Anticipazioni per “La Cenerentola” di Rossini del 18 settembre alle 10 su RAI 5: con la regia di Luca Ronconi e la direzione musicale di Carlo Rizzi dal Palafestival di Pesaro
Per la Grande Musica Lirica in TV in onda oggi venerdì 18 settembre alle 10 su RAI 5 l’opera “La cenerentola” di Rossini nell’allestimento andato in scena nel 2000 dal Teatro Rossini di Pesaro per la 21ma edizione del R.O.F. con la regia di Luca Ronconi e la direzione musicale di Carlo Rizzi per l’interpretazione di Juan Diego Florez, Roberto De Candia, Bruno Praticò ed Ekaterina Morozova.
La Cenerentola è un dramma giocoso di Gioachino Rossini su libretto di Jacopo Ferretti. Il titolo originale completo è La Cenerentola, ossia La bontà in trionfo.
Il soggetto fu tratto dalla celebre fiaba Cendrillon di Charles Perrault (1697), ma Ferretti si servì anche di due libretti d’opera: Cendrillon di Charles Guillaume Etienne per Nicolò Isouard (1810) e Agatina, o la virtù premiata di Francesco Fiorini per Stefano Pavesi (1814).
L’opera fu composta in circa tre settimane e Rossini, come fece in altre occasioni, affidò ad un assistente (in questo caso Luca Agolini) la composizione dei recitativi secchi, delle arie di Alidoro (Vasto teatro è il mondo) e Clorinda (Sventurata! Mi credea) e del coro Ah, della bella incognita.
La prima rappresentazione ebbe luogo il 25 gennaio 1817 al Teatro Valle di Roma. Il contralto Geltrude Righetti Giorgi, che era stata già la prima Rosina del Barbiere di Siviglia, cantò il ruolo della protagonista.
Il debutto, pur non provocando uno scandalo paragonabile a quello del Barbiere, fu un insuccesso, ma dopo poche recite, l’opera divenne popolarissima e fu ripresa in Italia e all’estero.
Come aveva già fatto altre volte, Rossini usò la tecnica dell’autoimprestito, cioè prese le musiche per alcuni brani da opere composte in precedenza: il rondò di Angelina è tratto dall’aria del conte di Almaviva Cessa di più resistere del Barbiere e la sinfonia è tratta da quella della Gazzetta.
Per una ripresa del 1820 al Teatro Apollo di Roma, avendo a disposizione l’ottimo basso Gioacchino Moncada, Rossini sostituì l’aria di Alidoro composta da Agolini con una grande aria virtuosistica (Là del ciel nell’arcano profondo), che nelle rappresentazioni odierne viene solitamente eseguita. Scelta che per altro obbliga a scritturare una prima parte anche per il ruolo di Alidoro, che nella versione originale era poco più di un comprimario.
Trama
Atto I
In un castello di don Magnifico
Clorinda e Tisbe, figlie di don Magnifico, si pavoneggiano davanti allo specchio vantandosi e glorificandosi. Angelina, figliastra di don Magnifico, canta una malinconica canzone (Una volta c’era un re), quasi presaga dello strano destino che sta per vivere. Le due sorelle la rimbrottano, ma subito entra Alidoro, precettore del principe don Ramiro, mascherato da mendicante, per spiare le tre sorelle. Chiede un po’ d’elemosina, ma viene insultato dalle due sorellastre: Angelina di nascosto gli dà del caffè, e Alidoro la ringrazia. Egli tiene d’occhio le tre per segnalare al principe i loro comportamenti: infatti il principe cerca moglie. Dopo essere stato curato da Angelina, e maltrattato da Clorinda e Tisbe, Alidoro se ne va, mentre alcuni cavalieri segnalano l’arrivo imminente del principe. Don Magnifico entra in scena, svegliato dalle figlie (Miei rampolli femminini), che lo avvertono dell’arrivo del principe: il padre raccomanda alle due figliole di comportarsi e vestirsi bene. Subito dopo entra don Ramiro, in vesti di paggio. Egli infatti ha scambiato le sue vesti con quelle del servo Dandini per spiare il comportamento delle sorelle. Cenerentola lo nota, e tra i due giovani scoppia l’amore (Un soave non so che). Subito dopo entra Dandini (Come un’ape nei giorni d’aprile), seguito dalla famiglia. Né don Magnifico, né le tre sorelle si sono accorte dello scambio di persona. Il cameriere vezzeggia le sorellastre, che elogiano il mascherato Dandini. Angelina chiede al patrigno se può venire alla festa, dato che tutti ci stanno andando. Ma don Magnifico la caccia sdegnosamente. Alidoro, vedendola, decide di aiutarla (Là del ciel nell’Arcano profondo, di Rossini, con cui sostituì, provvidenzialmente, la modesta aria composta originariamente dall’Agolini, Vasto teatro è il mondo).
