione si fa veramente nebulosa e ancora ben da definire. Forse se la potessimo paragonare a un periodo della storia romana, potremmo trovare delle similitudini con l’Anarchia Militare del III secolo. Diverse sono le analogie con questo critico periodo della storia romana: una pandemia che fa tantissimi morti, creando una concatenata crisi economica, come la “Peste Antonina” e una serie di centri di potere che si contendono la supremazia nel villaggio globale culturalmente ed etnicamente eterogeneo, all’epoca mediterraneo, oggi globale,in cui la lingua internazionale è all’epoca il Latino, oggi l’Inglese. Ma questa è un’altra storia da raccontare a parte.

Inoltre, pure i grandi Stati nazionali che si sono unificati in Europa nella seconda parte dell’Ottocento, cioè la Germania e l’Italia, si sono ispirati all’Impero Romano come modello di nascita, sviluppo e consolidamento del loro progetto egemonico imperial – nazionalistico. 

L’Italia risorgimentale, nata contro il potere temporale della Chiesa per legittimare il suo potere e trovare un principio di unità comune di fondo condivisa da tutte le popolazioni abitanti la Penisola Italiana, si è ispirata alla antica Repubblica Romana e al Principato Augusteo, ponendo il tasto sulla supremazia italica nel governo dell’Impero almeno fino al II secolo, cioè fino all’età d’oro della “Pax Deorum” e della massima espansione territoriale con Traiano, fino a Marco Aurelio e Commodo.

Anche il Fascismo ha continuato questa linea politica, culminata con il restauro dei Fori, degli altri siti archeologici romani, con lo studio obbligatorio nelle scuole del Latino e con i grandi film “colossal” girati a Cinecittà per volontà di Mussolini che usava il cinema come grande strumento di propaganda di massa. D’altronde il grande sogno imperiale dell’Italia Fascista, era quello di riunificare il Mar Mediterraneo. 

Anche gli imperatori del Reich Tedesco Guglielmo I e Guglielmo II di Hohenzollern, del cosiddetto Secondo Reich tedesco, si fanno kiamare Kaiser per collegarsi al Primo Reich del Sacro Romano Impero Germanico fondato da Ottone I nel 962. Per lo stesso motivo Hitler come sale al potere definisce il suo Stato il Terzo Reich. 

Anche l’Urss da Stalin in poi e successivamente la Russia di Putin, hanno ripreso il modello imperiale zarista – bizantino, anche se nel mondo portano avanti una influenze egemonica più economico – politica che militare. in concorrenza con gli Stati Uniti d’America.  

In conclusione, possiamo affermare che, benché  gli imperi dell’Età Contemporanea hanno superato l’impero Romano nell’espansione territoriale (grazie alla maggiore tecnologia), nella tutela dei diritti dei cittadini  (la cui base è però giova ricordarlo sempre il diritto romano), nella potenza delle armi del loro esercito, lo hanno considerato pressoché sempre il mito e il modello a cui ispirarsi.

Questo perché, come scriveva Bernardo di Chartres “noi siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose di loro e più lontane, non certo per l’acume della vista o l’altezza del nostro corpo, ma perché siamo sollevati e portati in alto dalla statura dei giganti….” che sarebbero gli antichi Greci e soprattutto i Romani nel campo politico.

FONTI: Santo Mezzano, L’Impero romano, vol.2, Bari 1973, p.439; Historia Augusta; Donald M. Nicol, The Byzantine View of Western Europe, in Greek, Roman and Byzantine Studies, vol. 8, nº 4, 1967, pp. 315–339;  I Bizantini in Italia, Bologna, Il Mulino, 2004,,pag. 135-139; Salvatore Cosentino, Storia dell’Italia bizantina (VI-XI secolo): da Giustiniano ai Normanni, Bologna, Bononia University Press, 2008; Lorenzo Valla, La Falsa Donazione di Costantino, 1440; Robert Browning, The Byzantine Empire (Revised Edition), Cua Press, 1992  pag. 58 – 60;  Filip Van Tricht, The Latin Renovatio of Byzantium: The Empire of Constantinople (1204 – 1288) , Brill 2011, pag. 61 – 77; Charles M, Brand, Byzantium Confronts, the West, 1180 – 1204,. pag 182 – 188; Peter H. Wilson, Heart of Europe: A History of the Holy Roman Empire, Cambridge, MA, Belknap Press, 2016 pag. 152 – 155; Andrew Wheatcroft, Gli Asburgo. Incarnazione dell’Impero, Laterza, Roma – Bari,. 2002; Roma, Bisanzio, Mosca, Le Concezioni Di “impero” e Di “popolo di Dio”, Endre Von Ivanka; Treccani, Costantino e Costantinopoli sotto Mehmed II. L’eredita costantiniana dopo la conquista ottomana di Costantinopoli;  James Muldoon, Empire and Order: The Concept of empire, 800 – 1800: E.Luttwak, “La Grande Strategia dell’Impero Romano”; E.Lutttwak “La Grande Strategia dell’Impero Bizantino”; E. Luttwakk “La Grande Strategia dell’Unione Sovietica”; “Il mito di Roma nella cultura e nella politica del regime fascista” di Alessandra Tarquini; “Victorianist”, “Primo tra i pari?Antica Roma e i Vittoriani” 31 Agosto 2015; The Notebook, “La Francia, l’Italia e l’eredità di Roma”; University of Chicago, “The Constitution of the Roman Republic: A Political Economy Perspective“.

Cristiano Vignali – LaNotizia.net