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Rosina, per gli inquirenti quella dei familiari è stata una messinscena premeditata: arrestati figlia e nipote

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Rosina, per gli inquirenti quella dei familiari è una messinscena: arrestati figlia e nipote

 Di fronte alle telecamere del Tg5 il nipote di Rosina Cassetti, deceduta la sera della vigilia di Natale nella propria abitazione di Montecassiano, non aveva rilasciato dichiarazioni. Gli inquirenti hanno indagato a 360 gradi, ma fin da subito aveva perso peso l’ipotesi della rapina finita male. Poco dopo il delitto, erano risultati indagati i familiari conviventi della donna: il marito, la figlia ed il nipote. Queste le ipotesi di reato: omicidio volontario e favoreggiamento. Un atto dovuto “per scrupolo investigativo” per consentire loro di partecipare all’autopsia. Secondo il medico legale che ha effettuato la prima ispezione cadaverica, la donna sarebbe morta per asfissia.

La sera della vigilia di Natale, mentre tutti si trovavano nelle proprie abitazioni con i pochi cari che è stato consentito incontrare, Rosina Cassetti, 78 anni, era a casa propria, a Montecassiano, insieme al marito, alla figlia e al nipote. Dalla villetta coi cancelli era arrivata poi una chiamata ai carabinieri: c’è stata una rapina, i familiari sono stati legati e trattenuti mentre i balordi agivano. C’è stato un morto, ed è proprio lei, Rosina: forse il cuore non ha retto a quella prova ed è stata fulminata da un malore. Secondo i vicini però i cani non avrebbero abbaiato e, nella villetta, poi, non sarebbero stati presenti segni di effrazione.

Ora, nelle indagini, la svolta: l’omicidio della 78enne Rosina Carsetti, sarebbe stato commesso materialmente dal nipote 20enne, Enea Simonetti. Lo sostiene la Procura di Macerata dopo articolate indagini, anche tecniche, eseguite dai carabinieri. E così sono finiti in carcere il giovane e la madre, Arianna Orazi; indagato il marito della vittima Enrico Orazi, insieme agli altri, per accuse che vanno dal concorso in omicidio volontario premeditato pluriaggravato alla simulazione di reato e maltrattamenti.

Il dettaglio più inquietante, che aveva destato perplessità negli investigatori, era stato il fatto che Rosina si era era rivolta al centro Sos Donna di Macerata, dove sarebbe dovuta tornare per parlare con i legali. Da quanto è stato possibile apprendere, la donna sarebbe vissuta in casa da reclusa in un piano dell’abitazione, e le sarebbero stati tolti la possibilità di ricevere telefonate e l’auto. Questo, stando sempre ai racconti, da quando la figlia si era trasferita a casa dei genitori. E sono stati in molti a parlare delle continue tensioni presenti all’interno delle mura domestiche.

LM

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