Intanto, nel palazzo, Ramiro e Dandini discutono sulle figlie del barone, e decidono di metterle alla prova: Dandini afferma che la ragazza scelta sarà sua sposa, mentre l’altra andrà a Ramiro. Le ragazze, sdegnate, rifiutano i vezzeggiamenti del principe mascherato: improvvisamente giunge una strana ragazza vestita splendidamente. Ella è Angelina, velata, venuta lì per partecipare al ballo, vestita da Alidoro. Tisbe e Clorinda notano una certa somiglianza con la sorella. Anche il padre se ne accorge, ma le loro idee vengono smentite. Dandini invita tutti a tavola, ma l’atmosfera è strana: tutti hanno paura che il proprio sogno svanisca (… ho paura che il mio sogno vada in fumo a dileguar!).
Atto II
Don Magnifico riconosce nella misteriosa dama velata Cenerentola, tuttavia è sicuro che il principe sceglierà o Clorinda o Tisbe, e svela alle figlie che, appropriandosi del patrimonio di Angelina, l’ha sperperato per permettere loro di vivere nel lusso. Intanto Cenerentola, infastidita da Dandini che cerca di sedurla, rivela di essere innamorata del paggio. Ramiro è fuori di sé dalla gioia, ma Angelina gli dà un braccialetto, e gli dice che, se vuole amarla, dovrà cercarla e ridarglielo; Ramiro, dopo la fuga di Cenerentola, annuncia che la ritroverà (Sì, ritrovarla io giuro).
Intanto, Dandini rivela a don Magnifico di essere in realtà il cameriere del re (Un segreto d’importanza), scatenando l’ira e l’indignazione del barone. Il barone si adira e torna a casa.
Intanto Cenerentola, a casa, ricorda il magico momento vissuto alla festa, e ammira il braccialetto. Arrivano don Magnifico e le sorellastre, irate per la rivelazione di Dandini. Subito dopo si scatena un temporale, e la carrozza del principe (merito del maltempo, e di Alidoro) si rompe davanti alla casa.
Ramiro e Dandini entrano e chiedono ospitalità. Don Magnifico, che pensa ancora di far sposare una delle figlie al principe, ordina a Cenerentola di dare la sedia regale al principe, e Angelina la dà a Dandini, non sapendo che non è lui il principe. Il barone le indica Ramiro, e i due giovani si riconoscono (Siete voi… questo è un nodo avviluppato).
I parenti, irati, minacciano Cenerentola (Donna sciocca! Alma di fango!). Ramiro e Dandini la difendono, annunciando vendetta e terribili punizioni sulla famiglia. Cenerentola allora invoca la pietà del principe, ormai suo sposo, e dice che la sua vendetta sarà il loro perdono. Arriva Alidoro, tutto contento della sorte di Angelina. Clorinda s’indispettisce alle parole del vecchio, ma Tisbe preferisce accettare la sorella come principessa. Alla fine dell’opera, Cenerentola, salita al trono, concede il perdono alle due sorellastre e al patrigno (rondò Nacqui all’affanno), che, commossi, la abbracciano e affermano che nessun trono è degno di lei.
Personaggi dell’opera
- Don Magnifico (basso buffo): barone di Montefiascone, nobile spiantato e decaduto, oltreché involontariamente comico (da tipico esempio di basso dell’opera buffa napoletana). Padre di Clorinda e Tisbe nonché di Angelina (detta comunemente Cenerentola). Alla morte della madre di quest’ultima, incamera a vantaggio proprio e delle figlie il patrimonio di Cenerentola (che nulla sa in proposito) non solo per poter mettere assieme pranzo e cena, ma soprattutto per soddisfare la vanità delle stupide figlie (“per abbigliarvi, al verde l’ho ridotta…”). Sogna di uscire dalla voragine di debiti in cui si trova accasando una delle figlie al principe: per l’insipienza propria e dei suoi “rampolli femminini”, ahilui, farà ben altra fine (anche se la bontà di Cenerentola lo salverà comunque dal peggio).
- Clorinda (soprano) e Tisbe (mezzosoprano): tipici esempi di “brutte e stupide”. Viziate, immature, sciocche: insomma, il peggio del peggio. Fanno il diavolo a quattro per accasarsi col principe (finto) sdegnando per superbia l’offerta di matrimonio dello scudiero (che in realtà è il vero principe). Anche per loro, il risveglio sarà amaro.
