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Il film stamattina in TV: “Vidocq – La maschera senza volto” sabato 8 agosto 2020

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Il film consigliato stamattina in TV: “Vidocq – La maschera senza volto” sabato 8 agosto 2020 alle 10:15 su IRIS (Canale 22)

Vidocq – La maschera senza volto è un film del 2001 diretto da Pitof ed interpretato da Gérard Depardieu, Guillaume CanetInés Sastre, ispirato alla figura storica di Eugène-François Vidocq (1775 – 1857).

Prologo

Nel XIX secolo a Parigi è in atto la rivoluzione dei popolani e Carlo X è in fuga. Vidocq, un ex detenuto divenuto un famoso detective, si reca alla soffieria dell’arsenale: una fabbrica dove viene prodotto il vetro. Qui, mentre indaga, viene attaccato da un misterioso individuo vestito con un mantello nero e una misteriosa maschera di vetro, di cui non si riesce a capire se sia uomo o donna. Lo scontro fra i due si fa brutale poiché il misterioso individuo mascherato possiede grande agilità fisica in grado di tenere testa alla forza bruta di Vidocq. L’individuo mascherato riesce a mettere con le spalle al muro l’investigatore e a farlo scivolare in un pozzo di fiamme.

Vidocq prima di morire, come ultimo desiderio, chiede di vedere il suo volto. L’individuo mascherato lo accontenta e subito dopo Vidocq precipita nel pozzo. In quel momento qualcuno ha visto la scena, per poi darsi alla fuga. In tutta la città viene subito data la notizia del decesso del famoso detective. Nimier, amico e socio di Vidocq, fa ritorno al suo ufficio, distrutto per la morte dell’amico. In quel momento qualcuno bussa alla porta, rivelandosi essere Etienne Boisset, biografo ufficiale di Vidocq.

Entrando nell’ufficio, egli osserva una mappa della città su cui sono segnate le morti di varie persone, uccise in circostanze misteriose. Etienne chiede a Nimier cosa sa della ultima indagine di Vidocq prima di morire, per poter scrivere il suo libro e poter vendicare così anche il detective. Nemier inizia a raccontare come tutto iniziò col decesso di due persone molto ricche e famose: Belmont e Veraldi.

Primo flashback: le misteriose morti di Belmont e Veraldi

I due, intenti a passeggiare con numerose guardie del corpo, vengono colpiti da un fulmine che dà loro fuoco, facendoli infine morire carbonizzati. La polizia inizia subito ad indagare, mentre il Prefetto si rivolge direttamente a Vidocq e Nimier, convinto che due persone morte contemporaneamente per un fulmine non sia un caso, ma che potrebbe trattarsi di un complotto. Il Prefetto spiega anche che Belmond era il più importante fabbricante d’armi di Francia e che la sua morte causerà un duro colpo per le truppe francesi che stanno perdendo sempre più terreno. Veraldi invece era un chimico. Con la monarchia prossima a sgretolarsi, il prefetto chiede a Vidocq di occuparsi personalmente dell’indagine in quanto egli è con le mani legate, avendo soprattutto il presentimento che ci sarà un’altra vittima al prossimo temporale. Consegnando del denaro a Vidocq, l’investigatore insieme al suo socio inizia ad indagare. Il primo posto che viene visitato è una delle fabbriche d’armi gestita dal direttore Leviner, che stava sotto il comando di Belmond.

Vidocq sostiene che Belmond doveva avere paura di qualcosa di molto particolare, in quanto si muoveva sempre con una pesante scorta di guardie del corpo. Leviner afferma che da un po’ di tempo Belmont si stava comportando in modo strano e che era ossessionato dal fatto di non volere invecchiare. In quel momento un operaio prende fuoco, in quanto, nella fabbrica, gli abiti dei lavoratori sono impregnati di polvere da sparo. Vidocq, rammentando come Belmond prese fuoco, domanda se per caso i suoi abiti fossero impregnati di polvere da sparo; Leviner nega tale circostanza, poiché i suoi vestiti venivano lavati e spazzolati tutti i giorni dalle sue personali lavandaie.

I due investigatori decidono quindi di andare dalle lavandaie ad indagare e una li informa che a pulire gli abiti di Belmond era l’africano Gandin. Gandin terrorizzato si dà alla fuga ma viene preso subito dai due investigatori. L’africano spiega di avere ricevuto una lettera anonima con del denaro che gli diceva di non pulire più gli abiti di Belmond e di Veraldi. In preda al terrore Gandin rivela di essersi sentito con le spalle al muro, in quanto la lettera che aveva ricevuto era stata scritta con sangue umano, lasciando stupefatti e inorriditi i due investigatori. Fatto ritorno al proprio ufficio, Vidocq ricostruisce ciò che accadde ai due uomini, spiegando che i due fossero stati “preparati” a esplodere e che il fulmine che li ha colpiti non era che la scintilla per accenderli. Indagando sui resti dei due uomini, Vidocq sostiene che se il fulmine li ha colpiti, dovevano avere del metallo addosso. Trovano infatti un pettine cinese femminile, in ferro, nascosto nel cappello, con la rappresentazione di una scimmia demoniaca.

