Come è ormai noto, il noto e amato conduttore di Non è l’Arena, Massimo Giletti, dalla fine di luglio vive sotto scorta. Alla base del provvedimento le minacce indirizzate a Giletti dal boss Filippo Graviano, intercettato in carcere, a proposito dell’uscita di 300 mafiosi a causa dell’emergenza coronavirus: nel mirino, in particolare, c’era la puntata del 10 maggio scorso, nel corso della quale il conduttore lesse i nomi dei detenuti usciti di prigione. Abbiamo avuto modo di rivolgergli alcune domande.
La vita sotto scorta cambia l’esistenza per chi, come lei, è sempre stato un uomo libero. Quanto è stato difficile?
“Ho scelto di non parlare delle mie emozioni personali su questa vicenda . Andando oltre mi è difficile accettare che chi parla con forza di mafia in questo Paese debba finire sotto scorta”.
Il silenzio del Ministro di Grazia e Giustizia Bonafede come può essere considerato?
“Ognuno risponde alla propria coscienza e spero ancora, forse illudendomi, che il Ministro esprima pubblicamente un pensiero sulle minacce ricevute da me e dal dott. Di Matteo. Se invece prevarrà il silenzio ognuno tragga le sue riflessioni”.
Dell’attuale situazione relativa al Covid -19 in Italia e nel mondo cosa pensa? Crede che ci verificherà un secondo lockdown?
“Il mondo non può permettersi una seconda chiusura totale : sarebbe una tragedia economica terribile , simile ad una guerra. Bisogna imparare a convivere con il Covid usando cervello, rispetto delle regole e del prossimo”.
Quando riprenderà la trasmissione Non è l’Arena?
“A fine settembre torneremo e sarei molto contento se il ministro Bonafede accettasse l’invito a partecipare”.
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