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“Empatia”, la raccolta di poesie del Teatino Samuele Di Marzio

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“Empatia”, la raccolta di poesie del Teatino Samuele Di Marzio

CHIETI – Si è svolta la sera di giovedì 13 agosto 2020, in una Villa Comunale di Chieti con una bella cornice di pubblico la presentazione della raccolta di poesie “Empatia” (Edizioni Bernava) scritte Samuele Di Marzio, un evento patrocinato dal Comune di Chieti, realizzato con l’ausilio dell’Associazione “Noi del G.B.Vico”).A tal proposito, abbiamo intervistato il giovanissimo autore,Samuele Di Marzio, nato a Jesi (An) il 15 luglio 2000, ma che vive a Chieti dall’età di quattro anni e che attualmente è iscritto alla Facoltà di Economia e Management all’Università di Trento dopo aver conseguito la maturità classica.


Conosciamo meglio l’autore leggendo qui di seguito le sue risposte alle nostre domande:

– Chi è Samuele Di Marzio? “Innanzitutto un ragazzo di vent’anni: commetto errori tipici dell’età, con l’occhio sempre protendente verso l’evoluzione personale, il miglioramento. Sono orgoglioso di indossare sempre le mie origini; nei miei luoghi: da Jesi (mia città natale), a Chieti, dalla Siria e alla mia amata Italia; e nelle mie persone: i miei genitori, i miei parenti, gli amici ed ogni relazione che -volente o nolente- è riuscita a segnare la persona che oggi sono”.

– Come è nata l’idea del libro “Empatia”?L’idea del libro nasce dalla volontà di conciliare poesia e vita. L’una non esclude l’altra, l’altra è parte dell’una. Senza vita non esisterebbe la poesia. E viceversa. “Empatia” perché empatia senza l’essere non sarebbe umano.*”Empatia” perché senza empatia, l’essere non sarebbe umano”.

Ci parli brevemente della sua opera…. “C’è amore verso la vita. C’è un’apra critica (a tratti velata, a tratti molto meno) verso quella parte della società che si sente smarrita e rimane inerme nella sua impotenza. C’è l’ambizione di immedesimarsi nel “diverso”. Ma soprattutto l’ambizione di far comprendere che il “diverso” è tale, solo perché culturalmente ci è inculcato il dogma che chiunque sia dissimile dalla nostra persona sia un essere “da evitare”. C’è quindi sopra ogni cosa, una commistione di amore e di semplice ricerca di civiltà”.

– Cosa vuole comunicare con “Empatia”? “Il messaggio di “Empatia” è racchiuso in “Cinquantacinque”, come in “[Hikmet]” e in“Chiamatemi pure Clandestino”: nella coscienza di ciascuno dei miei personaggi c’è una piccola risposta al dramma che si vive. La volontà di far sentire la propria voce oppressa dalla Consuetudine del “si deve perché così deve essere” e dal popolo che segue (come fosse obbligato nel farlo) certi ordini impartiti da un qualche precetto inesistente. Fondamentalmente, “Empatia” è una lente d’ingrandimento per mettere in evidenza il fatto che tutti desiderano per se stessi pace e serenità. Basterebbe comprendersi e cercare compromessi per risolvere gran parte dei problemi della società”.

– Ha dei progetti letterari per il futuro?“Al momento non ho libri per le mani”.

Cristiano Vignali – LaNotizia.net