Presente

Nimier rivela che dopo quei fatti Vidocq continuò l’indagine da solo, per poi crollare per una sbronza. Etienne decide quindi di continuare la sua ricerca. Nella soffieria del vetro Tazuel, capo della polizia, spiega al prefetto che tutti quelli della fabbrica hanno paura, rifiutandosi di parlare. Il prefetto chiede di poter vedere il corpo di Vidocq e gli viene mostrata solo una scatola piena di cenere. Alla stessa ora Nimier si allontana dal suo ufficio e nello stesso momento vi si infiltra Etienne per cercare indizi. Trovando i pettini, la sua indagine lo porta da una danzatrice Khmer, una donna di nome Prèah, segreta amante di Vidocq. Prèah chiede i pettini in cambio della sua storia: Etienne consegnandoglieli accetta.

Secondo flashback: La terza vittima e l’individuo misterioso

Poco dopo avere lasciato Nimier da parte, Vidocq si diresse direttamente da Prèah, riconoscendo che i pettini che hanno ucciso Belmond e Veraldi sono suoi e che è stata probabilmente incastrata poiché essi erano anche suoi clienti, in quanto era lei a truccarli per cancellare le rughe dal loro viso. Prèah confessa che due settimane prima ricevette una lettera con del denaro che diceva solo di far scivolare i suoi pettini nei cappelli dei due uomini e che non pensava alla situazione che ne sarebbe derivata. La lettera che ricevette Prèah era profumata e con la scrittura elegante, tipica di una donna. Prèah rivela infine che il terzo a cui ha messo il pettine è Ernest Lafitte, medico, direttore dell’hotel des Invalides.

Vidocq, col temporale ormai prossimo, insieme a Prèah, raggiunge in tempo Ernest, riuscendo a toglierli il cappello prima che il fulmine lo colpisca, ma lo shock dell’evento causa un infarto ad Ernest che muore sul colpo, cadendo in ginocchio. Vidocq osserva in quel momento una figura misteriosa spostarsi per i tetti di una cappella, buttandosi all’inseguimento. Raggiunto il fuggitivo, esso si rivela un misterioso individuo vestito con un pesante mantello nero e una maschera di vetro che copre il suo volto. L’individuo mascherato mostra capacità inspiegabili come far comparire dei piccioni per coprire la visuale a Vidocq per poi buttarsi da venti metri di altezza rimanendone illeso e quindi scappare. Vidocq recupera dal cappello di Ernest il pettine di Prèah per tenerla al sicuro dalle autorità. Fatto ritorno alla carrozza, l’investigatore comprende che non si tratta di un complotto politico, in quanto Belmond e Veraldi potevano essere un bersaglio ma non Ernest e che è stata solo una coincidenza che due del trio fossero fabbricanti di armi.

Ernest, Belmond e Veraldi sono morti per una vendetta meditata e il modo in cui sono morti col fulmine è stato fatto sembrare simbolicamente come una giustizia divina, il tutto architettato dal misterioso individuo con la maschera senza volto. Prèah considera ciò che ha fatto l’assassino come qualcosa di sovrannaturale, ma Vidocq spiega che egli ha solo utilizzato banali trucchi di prestigio. Per di più , Prèah, pur essendo il trio Ernest, Belmond e Veraldi, suoi clienti, aggiunge di conoscerli bene. Inoltre li riteneva totalmente innocui , non avendo mai avuto da loro alcuna proposta di natura sessuale.

Presente

Prèah, spiega a Etienne ,che Vidocq ritenendo i tre uomini dei degenerati, decide di andare ad indagare al Quartiere del Tempio, il luogo principale dei bordelli della città. Entrando in un bordello, Etienne conosce la tenutaria, Sylvia, grande amica di Vidocq. Questa rivela che Ernest, Belmpond e Veraldi non erano suoi clienti, poiché essi cercavano una mercanzia molto rara, ovvero le giovinette vergini, definite da alcuni “esseri puri”. I tre uomini le andavano a comprare dai poveri, poiché il numero di gente nella miseria era alquanto elevato. Sylvia consiglia ad Etienne di andare a chiedere informazioni al giornalista Froissard.

