Viviana e Gioele: è stato affidato ad un pool di esperti l’incarico per l’autopsia e gli accermenti genetici e morfologici richiesti dalla procura di Patti nell’ambito dell’inchiesta sulla morte della donna e del suo bambino.
E’ stato inoltre disposto un nuovo sopralluogo nelle aree in cui sono stati rinvenuti i corpi dei due. Quello di Viviana è stato trovato ai piedi del traliccio l’8 agosto, cinque giorni la sparizione, nonostante i droni dei vigili del fuoco avessero ripreso l’immagine del cadavere già la mattina del 4 agosto.
Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, per la Procura di Patti che coordina il caso, Viviana avrebbe già avuto in mente di uccidere il figlio per poi suicidarsi.
Secondo gli inquirenti, quindi, “Viviana si sarebbe recata il più lontano possibile per compiere l’omicidio-suicidio. Forse buttandosi da un viadotto, insieme al bambino. Si spiegherebbe così anche perché ha lasciato il telefono in casa: per non essere localizzata. Viviana portava con se, nel cruscotto dell’auto, i due certificati medici sul suo stato di depressione. La Procura vuole capire perché. Voleva ricattare qualcuno o nascondere ad altri il suo malessere? Il suo stato psichico avvalorerebbe la tesi dell’omicidio-suicidio”.
Ma il marito di Viviana e padre di Gioele, Daniele Mondello, non ci sta.
“Mia moglie – scrive su Facebook – non ha mai toccato mio figlio neppure con un dito. Credo siano stati aggrediti da animali. Quanto prescritto a Viviana era finalizzato a lenire il suo stato d’ansia: a causa del Covid, e dei mesi di clausura forzata in casa, temeva per la sua famiglia. La stessa paura che abbiamo avuto tutti. Finché vivrò e Viviana e Gioele mi daranno la forza di andare avanti lotterò fino alla mia morte per sapere la verità. Il mio dolore non ha confini ma non sono disposto a tollerare altro fango su Viviana, me o la mia famiglia”.
I dubbi sul caso sono tanti. A partire dal modo in cui sono state effettuate le ricerche. Ma non solo. Una considerazione tra le tante. Se la donna fosse stata affetta da una patologia psichica grave, sarebbe naturale pensare che non le si sarebbe dovuto consentire di guidare per lunghe distanze da sola e portando con sè suo figlio. Aspetto, questo, chiarito in maniera molto netta da Daniele Mondello.
Nella mattinata di ieri i legali della famiglia, Pietro Venuti e Claudio Mondello, hanno presentato alla procura di Patti una querela contro ignoti per presunte omissioni sulla morte di Viviana Parisi, 43 anni e del figlio Gioele, 4 anni” e su “eventuali ritardi nella loro ricerche”.
“In particolare – spiegano i due penalisti – chiediamo chiarimenti dal momento in cui Viviana ha avuto l’incidente stradale il 3 agosto fino a quando, cinque giorni dopo, è stato trovato il suo corpo e poi i resti probabili del figlio, il 19 agosto”.
“Vogliamo che si indaghi – sottolineano i due avvocati – per capire se da parte di chi ha assistito all’incidente ci sono stati omissioni. Magari qualcuno poteva aiutare Viviana e non l’ha fatto, e anche se dopo qualcuna l’ha avvistata tra le campagne di Caronia e non è intervenuto per darle aiuto. Poi – concludono – vogliamo comprendere perché sono stati persi tanti giorni nelle ricerche e se ci sono stati ritardi. E nel caso, da cosa sono dipesi e da chi”.
“Nonostante il dramma che mi ha travolto – scrive sui social Daniele Mondello -, trovo doveroso ringraziare quanti mi hanno aiutato. Dedico un ringraziamento particolare al Signore che ha trovato mio figlio. Se non ci foste stati voi, chissà se e quando lo avremmo ritrovato. Cinque ore di lavoro di un volontario rispetto a 15 giorni di 70 uomini esperti, mi fanno sorgere dei dubbi oggettivi sui metodi adottati per le ricerche. La mia non vuole essere una polemica, ma la semplice considerazione di un marito e padre distrutto per la perdita della propria famiglia. Viviana e Gioele vi ringraziano ed io vi mando un abbraccio enorme”.
Quello di Viviana e Gioele si connota sempre di più, ogni giorno che passa, come un caso dai molti lati oscuri. E probabilmente anche dai molti anelli mancanti. In attesa di ulteriori elementi, che arrivino a fare chiarezza, ci si augura che non si arrivi a convalidare una semplicistica intepretazione dei fatti priva di riscontri che siano “oltre ogni ragionevole dubbio”.
Secondo la criminologa Roberta Bruzzone, Gioele sarebbe morto “per strangolamento oppure dopo essere precipitato insieme alla madre“.
Le due ipotesi discenderebbero secondo l’esperta dagli altri casi presenti in letteratura e simili alla vicenda di Viviana Parisi. La ex dj 43enne sarebbe stata in preda ad una crisi che l’ha portata ad allontanarsi da casa e a portare il piccolo con sé: “Paradossalmente il fatto che fosse molto attaccata al figlio e premurosa nei suoi confronti è proprio l’elemento che, nell’ambito del suo grave disturbo psichiatrico, l’ha resa più pericolosa. Ha quindi deciso di coinvolgere il piccolo nel suo piano suicidario per privarlo di una vita fatta solo di sofferenza e malattia e in cui la morte – secondo la sua visione deviata – era l’unica salvezza”. Una forma di liberazione di cui Viviana aveva parlato “d’altra parte anche nell’ultimo video pubblicato sui social, con riferimento alla morte di Gesù per la salvezza degli uomini”.
In questo quadro gli scenari, sempre secondo la Bruzzone, sarebbero due: “Che abbia soffocato o strangolato il figlio prima di salire sul pilone e gettarsi, oppure non stupirebbe che lo abbia portato con sé nell’arrampicata per poi lasciarsi andare nel vuoto”.
“Del resto – puntualizza – la crisi mistica diagnosticata anche in un certificato trovato nel cruscotto dell’auto è in letteratura la causa più probabile negli scenari in cui a uccidere un figlio è un genitore. La condizione più pericolosa che porta ai casi di omicidio-suicidio o di ‘suicidio-allargato’ di cui si parla in queste occasioni”.
Tuttavia siamo ancora nel campo delle ipotesi. E forse alcune non sono ancora state valutate nel dettaglio. Di certo non è sufficiente un certificato medico di quella fattura per stabilire con certezza che quello di Viviana e Gioele sia un caso di omicidio-suicidio. Occorrono prove ben più evidenti.
Lucia Mosca
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