mercoledì, Maggio 21, 2025
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Scuola, rientro a settembre. Ma come?

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“Dopo il mio intervento di ieri a Sky si è aperto un ampio dibattito sul rientro a scuola a settembre. Bene. Vuol dire che finalmente tutti sono davvero interessati alla scuola e al suo futuro.

Anche chi, in passato, l’ha sottoposta a tagli lineari o ha dimenticato di occuparsene come avrebbe dovuto e aveva promesso di fare. Le difficoltà che viviamo oggi sono frutto di trascorsi che tutti conosciamo.

In questi mesi così complessi la scuola ha riaffermato la propria importanza, la propria centralità. Abbiamo un’occasione unica per rimetterla al centro. Per investire risorse e innovarla, sotto il profilo degli spazi e della didattica.

Abbiamo cominciato a farlo. Con l’emergenza che avanzava, invece di fermarci abbiamo rilanciato subito, accelerando la spesa sulla digitalizzazione: abbiamo messo 85 milioni di euro con il Cura Italia e altri 80 con i fondi Pon per la didattica a distanza.

Abbiamo accelerato anche sull’edilizia: a marzo sono stati stanziati 510 milioni di euro, altri 320 li abbiamo ripartiti fra le Regioni ad aprile, poi ci sono altri 855 milioni destinati a Province e Città Metropolitane. Stiamo facendo in modo che i cantieri possano andare veloci, ora che è prevista la loro ripartenza. Bisogna aprire le aule oggi chiuse, mettere le strutture in sicurezza. Ma serve la collaborazione di tutti.

Ieri hanno fatto discutere alcune mie proposte per la riapertura di cui ho parlato in tv. Non sono decisioni già prese o imposte, sono elementi di dibattito, basati sul lavoro che stiamo portando avanti con il Comitato di esperti che sta collaborando con il Ministero per la ripresa delle attività e il Comitato tecnico scientifico che supporta il Governo dall’inizio dell’emergenza. Di questo ho parlato ieri, di proposte. Le critiche sono sempre utili, basta che non siano pretestuose.

Certo, ci sarebbe piaciuto poter riaprire tutto e farlo subito. Il Presidente del Consiglio Conte, io stessa, gli altri Ministri avremmo potuto inseguire un facile consenso, cavalcando il malcontento di una popolazione comprensibilmente esausta. Ma abbiamo giurato sulla Costituzione di fare l’interesse del Paese, non di curare il tornaconto personale. La salute dei cittadini viene prima di ogni cosa. Di questo siamo convinti.

Per tornare a scuola a settembre in piena sicurezza stiamo immaginando soluzioni flessibili che si dovranno necessariamente adattare alle varie fasce d’età degli studenti, alle strutture scolastiche e anche alla specificità delle diverse realtà territoriali. Oltre, naturalmente, alla minaccia di contagio.

È un lavoro complesso che va fatto pensando agli studenti, alle loro famiglie, ai docenti, a tutto il personale. Dobbiamo mettere insieme i pezzi di un puzzle complesso. Abbiamo diversi piani di lavoro da sviluppare insieme a tutte le categorie che rappresentano il mondo della scuola. L’obiettivo è garantire il miglior rientro possibile, ragionando oltre l’emergenza per immaginare non solo la scuola di settembre ma anche quella che verrà.

Abbiamo la straordinaria occasione di trasformare la crisi in opportunità. Ma servono pazienza, responsabilità e molta collaborazione. Da parte di tutti”.

Così nella giornata di ieri il ministro all’Istruzione, Lucia Azzolina, sul proprio profilo Facebook.

In sostanza, quindi, la “didattica mista”, con metà alunni a scuola e metà collegati da casa, e con una alternanza nella settimana dei ragazzi sui banchi di scuola, è solo “una proposta, non sono decisioni già prese o imposte, sono elementi di dibattito”.

E per quanto riguarda gli esami di maturità?


Il colloquio orale dell’esame di maturità si svolgerà in presenza. “In ambienti larghi si può fare, gli studenti ne hanno diritto”, spiega il ministro. E il governo chiarisce che anche gli esami di laurea, così come tutte le attività legate alla ricerca (tirocini e d esercitazioni) potranno tenersi purché siano garantite le condizioni di sicurezza, ovvero “a condizione che vi sia un’organizzazione degli spazi e del lavoro tale da ridurre al massimo il rischio di prossimità e aggregazione”. Una decisione che però lascia perplessi i presidi: “Non possiamo lasciare sole le scuole, e i dirigenti che ne gestiscono l’attività, nel decidere come organizzarsi. Non possiamo accettare un aggravio di responsabilità ulteriore e, soprattutto, evitabile”, sottolinea l’Associazione nazionale presidi, per la quale “servono regole chiare e servono subito”.

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