- Angelina detta Cenerentola (contralto d’agilità, mezzocontralto): così come Clorinda e Tisbe rappresentano il negativo, Cenerentola ovvero Angelina rappresenta il positivo. Da ciò che si ricava dal testo si desume che:
- Sa di essere figlia (di primo letto) della moglie del Barone Don Magnifico (chiama sorelle Clorinda e Tisbe – pur tra i loro rimproveri – e dice “Era vedova mia madre ma fu madre ancor di quelle”);
- La madre morì quando ella era ancora piccola, altrimenti non avrebbe tollerato che fosse trattata da serva e soprattutto le avrebbe spiegato che la lasciava erede dell’ingente patrimonio del padre naturale;
- Ignora appunto di essere ricca, e che il denaro è stato occultato da Don Magnifico; Vive come una sorta di schiava, facendo la domestica per il patrigno e le sorellastre, ma sognando il riscatto. Incontra il principe travestito da scudiero e se ne innamora: grazie ai buoni uffici di Alidoro, maestro del principe, partecipa alla festa di palazzo. Vedrà coronati i suoi sogni e salirà sul trono con l’uomo che ama.
- Don Ramiro (tenore) : il principe che cerca moglie, ma personaggio di scarso spessore, inserito sol perché necessario nell’economia dell’opera (vedi il Don Ottavio nel Don Giovanni di Mozart). Si traveste da scudiero perché “in questa simulata sembianza, le belle osserverò”.
- Dandini (basso o baritono): lo scudiero che fa da principe per un giorno. Non ha le profondità o il ruolo di un Figaro (paradigma della voce baritonale nella musica rossiniana), ma a differenza del padrone anche musicalmente vive di luce propria.
- Alidoro (basso) : deus ex machina dell’opera, è il sostituto della fatina. Lui che invita il principe a scambiarsi di posto con Dandini per cogliere dal vero i caratteri delle pretendenti. Egli entra per primo in casa di Don Magnifico travestito da mendicante per indagare sulla situazione. Infine, progetta ed attua la partecipazione alla festa di Cenerentola nonché un falso incidente per consentire a Ramiro di ritrovarla.Il libretto, editore Attilio Barion Sesto San Giovanni – Milano 1930.
Organico orchestrale
La partitura di Rossini prevede l’utilizzo di:
Per i recitativi secchi:
- pianoforte (violoncello e contrabbasso ad libitum)
Struttura dell’opera
- Sinfonia (ripresa da La gazzetta)
Atto I
- 1 Introduzione e Coro No no , non v’è – Una volta c’era un Re – O figlie amabili (Clorinda, Tisbe, Angelina, Alidoro, Coro)
- 2 Cavatina Miei rampolli femminini (Don Magnifico)
- 3 Duetto Un soave non so che (Ramiro, Angelina)
- 4 Coro e Cavatina Scegli la sposa – Come un’ape nei giorni d’aprile (Coro, Dandini)
- 5 Quintetto Signor, una parola (Angelina, Don Magnifico, Ramiro, Dandini, Alidoro)
- 6 Aria Là del ciel nell’arcano profondo (Alidoro)
- 7 Finale I Conciossiacosaché – Zitto zitto, piano piano – Ah, se velata ancor – Parlar, pensar vorrei – Mi par d’esser sognando (Coro, Don Magnifico, Ramiro, Dandini, Clorinda, Tisbe, Alidoro, Angelina)
Atto II
- 8 Aria Sia qualunque delle figlie (Don Magnifico)
- 9 Recitativo e Aria E allor…se non ti spiaccio – Sì, ritrovarla io giuro (Ramiro, Coro)
- 10 Duetto Un segreto d’importanza (Dandini, Don Magnifico)
- 11 Canzone Una volta c’era un re (Angelina)
- 12 Temporale
- 13 Sestetto Siete voi? – Questo è un nodo avviluppato (Ramiro, Angelina, Clorinda, Tisbe, Dandini, Don Magnifico)
- 14 Coro e Rondò Della fortuna instabile – Nacqui all’affanno (Coro, Ramiro, Angelina, Don Magnifico)
Brani celebri
- Sinfonia
Atto I
- Una volta c’era un re, canzone di Cenerentola
- Un soave non so che, duetto di Ramiro e Cenerentola
- Come un’ape ne’ giorni d’aprile, cavatina di Dandini
- Mi par d’essere sognando, finale concertato