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Anticipazioni per il Grande Teatro in TV di Dostoevskij del 29 dicembre su RAI 5: “I fratelli Karamazov – 7° e ultima parte – Il processo di Dmitrij”

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Anticipazioni per il Grande Teatro in TV di Dostoevskij del 29 dicembre alle 15.40 su RAI 5: “I fratelli Karamazov 7° e ultima parte – Il processo di Dmitrij”

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Settima Parte

Prosegue il processo a carico di Dmitrij per l’omicidio del padre: depone il servo Grigorij, che da Dmitrij era stato aggredito, e poi Ivan, dopo una notte tormentata dall’acuirsi della sua schizofrenia. Ivan racconta della confessione fattagli da Smerdjakov e delle sue responsabilità come mandante “ideologico” dell’assassinio. Le continue allucinazioni di Ivan, però, lo rendono poco credibile. Katerina Ivanovna consegna una lettera scritta da Dmitrij in cui questi confessa tutto l’odio per il padre e la sua intenzione di ucciderlo. Dopo la requisitoria dell’accusa e quella della difesa, la giuria annuncia il suo verdetto di condanna nei confronti di Dmitrij. Al rito funebre, Ala parla dei suoi progetti e di come solo l’amore possa salvare l’umanità.

I fratelli Karamazov è uno sceneggiato televisivo diretto da Sandro Bolchi con Corrado Pani, Carlo Simoni, Umberto Orsini e Lea Massari trasmesso dal Programma Nazionale della RAI nel 1969. Articolato in sette puntate, andò in onda dal 16 novembre al 28 dicembre di quell’anno.

La fiction era tratta dal romanzo omonimo ottocentesco – I fratelli Karamàzov, appunto – di Fëdor Dostoevskij. A curarne la riduzione televisiva e la relativa sceneggiatura fu chiamato lo scrittore e drammaturgo Diego Fabbri.[1]

Trama

Come nel romanzo originale, al centro della storia è la vicenda umana di una famiglia dilaniata dall’interesse materiale, appunto quella dei Karamazov (un padre, Fedor, e tre figli – Dmitri, Ivàn e Alksej – oltre ad un quarto naturale, Smerdjakov, avuto dal capostipite in seguito ad una relazione con una nota vagabonda della cittadina in cui si svolge la vicenda), capace di trasformarsi in un groviglio di vipere.

Critica

Il lungo sceneggiato diretto da Bolchi ebbe un successo sia in termini di audience (registrando una media di 15 milioni di spettatori a puntata, un record anche per l’epoca, quando ancora la concorrenza televisiva era limitata a due sole reti) che di critica. L’accoglienza fu talmente positiva che ebbe riflessi notevoli anche sulla diffusione del libro da cui la fiction era tratta, che divenne un best seller.

Negli anni 2000, in occasione della redistribuzione dell’opera in DVD ad opera di Fabbri Editori, il critico cinematografico e televisivo Maurizio Porro – ricordando l’importanza del contributo come delegato alla produzione del commediografo Aldo Nicolaj – ha scritto nelle note che accompagnano il supporto video:

«[I fratelli Karamàzov costituiscono] un grande spettacolo corale, uno di quelli per cui la tv di allora è giustamente oggi rimpianta giacché era capace di diffondere la cultura senza noia, anzi portando i grandi temi dostoevskjiani ad altezza di telespettatore […] Bolchi compie un lavoro da rabdomante intuendo le potenzialità di molti giovani attori che con lui fanno un deciso salto in alto nella loro carriera […] Come nel libro e così in tv, i caratteri sono molto ben delineati e contrapposti nelle loro ombre perenni fra Male e Bene […]»

Molto riuscite appaiono, secondo l’esegesi di Porro, le sequenze relative al lungo processo “in cui è imputato uno dei figli per l’uccisione del padre Fedor”“le due arringhe degli avvocati, pro e contro, sono due magnifici pezzi di teatro che Bolchi risolve con lo stile del cinema da tribunale”.