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“Liberta di religione nel mondo, una situazione preoccupante”. Intervista ad Amicarelli di FOB

La liberta di religione nel mondo è in una situazione preoccupante

Anche nel XXI secolo i diritti individuali e la libertà di religione e di credo non sono tutelati come ci si sarebbe aspettato qualche decennio fa. Dal gennaio 2015 l’European Federation for Freedom of Belief – FOB, una federazione di associazioni costituita come piattaforma laica, difende i diritti di credenti, non credenti e atei battendosi dichiaratamente contro la discriminazione religiosa comprese le distinzioni arbitrarie fra “religione” e “setta” spesso diffamatorie per le minoranze religiose. Della situazione corrente abbiamo parlato con il presidente di FOB, l’italiano Alessandro Amicarelli.

Dottor Amicarelli, qual è attualmente la situazione relativa la libertà religiosa nel mondo?

Ci sono un gran numero di situazioni preoccupanti, non solo in Paesi dove le libertà sono presenti in misura minore rispetto, ad esempio, agli Stati Uniti o ai Paesi europei, ma anche proprio in alcuni Paesi europei. Recentemente il governo francese ha proposto una legge contro il separatismo studiata contro l’Islam radicale e le cosiddette sétte. Per un approfondimento di questo tema rimando allo studio che abbiamo svolto con Massimo Introvigne del CESNUR ed altri noti studiosi,
culminato nel Libro Bianco “Separatism,” Religions and “Cults”:Religious Liberty Issues – A White Paper” disponibile in italiano sul nostro sito.

Anche in Germania si verificano situazioni spiacevoli, pensiamo ad esempio al filtro anti-setta, denunciato da Bitter Winter, in base al quale per alcune assunzioni o per ricoprire alcuni ruoli occorre dichiarare di non essere membri di determinati gruppi religiosi. In chiave positiva vi sono stati sviluppi, sebbene ancora in fase embrionale, grazie all’iniziativa, voluta dagli Stati Uniti d’America, della Ministeriale per l’Avanzamento della Libertà Religiosa nel mondo la cui prima edizione si tenne a Washington DC nel luglio 2018 attirando rappresentanti di svariate decine di Paesi del Mondo e che fu un tale successo da divenire subito un appuntamento annuale, anche nel 2020 nonostante restrizioni Covid si è comunque tenuta sebbene solo online.

Pensa che la Pandemia da Covid-19 possa aver giocato un ruolo ulteriormente negativo?

Senza dubbio le restrizioni dovute al Covid hanno aggravato l’esercizio della libertà religiosa, così come di altre numerose libertà, e alcuni abusi da parte degli stati non sono mancati. Come reti di studiosi a livello internazionale ci siamo attivati per denunciare abusi e allo stesso tempo per riportare iniziative positive durante i periodi più duri delle restrizioni.

Il lavoro dietro le quinte non si è fermato, e come FOB, CESNUR, Bitter Winter, Human Rights Without Frontiers, ORLIR – International Observatory of Religious Liberty of Refugees, Soteria International, CAP Liberté de Conscience, All Faiths Network e altre organizzazioni, abbiamo incessantemente svolto il nostro lavoro attraverso numerose iniziative quali conferenze online, testi pubblicati, proposte sensate ed altro. Abbiamo sostenuto un’interessante ed equilibrata Proposta elaborata dal Gruppo di Ricerca DiReSom (Diritto, Religioni, Società multiculturale), composto da docenti e ricercatori di numerose università italiane, da Messina a Trento, nella quale veniva avanzata, nei confronti del Governo italiano, una ragionevole serie di Linee Guida per la cauta riapertura dei luoghi di culto, nel territorio italiano, chiusi per ordine del governo senza eccezione durante la prima quarantena