Giunto sul posto, Froissard rivela che anche lui come Vidocq stava indagando, e seguì la carrozza di Ernest, Belmond e Veraldi alla loro abitazione dove, con dell’oppio e delle bevande, drogavano le ragazze. Froissard chiese informazioni soprattutto a Marine Lafitte, moglie di Ernest, ma ormai diventata dipendente dell’oppio, dopo la morte del marito, è rimasta rinchiusa nella sua fumeria. Mentre Etienne si dirige alla fumeria, l’individuo mascherato assassina Froissard, recuperando infine i documenti che il giornalista aveva raccolto. Alla soffieria il prefetto e Tazuel, avendo interrogato i lavoratori, benché questi molto spaventati, scoprono che un essere misterioso con una maschera di vetro senza volto, si aggirava per la soffieria. Intanto Etienne raggiunge la fumeria di Marine Lafitte. Questa racconta che tutto iniziò quando suo marito Ernest fu preso dall’ossessione e dalla paura di invecchiare, perdendo disinteresse per la moglie.

Terzo flashback: l’Alchimista

Una notte, mentre Ernest usciva per andare ad incontrare Belmond e Veraldi, Marine seguì il marito di nascosto. I tre uomini, riunitosi in una stanza buia, stavano provando ingredienti ed esperimenti per poter ringiovanire. In quello stesso momento comparve l’individuo dalla maschera di vetro che si presentò come L’Alchimista: egli parlando con un timbro di voce maschile e femminile, sbeffeggia i tre uomini per i loro tentativi di evitare la vecchiaia. Quindi l’Alchimista propose uno scambio ad Ernest, Belmond e Veraldi: l’elisir dell’eterna giovinezza in cambio delle giovinette vergini. Belmond e Veraldi rimangono ammaliati dalla possibilità di ottenere l’elisir, mentre Ernest si dimostra scettico, percependo che l’Alchimista sia un essere malvagio.

I tre decidono comunque di accettare lo scambio e nelle settimane seguenti si recarono nei quartieri poveri comprando delle ragazze vergini e, dopo averle drogate, le consegnavano all’Alchimista. Marine sostiene che L’Alchimista si serviva delle vergini per preparare l’elisir. Dopo otto consegne di vergini, senza ancora ricevere in cambio l’elisir, Ernest distrutto dai rimorsi, poiché già presumeva quello che accadeva alle ragazze, si convinse infine che L’Alchimista li aveva ingannati, decidendo insieme a Belmond e Veraldi di troncare l’accordo. L’Alchimista uccise così i tre uomini per vendicarsi. Vidocq prese quindi i cavalli di Ernest, convinto che essi ricordassero la strada per raggiungere il laboratorio dell’Alchimista.

Presente

Mentre Etienne si allontana, Marine viene uccisa dall’Alchimista. Intanto Tazuel, raggiunti gli archivi, indaga sulle leggende popolari, trovando la storia dell’Alchimista, un essere misterioso e indefinito, a cui i popolani attribuiscono tutti gli assassini irrisolti. L’Alchimista possiede una maschera-specchio al posto del volto e che, a chiunque vi si rifletta, viene sottratta l’anima. Etienne, fatto ritorno al laboratorio di Vidocq, trova documenti sulle sue ultime indagini, venendo raggiunto poco dopo dal prefetto e Tazuel, i quali tentano di arrestarlo per interrogarlo. Etienne riesce a darsi alla fuga, trovando rifugio sotto un ponte, quindi leggendo gli ultimi fatti di Vidocq.

Quarto flashback: la Tana dell’Alchimista

Vidocq, raggiunto il luogo, trova nascosta una ragazza nuda e lercia in stato di shock alla quale è stata tagliata la lingua, rivelandosi una fuggitiva scappata dall’Alchimista. La ragazza prima di scappare gli indica il portone dove si nasconde l’Alchimista. Entrando, Vidocq trova decine di celle dove sono state incatenate e seviziate le ragazze comprate da Ernest, Belmond e Veraldi. Uscito dal corridoio, Vidocq si trova davanti ad un enorme sala, nella quale ci sono enormi distillatori ed alambicchi appesi con delle catene. Salendo al piano superiore, Vidocq trova delle ragazze appese a testa in giù, legate a delle corde, con dei tagli dai quali il sangue che cola viene convogliato in tubi che si riversano in una piccola scatola di vetro. In quel momento compare l’Alchimista che attacca Vidocq e i due iniziano a combattere ferocemente.

