di Anna Maria Cecchini
In questi primi giorni di giugno, il nome della piccolina di 3 anni, Maddie McCann, scomparsa tredici anni fa, durante una vacanza in Portogallo, in compagnia dei suoi genitori, è riapparso ripetutamente sulle più accreditate testate giornalistiche, accanto a quello del principale sospettato e probabile omicida: il pedofilo Christian Brueckner, oggi 43 enne, di nazionalità tedesca.
Il caso Maddie ha tenuto la Gran Bretagna col fiato sospeso, sin da quella notte di Maggio, era il 2007, quando la bambina sparì dal lettino ove dormiva insieme ai suoi fratellini: Sean e Amelie.
L’inchiesta, avviata immediatamente, tra false piste, ricostruzioni fantasiose, artificiosi scoop e caccia ai presunti colpevoli, pur essendo costata dodici milioni di sterline, ha avuto fin qui solo il duplice effetto di produrre oltre quarantamila documenti, conservati nell’ archivio di Scotland Yard e di fomentare nella gente comune, al di là dei naturali sentimenti di compassione e speranza, una sorta di malata curiosità, un interesse morboso, come testimoniano le oltre 670 mila pagine web che contengono il nome Madeleine McCann, solo 120 mila in meno di quelle che si trovano, digitando le lettere che compongono quello dell’amatissima Diana Spencer.
Un caso mediatico di interesse mondiale, diventato anche oggetto di un documentario in 8 puntate da un milione di dollari l’una, prodotto dal colosso Netflix.
La ricostruzione
Giovedì 3 maggio 2007: è sera ed i coniugi Kate e Gerry McCann, medici inglesi in vacanza con i loro 3 pargoletti nel residence Ocean Club di Praia da Luz, Algarve, decidono di cenare in compagnia di amici, nel vicinissimo Tapas Restaurant, a meno di 50 m. in linea d’aria dalla cameretta, dove lasciano riposare Madeleine insieme ai fratellini Sean ed Amelie.
Sono tranquilli, hanno stabilito che andranno a controllare a turno, ogni 20 minuti i loro figlioletti. Cercano di godersi così quegli spazi di intimità ritrovata e la compagnia dei loro amici, rispettando la turnazione stabilita. Tutto procede bene, fino al controllo di Kate nella stanza, ove la donna ritrova Sean ed Amelie che dormono pacificamente ma non la piccola Maddie, scomparsa senza lasciare alcuna traccia.
Iniziano immediatamente le indagini della polizia portoghese e la successiva caccia ai presunti colpevoli, alcuni dei quali hanno un nome e cognome come Robert Murat, la cui vita è stata danneggiata, dichiarato “ arguito “, cioè formalmente sospettato solo perché un paio di giorni dopo la scomparsa, si offrì volontariamente di prestare aiuto nelle ricerche della bimba. Immediatamente la stampa lo dipinse come mostro, favorendo un vero e proprio linciaggio mediatico, terminato due anni dopo con il risarcimento a suo favore, di 600 mila sterline per i danni subiti, da parte di quella stessa stampa.
Nell’ inchiesta finì anche Sergey Malinka, il giovane tecnico informatico russo, che aveva riparato il pc di Murat, a cui fu bruciata l’auto da uno sconosciuto, lo stesso che probabilmente scrisse su di un muro in rosso “fala“, parla.
La lista dei colpevoli immaginari, si arricchisce degli identikit fantasiosi di tre uomini, diffusi dalla procura. Nel primo disegno si raffigura un uomo di carnagione chiara, il cui unico tratto distintivo sembra essere costituito dalla riga a sinistra della capigliatura. Seguì il cowboy con i capelli lunghi e i baffi e la descrizione di un un terzo presunto colpevole, glabro e lentigginoso.
Così, mentre gli anni trascorrevano tra le indagini, i presunti duplici avvistamenti giornalieri di Maddie, che la volevano contemporaneamente in Marocco e a Zurigo, la cattura del pedofilo mascherato Martin Ney, riconosciuto estraneo al caso, seppur colpevole dell’omicidio di altri 3 bambini, per cui dal 2011 sta scontando l’ergastolo, le piste da sceneggiatura hollywoodiana che la desideravano rapita e consegnata ad una ricca ed anziana coppia che non poteva avere figli, i genitori hanno resistito, nella speranza di poterla alla fine riabbracciare ed riavere con sé. Kate e Gerry, uniti contro le statistiche aberranti che riportano il dolore lancinante di chi perde per cause sconosciute un congiunto e lo traducono nel milione di minori che ogni anno, 250 mila solo inEuropa, spariscono nel nulla .
Uniti nonostante le pesanti illazioni sui loro comportamenti, criticati e coperti di insulti nei social perché troppo composti, misurati nella manifestazione del loro dolore o al contrario perché ogni anno, nell’anniversario di quella sera, hanno per tutti questi inutili anni senza la loro bimba, chiesto alle maggiori emittenti televisive di lanciare i loro appelli, volti a trovare risposte, una minima traccia di Maddie.
La svolta: in un pub, durante l’appello in tv dei genitori di Maddie, nella ricorrenza del decimo anno della scomparsa, Christian Bruckner ubriaco confida ad un amico, di “sapere tutto” su Maddie
Gli investigatori finalmente individuano, nell’ uomo, il principale sospettato. Christian, oggi 43 enne, sta scontando in Germania la sua pena per aver derubato e stuprato, commettendo atti di sadismo, una 72 enne turista americana. E’ stato arrestato nel 2018 a Milano con uno stratagemma dalle nostre forze dell’ordine, da cui si era recato per denunziare lo smarrimento del proprio passaporto, e poi estradato.
L’uomo nel suo Paese ha 17 condanne per pedofilia, pedopornografia, furto, violenza ed altri reati.
Christian Bruckner ha solo 17 anni quando gli vengono inflitti 2 anni per abusi sessuali su di una bambina. Nel 1995 emigra in Portogallo dove vive 12 anni mantenendosi con rapine e traffico di droga. Qui nello stesso Resort, dove 18 mesi più tardi scomparirà Maddie, stupra un’anziana turista nel corso di una rapina, accompagnando la violenza carnale con atti di inusitato sadismo. Gli inquirenti pensano, che le circostanze della scomparsa attinenti al caso di Maddie possano essere similari. Il pedofilo Christian rientra in Germania dove viene condannato per droga, ritorna poi in Portogallo da dove viene estradato nel 2017 per abusi su minori.
Il suo girovagare criminoso termina in Italia, a Milano nel 2018 viene arrestato, sulla base di un mandato di cattura internazionale per traffico di droga. Questa per ora è la condanna di 7 anni, che sta scontando nel penitenziario del suo paese a Kiel, a cui con molta probabilità, pensiamo si aggiungerà quella per l’omicidio di Madeleine McCann.
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