Segnalo un’iniziativa svoltasi in data 3 settembre 2020 sulla Persecuzione dei Testimoni di Geova in Russia organizzata di concerto con l’Università di Vilnius in Lituania che ha visto la partecipazione di studiosi da diversi continenti e culminata in una Relazione Finale della Conferenza e, successivamente, nella pubblicazione del Libro Bianco “The New Gnomes of Zurich: The Jehovah’s Witnesses, the Spiess Case, and Its Manipulation by Anti-Cult and Russian Propaganda”, in cui con Massimo Introvigne abbiamo decostruito un fanta-teorema elaborato da gruppi anti-setta contro i Testimoni di Geova. I gruppi anti-setta riuniti nell’organizzazione denominata FECRIS, Federazione Europea dei Centri di Ricerca sul Settarismo, e la loro filosofia aggressiva alla base della pratica anti-religiosa sono stati duramente attaccati e denunciati dalla Commissione bi-partisan degli Stati Uniti d’America, USCIRF – US Commission for International Religious Freedom che ha chiesto ai governi di fermare la violenza della FECRIS nei confronti delle minoranze religiose, sbrigativamente tacciate di essere sette, e di vietarne le attività in quanto contrarie ai diritti umani fondamentali universali. È opportuno sottolineare che la FECRIS è finanziata per il 90% dal governo francese. 

Quali sono le chiese o i movimenti che stanno subendo maggiori discriminazioni o persecuzione vera e propria?

Oltre al caso dei testimoni di Geova cui ho fatto cenno sopra, ci siamo occupati di casi di violazione della libertà religiosa in Cina, dove The Church of Almighty God o Chiesa di Dio Onnipotente e i Musulmani di etnia Uyghur si trovano nei campi di trasformazione tramite il lavoro voluti dal governo cinese per essere trasformati in cittadini rieducati alla dottrina del Governo Cinese. Questi campi, che rievocano nell’organizzazione e nelle pratiche i campi nazisti, sono stati portati a conoscenza del vasto pubblico da Bitter Winter, le cui notizie sono state poi riprese da media internazionali.

Ci siamo occupati della Chiesa Shincheoji, trattata in Corea del Sud alla stregua di setta pericolosa e additata, in una campagna politico-mediatica di caccia alle streghe, come responsabile della diffusione del covid-19, e di altri gruppi.

In ultimo, temporalmente, ci siamo occupati del caso del gruppo spirituale e QiGong taiwanese Tai Ji Men che ha un problema da anni con l’Ufficio Tasse, nonostante la magistratura a tutti i livelli abbia cancellato tutte le richieste di tasse nei confronti di questi gruppo spirituale. 

Si è parlato anche in Italia in questi mesi, della proscrizione dei Testimoni di Geova in Russia in atto dal 2017. Come motiva i brutali attacchi alle libertà individuali dei singoli appartenenti al movimento, noti tradizionalmente per il loro atteggiamento non violento?

I testimoni di Geova furono tra le vittime dei campi di concentramento nazisti, anche con il contributo del governo italiano, e spesso vittime di persecuzione vera e propria anche nell’Italia democratica e repubblicana, arrestati per proselitismo e per obiezione di coscienza al servizio militare o anche per il rifiuto di svolgere il servizio sostitutivo. Come FOB abbiamo trattato a lungo il tema dei testimoni di Geova e abbiamo richiamato le campagne di odio in atto negli anni 1990-2000 contro i testimoni da parte di organizzazioni contro le sette operanti in diverse zone di Italia, la cui scia di intolleranza è ancora presente nel territorio nazionale. Come organizzazioni per i diritti umani e la libertà religiosa abbiamo ripetutamente denunciato la situazione russa, essa infatti è peculiare ed in gran parte causata dalla presenza in Russia di organizzazioni legate alla richiamata FECRIS, il cui vice-presidente Alexander Dvorkin è proprio russo e fautore delle campagne di odio contro i testimoni, culminate nella dichiarazione di illegalità dell’organizzazione dei testimoni in Russia quale gruppo estremista.