L’Alchimista dimostra di possedere enormi capacità di combattimento nelle arti marziali, riuscendo a mettere alle strette l’investigatore. Bloccato con una catena, l’Alchimista tenta di uccidere Vidocq, rubandogli infine l’anima, ma egli riesce a rompere un frammento della sua maschera, facendolo battere in ritirata. Fatto ritorno al suo laboratorio, Vidocq analizzando il frammento di vetro, comprende che la maschera dell’Alchimista è “viva” e, rubando le anime alle sue vittime, se ne nutre per non invecchiare, mentre il sangue delle vergini serve per fabbricarla. Vidocq comprende che non è l’Alchimista a fabbricare la maschera, ma egli ne prepara solo i materiali per poi darli ad un suo complice, un artigiano del vetro che lavora alla soffieria dell’arsenale.

Presente

Etienne viene raggiunto da Nemier che ha ripreso le indagini insieme a Prèah. Entrambi sono consapevoli del complice dell’Alchimista alla soffieria, nella quale si è tenuto il combattimento contro Vidocq. Tazuel spia il gruppo sentendo le loro parole, per poi raggiungere il prefetto che ritrova il corpo senza vita di Marine Lafitte, comprendendo che Etienne Boisset è seguito dall’Alchimista. Giunti alla soffieria trovano l’artigiano che indica come l’Alchimista si era recato alla soffieria per avere una maschera nuova dopo che Vidocq gliela aveva infranta. L’artigiano rivelò quindi a Vidocq che l’Alchimista si trovava nella sala di raffreddamento. Benché non avesse il permesso di andarci, raggiunse il posto proprio quando Vidocq cadde nel pozzo dopo avere visto il volto dell’Alchimista, mentre l’artigiano, avendolo visto di spalle, non poté riconoscerlo. Il gruppo viene raggiunto dal prefetto e in quello stesso momento l’artigiano si alza togliendosi lo straccio che copriva il suo volto, che si rivela essere con stupore Vidocq miracolosamente vivo. Viene mostrato così un flashback del momento in cui l’Achimista si tolse la maschera davanti a Vidocq, rivelando il volto di Etienne Boisset. Vidocq rivela infine che quando si gettò nel pozzo, lo fece dopo avere visto nel riflesso della maschera un buco sottostante, inscenando così la propria morte. Aiutato dagli operai ad uscire, venne infine curato e nascosto, ordinando quindi di dire a tutti che era morto.

Quella stessa sera, quando Etienne si presentò a Nimier, Vidocq chiamò il suo socio per informarlo della sua reale identità. Etienne Boisset non è stato altro che il travestimento dell’Alchimista per poter recuperare tutti i documenti che lo riguardavano e cancellare ogni traccia della sua esistenza, venendo però alla fine incastrato da Vidocq. Etienne in quel momento emette un urlo animalesco; rimettendosi la maschera e il mantello torna ad essere l’Alchimista. Nimier tenta di sparargli, ma il colpo viene assorbito dalla maschera per poi essergli riflesso contro uccidendolo. L’Alchimista si da alla fuga, inseguito da Vidocq che dice agli altri di non seguirlo sostenendo che ormai è in trappola. L’Alchimista nella corsa, trova tutti i corridoi sbarrati, ad eccezione di una stanza dove Vidocq ha messo decine di specchi. Entrato nella stanza, gli specchi emettono dei raggi che si riflettono sulla maschera dell’Alchimista, accecandolo e facendogli emettere dei versi di dolore. Vidocq raggiunge in quel momento la stanza ed i due iniziano a lottare.

A causa del pavimento bagnato, l’Alchimista non è in grado di muoversi agilmente, venendo infine sopraffatto da Vidocq, che riesce ad immobilizzarlo. Con un frammento di specchio, riflettendosi nella sua maschera, Vidocq apre una breccia per le anime intrappolate delle vittime dell’Alchimista, riuscendo infine a liberarle, rivelandosi a decine. Perse tutte la anime la maschera infine deperisce. Vidocq viene pugnalato al fianco dall’Alchimista e crolla a terra apparentemente morto. L’Alchimista si rialza e, togliendosi la maschera, mostra un’espressione di trionfo. Vidocq benché ferito si rialza e con un grosso frammento di vetro acuminato trafigge il ventre di Etienne, scaraventandolo dalla finestra per poi precipitare nel fiume. Vidocq insiste col prefetto che vuole vedere il suo cadavere per assicurarsi che sia morto definitivamente. Alcuni giorni dopo, Vidocq insieme a Prèah e al prefetto sono al cimitero dove è stato sepolto il suo amico Nimier. La rivoluzione ormai è iniziata e Carlo X è in fuga. Tutto ciò implica che vi saranno grossi cambiamenti, sperando in qualcosa di migliore per il futuro.

Regia di Pitof

Con: Gérard Depardieu, Guillaume CanetInés Sastre

Fonte: WIKIPEDIA