Sotto le festività natalizie normalmente tutti si premurano di scambiarsi gli auguri e, come ogni anno, c’è la rincorsa, magari anticipando il nostro interlocutore, a voler dimostrare che ci si è ricordati di lui.
Come accade da sempre, anche quest’anno non ci si è dimenticati di questa ricorrenza, e quindi di porgere i doverosi auguri.
Migliaia i messaggi che, grazie alla nuova tecnologia, si riversano sulle chat o sulla messaggistica dei social, dei telefonini, per non parlare dei video, appositamente creati per l’occasione.
Auguri e Buon Natale si rincorrono ovunque, anche tra persone che poco si sopportano o di cui ci ricordiamo in occasioni come questa.
Una festività che da sempre unisce e riunisce, che fa dimenticare dissidi, animosità, contrasti ed altro, che favorisce gli incontri tra persone, amici, parenti, vicini anche se lontani.
Per i cattolici il Natale è una festa che celebra la nascita di Gesù e cade il 25 dicembre e, in tempi più recenti, ha assunto nella cultura occidentale anche un significato laico, evidenziato dallo scambio di doni.
E’ inoltre legata alla famiglia e al folclore religioso cristiano la tradizione del presepe e dell’albero di Natale, entrambe di origine medioevale, mentre è pagano lo scambio dei doni, così come la tradizione di Babbo Natale, legati ai Paesi del Nord Europa, anche se presente in Giappone e in altre parti dell’Asia orientale.
Insomma nel mondo, e non solo tra i cattolici, farsi gli Auguri di Natale è diventato una magnifica tradizione. Quest’anno tuttavia, per volere di pochi, l’Italia ha dovuto rinunciare a questa consuetudine che unisce il sacro ed il profano, ma che ha il merito di avvicinare le persone, unirle,
compiere il miracolo di farle incontrare attraverso l’evento della Natalità di Cristo.
Famiglie lontane e vicine, parenti, genitori, figli che hanno atteso questo momento per incontrarsi, rivedersi e trascorrere insieme quei pochi momenti che il ritmo frenetico della vita non ci consente spesso di condividere, sono stati costretti a rinunciare.
Trincerandosi dietro la pandemia, è stata imposta la rinuncia a qualsiasi tipo di libertà, seppur sancita da una Costituzione giovane approvata dall’Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947 e promulgata dal capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il 27 dicembre dello stesso anno.
Non si vuole certamente accusare nessuno, ma evidenziare i fatti. Il virus ha stancito la fine del Natale, dopo aver imbrigliato anche la Santa Pasqua, come certamente tutti ricordano avendo subito l’imposizione del primo blocco totale.
Da sottolineare il fatto che lo stato di emergenza era stato decretato il 31 gennaio 2020, ma le notizie dei contagi relativi al Covid-19 sono pervenute solo dopo. Nel tempo si sono susseguiti dibattiti circa l’efficacia o meno di cure e farmaci, alcuni dei quali sembra possano incrementare la possibilità di una sorta di cura domiciliare e recentemente riabilitati. Nel mentre ci si è dedicati alle più svariate strategie per rimettere in campo la scuola (banchi con le ruote) e per dare risalto alla cultura ambientalista ed ecologista (monopattini).
Ed ora è in arrivo il vaccino, che costituirà sicuramente la salvezza dei popoli piegati dal virus ma di certo costituisce anche un affare di non indifferenti proporzioni per le aziende che lo producono.
Per, ora, purtroppo, siamo costretti a vivere isolati dai nostri affetti e a non poter condurre una vita normale. Il premier Conte ha già annunciato che se non si mantiene alta la guardia potrebbero essere decretate ulteriori misure restrittive dopo le festività. Per molti il mondo del lavoro è fermo, le attività sono in sofferenza e anche per quanto riguarda il Santo Natale, che viviamo oggi, è tutto molto diverso a come ci saremmo augurati. Le misure adottate nel corso degli ultimi mesi sarebbero dovute servire appunto a salvare il Natale. Ma, evientemente, qualcosa non ha funzionato. E di questo è giusto che si prenda atto.
La Chiesa, dopo aver celebrato la Santa Pasqua senza fedeli, ha deciso di anticipare l’orario della messa di Natale. Come se il virus colpisse solo a certi determinati orari. Del resto è ormai noto l’orologio del virus, che colpisce dalle 18 alle 5 del mattino, e soprattutto nei bar, nei ristoranti, nelle chiese e nelle scuole, ma non sui mezzi pubblici.
Con l’istituzione del coprifuoco, sembra di essere in guerra. Ma la sensazione che si ha, purtroppo, è che si tratti di una guerra contro gli italiani.
Probabilmente la storia non ha insegnato nulla, probabilmente certe cose possono accadere solo in Italia perché l’Italia non è mai stata una nazione unita, tanto che abbiamo rinunciato alla nostra sovranità.
Di fatto però quest’anno non ci faremo gli auguri di Natale, a meno ché non ci si voglia prendere in giro.
Ettore Lembo
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