È opportuno ricordare, come abbiamo fatto nella Relazione Finale della Conferenza sui testimoni del settembre 2020, che il Presidente Putin ha più volte dichiarato di non comprendere il motivo della persecuzione dei testimoni, e addirittura nel 2017 poco dopo la messa al bando come organizzazione estremista, premiò come Famiglia dell’Anno una famiglia di testimoni. Certamente esiste in Russia una fetta della società che mostra chiara intolleranza contro gruppi minoritari, con accanimento in particolare verso Testimoni di Geova e la Chiesa di Scientology, ma anche gruppi di matrice islamica totalmente pacifici e altri gruppi minoritari cristiani; al contempo esiste parte della società russa che si è apertamente schierata contro la messa al bando del 2017, compreso anche il Presidente Putin, cosa che gli anti-sette e la maggior parte dei media nostrani dimenticano di richiamare.

Molte organizzazioni statali come l’OSCE l’UE, l’UNHCR o singoli Stati come Regno Unito, Germania, Stati Uniti hanno condannato il comportamento delle autorità russe. Pensa che questo possa portare a un allentamento della persecuzione?

Stati più inclini al rispetto della libertà religiosa, in primis gli Stati Uniti ed il Regno Unito, paese in cui vivo ed esercito da diversi anni, fanno da sempre pressione affinché cessi la persecuzione dei testimoni e di altri gruppi in Paesi e territori meno attenti alla tutela della libertà di credo, tra cui la Russia. Stesso tipo di intervento avviene ad opera di organizzazioni internazionali come quelle da lei richiamate. Tra le Nazioni virtuose in tema di tutela della libertà religiosa vorremmo annoverare anche l’Italia, ma il Belpaese deve compiere ancora alcuni passi per poter dirsi un Paese pienamente rispettoso delle minoranze religiose. Lo sforzo dovrebbe avvenire anzitutto a livello culturale ed essere affiancato da un intervento legislativo di attualizzazione dei princìpi costituzionali, troppo spesso non realizzati nella pratica.

Annualmente presso lo Human Dimension Implementation Meeting, organizzato dall’OSCE, Organizzazione per la Sicurezza e Cooperazione in Europa, per discutere di tematiche relative ai diritti umani e libertà fondamentali, molti Paesi tra cui Italia, Francia, Russia ed altri Paesi, sono fatti oggetto di interventi con richiesta di chiarimento circa il motivo della carenza di tutela di libertà di credo e spesso le risposte date dai rappresentanti dei governi sono a dir poco sconcertanti. Per questo resta di fondamentale importanza il ruolo delle organizzazioni internazionali di studiosi, docenti universitari e ricercatori che, oltre a denunciare le violazioni, si pongono positivamente come fonte di arricchimento per l’opinione pubblica e come strumento di consulenza per le istituzioni che certamente necessitano di supporto specialistico.    

Tornando alla Russia, le cose potranno solo cambiare se il Paese farà un passo in avanti serio e fino a che ciò avvenga ben vengano tutte le pressioni fatte da altri Stati, da organizzazioni internazionali e certamente da parte di organizzazioni umanitarie e da giornalisti eticamente irreprensibili e attenti a queste tematiche. 

Tornando all’Italia, che ruolo giocano i media nel formare l’opinione pubblica per ciò che concerne le minoranze religiose, etniche o di altro genere?  E come valuta il comportamento dei media negli ultimi tempi?

È comprensibile l’atteggiamento che chiamerei di riverenza nei confronti della Chiesa cattolica e della persona del Sommo Pontefice Romano da parte della maggior parte dei media italiani che dedicano ampio spazio alla religione di maggioranza del Paese. Meno comprensibile è la totale assenza di spazio per le religioni e spiritualità minoritarie all’interno dei media, soprattutto se pensiamo al servizio pubblico che dovrebbe invece assicurare una certa equità che tarda largamente ad essere assicurata.

