Omicidio Mastropietro, il PG Sottani: “Nessuna attenuante per Oseghale, si confermi dell’ergastolo”
ANCONA- Si è tenuta questa mattina la seconda udienza d’Appello per il tragico delitto della diciottenne romana, Pamela Mastropietro, avvenuto a Macerata, il 30 gennaio 2018.
In aula la mamma, Alessandra Verni, rappresentata dal legale e zio della diciottenne, Marco Valerio Verni e l’imputato Innocent Oseghale, con accanto l’interprete ed i legali della difesa, Simone Matraxia e Umberto Gramenzi.
Il 29 maggio 2019 il 31enne nigeriano era stato condannato all’ergastolo con l’accusa di aver violentato, ucciso, depezzazzato, dissanguato, disarticolato, lavato con la candeggina e rinchiuso all’interno di due valige il corpo della giovane Pamela, per poi abbandonarlo a Casette Verdini di Pollenza, dove è stato rinvenuto il giorno successivo.
Un caso drammatico e unico nel suo genere, rappresentato dal pm Ernesto Napolillo, che con tristezza e amarezza ha ripercorso l’intera vicenda affermando: “È difficile spegnere il sorriso di Pamela. Quello che le è successo non è stata solo una barbarie, ma un furto di felicità nei confronti di una ragazza sottratta alla famiglia, di chi l’ha conosciuta e della società civile, tutta”.
La parola è poi passata al Procuratore Generale di Ancona, Sergio Sottani, che, dopo 4 ore di requisitoria, ha chiesto al presidente della Corte, Giovanni Treré, la conferma dell’ergastolo per l’imputato, senza alcuna attenuante.
“Non vogliamo vendetta, ma un processo e una sentenza giusta”, ha dichiarato a questo proposito Sottani, richiamando nella propria requisitoria la poesia ‘A tutte le donne’ di Alda Merini.
Ha poi aggiunto: “Nessuna attenuante per la condotta perpetrata in questa vicenda”.
I legali di Oseghale hanno quindi annunciato che il loro assistito avrebbe voluto rilasciare delle dichiarazioni, mentre Alessandra Verni, mamma di Pamela Mastropietro ha pronunciato le seguenti parole:
“Voglio parlare con lui! Un giorno vorrei parlarci, deve dirmi, guardandomi negli occhi, che cosa è successo e dire chi sono i suoi complici. Dice di essere pentito, piange? Anch’io piango, ma non sono come lui. Non riuscirei mai a fare del male a una persona. Deve parlarmi, guardandomi negli occhi, dire quello che è successo, indicare i complici, altrimenti non ci credo”.
Nel corso dell’udienza, la Procura Generale ha ripercorso tutte le tappe del tragico delitto, relativamente al quale il pm Napolillo ha dichiarato:
“Lo scuoiamento, la decapitazione, il depezzamento, e la disarticolazione non sono state operazioni dettate dalla fretta, ma finalizzate al depistaggio. Oseghale ha portato Pamela in casa solo per un motivo: fare sesso. Avete mai visto un pusher che invita nella propria abitazione una cliente per consumare droga?
L’imputato è un acrobata della menzogna. Ha sempre parlato troppo, ma non ci ha fatto capire mai niente. Ci sono tante contraddizioni in questa vicenda. Tutto ciò che era riconducibile alla violenza sessuale scompare, comprese alcune parti del corpo della diciottenne che non sono mai state trovate. Tutto rimane riconducibile ad Oseghale, come ad esempio il coltello utilizzato per le lesioni e la mannaia usata per fare a pezzi il cadavere armi ritrovate nell’appartamento di via Spalato”.
Oltre alla famiglia Mastropietro, rappresentata dall’avvocato Marco Valerio Verni, in aula erano presenti anche i legali delle parti civili, ovvero il Comune di Macerata ed il proprietario dell’abitazione luogo del macabro omicidio.
Elisa Cinquepalmi
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