Avevamo trattato in precedenti articoli il dibattuto e controverso tema del bonus dei 600 euro.
In molti ambiti ed occasioni i cittadini hanno lamentato la mancanza di chiarezza nelle informazioni fornite (quando è stato possibile ottenerle), ed il ritardo con cui hanno ricevuto comunicazioni in merito alla domanda presentata all’Inps. In tantissimi sono infatti rimasti “in attesa di esito” sul sito ufficiale dell’ente per poi vedersi respingere la richiesta con motivazioni da molte definite “surreali”.
Solo negli ultimi giorni, grazie alla collaborazione tra cittadini, la “fumosa materia” sta forse diventando più chiara.
In concomitanza con la presenza delle numerossime domande inoltrate all’Inps per ottenere il bonus dei 600 euro destinati alle Partite Iva rimaste per diverso tempo senza risposta, su Facebook era nato inizialmente il gruppo “Inps Bonus 600 euro in attesa di esito“, in cui in moltissimi hanno rappresentato la propria situazione chiedendo consigli.
Come accennato poco fa, nel corso degli ultimi giorni la maggior parte delle domande in attesa di esito sono state respinte ed è emerso il malumore relativamente alle motivazioni addotte dall’Inps relativamente alla reiezione delle domande.
“Noi iscritti alla gestione separata – scrive un utente Facebook iscritto al gruppo – abbiamo pagato tasse regolarmente e molti di noi sono stati fermi per più di due mesi. Per l’Inps non siamo addirittura iscritti, ma i nostri soldi li hanno incassati. Poi, per assurdo, ci chiedono documenti da fornire che noi dobbiamo richiedere a loro. Io, dal 1991, pago regolarmente le tasse per erogare le mensilità ad amministratori Inps con stipendi di tutto rispetto. I nipoti di Paperino, Qui Quo e Qua, il sistema Inps lo avrebbero gestito meglio”.
Dopo il premier Giuseppe Conte, anche il Ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, è tornato a ribadire che “nessuno sarà lasciato indietro”.
“È evidente che le legittime preoccupazioni di una situazione senza precedenti possano generare anche rabbia. Lo capiamo e per questo il governo è impegnato a sostenere imprese e famiglie, a evitare un aumento delle diseguaglianze, ad aiutare i più deboli”, ha assicurato il ministro dell’Economia e delle Finanze, intervistato da La Repubblica circa dieci giorni fa.
In molti non la pensano così e si sentono abbandonati a se stessi, tanto che, dopo il primo gruppo Facebook dedicato alle Partite Iva in attesa di esito, a fronte del respingimento delle domande, è nato un ulteriore gruppo denominato “Gestioni Strapazzate“, che sta cercando di stilare una casistica relativa alle motivazioni addotte dall’Inps all’atto della reiezione delle richieste, per poter eventualmente valutare la possibilità di una azione giudiziaria collettiva.
“1h e 20 minuti – scrive un’utente Facebook iscritto al gruppo – a continuare incessantemente a chiamare il numero verde INPS. Non sono riuscita a parlare con un operatore, nè a prenotare un appuntamento. Ora proveró mandando una mail all’indirizzo dedicato alle prenotazioni, chissà quando risponderanno”.
Di certo la difficoltà nel reperire informazioni contattando il numero verde Inps ha esacerbato gli animi di coloro i quali sono rimasti in attesa di esito per lungo tempo, il tutto nelle difficoltà generate nella vita quotidiana dalla pandemia. E non ha creato poca confusione nella mente degli italiani l’incessante susseguirsi di Dpcm annunciati e poi varati dal premier Giuseppe Conte. Tanto che ne è scaturita anche una veeemente polemica da parte dei professionisti (avvocati, notai, commercialisti), per i quali sembrava preclusa la possibilità di ottenere la seconda tranche del bonus dopo aver ricevuto la prima.
A fare recentemente chiarezza sull’argomento è stata la stessa ministra del lavoro Nunzia Catalfo, con un post pubblicato sul proprio profilo Facebook: “Sulla importante questione che coinvolge circa 500mila lavoratori – ha scritto – il bonus di 600 euro per i professionisti iscritti alle casse di previdenza privata che l’hanno già percepito a marzo verrà erogato anche per i mesi di aprile e maggio”. “L’articolo 44 del Decreto Cura Italia – prosegue il post – conteneva, infatti, anche le risorse per le indennità di lavoratori stagionali, intermittenti, prestatori d’opera, lavoratori porta a porta che nel Decreto Rilancio sono stati inseriti in un’altra norma (art. 78). Nei prossimi giorni emanerò il decreto interministeriale che assegnerà alla casse le risorse necessarie. Stiamo lavorando con impegno per garantire sostegno e tutele alle categorie più colpite dall’emergenza Coronavirus”.
“Da un lato – aveva spiegato qualche giorno fa Alberto Oliveti, presidente dell’ADEPP, l’associazione delle Casse di previdenza – il Governo ha rifinanziato gli indennizzi statali per i mesi di aprile e di maggio, dall’altro un codicillo ha stabilito che chi ha preso i 600 euro a marzo, non potrà ottenerli nei mesi a venire. Confidiamo che si tratti di un errore materiale e a tal proposito abbiamo chiesto chiarimenti ai ministeri e un’eventuale correzione”.
Per Oliveti, all’origine del problema ci sarebbe stato infatti un cortocircuito tra due disposizioni del decreto legge Rilancio, dove un primo articolo (il numero 78) rifinanziava la misura di marzo anche per aprile e maggio mentre un altro articolo (il numero 86) rendeva l’indennizzo già erogato incompatibile con quello dei mesi successivi.
Per quanto riguarda i professionisti siamo ora in attesa di avere ulteriori aggiornamenti.
Forse un minor numero di Dpcm ed una maggiore chiarezza nelle informazioni avrebbero potuto evitare agli italiani lo scotto di dover far fronte ad ulteriori problematiche legate alla burocrazia dopo aver subito, sotto più di un aspetto, gli effetti della pandemia da Coronavirus. Ma questa è solo l’opinione di una privata cittadina, priva della forma mentis propria di chi gestisce la cosa pubblica. Ed è opinione diffusa che del bonus non abbiano potuto usufruire proprio i più piccoli: quelli che ne avrebbero, forse, avuto maggiore bisogno.
Lucia Mosca
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright La-Notizia.net