Nonostante dal nuovo Accordo del 1984 siano passati ben 37 anni, nonostante numerose Intese con confessioni religiose siano state stipulate, e nonostante l’Italia abbia precisi obblighi internazionali, non si vedono cambiamenti particolarmente interessanti e degni di nota quando si tratti di religioni e spiritualità minoritarie nei media. Se pensiamo che la religione cattolica riceve attenzione quotidiana su tutte le reti pubbliche, con diverse trasmissioni dedicate e altresì all’interno dei telegiornali, e che di contro invece, nel sevizio pubblico solo la rete 2 concede un piccolo spazio alle comunità non cattoliche, trasmettendo due sole trasmissioni, nello specifico, “Protestantesimo” e “Sorgente di Vita”, peraltro messe in onda nel profondo della notte e solo a settimane alterne, assicurando così pochissime ore in un anno alla comunità ebraica e alle comunità protestanti, e che altre comunità religiose non ricevono neanche minima attenzione, pensiamo ad esempio alla comunità islamica che costituisce, numericamente, la seconda comunità religiosa d’Italia, la disparità di trattamento è più che palese.

Alla rilevata mancanza di attenzione in positivo per le comunità religiose minoritarie, va di pari passo la presenza di stigmatizzazione sistematica nei confronti dell’Islam e di altre comunità religiose e spirituali considerate alla stregua di sette, con campagne mediatiche all’interno di trasmissioni nazional-popolari in cui si invitano in qualità di esperti soggetti che non fanno altro che portare avanti luoghi comuni e stereotipi contro comunità che in altri Paesi godono di rispetto e piena libertà. Lo stesso cliché lo si vede spesso applicato ad altre minoranze, esempio minoranze etniche. E la stessa poca attenzione è mostrata nei confronti delle minoranze linguistiche nazionali, ad esempio, di lingua ladina, friulana, francese e tedesca o altre. 

Cosa pensa che possa fare in più la comunità internazionale, per fronteggiare la piaga delle violazioni dei diritti umani e dell’esercizio della libertà religiosa? 

La comunità internazionale ha fatto e sta facendo tanto in questo settore, il problema sono gli Stati nazionali che tardano a realizzare in pratica le prescrizioni contenute negli strumenti internazionali di tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali, che gli stessi Stati hanno contribuito ad adottare. L’educazione dei giovani è senz’altro il primo passo da fare, ma fino a che il legislatore non interverrà con interventi concreti, fino a che le scuole pubbliche di uno Stato che si dice laico forniranno un insegnamento religioso confessionale, fino a che si permetterà a quotidiani e  trasmissioni radio e televisive di portare avanti stereotipi e pregiudizi nei confronti di minoranze religiose e spirituali etichettate come sette, fino a che in breve non saranno realizzati i princìpi costituzionali sacrosanti quali l’eguaglianza di tutti gli individui e la libertà religiosa, nulla o poco si otterrà. 

Concludendo in chiave positiva la nostra organizzazione European Federation for Freedom of  Belief – FOB – Federazione Europea per la Libertà di Credo, organizzazione laica ed indipendente da qualsiasi confessione e che opera per tutti, credenti e non, in occasione della Convenzione internazionale di FOB, “Libertà di Credo in Europa, un cammino difficile”, evento di enorme successo tenutosi a Firenze nel gennaio 2018, sotto gli auspici del Segretario Generale del Consiglio d’Europa, ricevette l’onore della Medaglia del Presidente della Repubblica Mattarella, la qual cosa dimostra attenzione da parte del più alto Rappresentante della Repubblica italiana e lascia ben sperare per il futuro di tante comunità religiose e spirituali in Italia. In quella occasione lanciammo un Appello alle Nazioni europee per l’attuazione nei Paesi europei della normativa internazionale per i diritti umani e la libertà religiosa di tutti, presentata anche al Palazzo delle  Nazioni Unite a Ginevra.  

Roberto Guidotti

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