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Il film d’autore stasera in TV: “La parola ai giurati” giovedì 18 febbraio 2021

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Il film d’autore stasera in TV: “La parola ai giurati” giovedì 18 febbraio 2021 alle 21.10 su TV 2000 (Canale 28)

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La parola ai giurati (12 Angry Men) è un film del 1957 diretto da Sidney Lumet, alla sua prima prova come regista cinematografico ed interpretato da Henry Fonda.

La sceneggiatura è un adattamento dell’originale soggetto di Reginald Rose Twelve Angry Men, scritto nel 1954 per la TV, e racconta la storia di un componente di una giuria che, sulla base di un “ragionevole dubbio”, tenta di persuadere gli altri undici membri ad assolvere un ragazzo accusato di parricidio.

Il film, manifestando la sua origine teatrale, si caratterizza per essere quasi interamente girato su un solo set: infatti, ad esclusione di tre minuti suddivisi tra l’inizio e la fine e due brevi scene girate in una sala da bagno, l’intera vicenda è ambientata nella stanza in cui si riunisce la giuria. Ad eccezione dei giurati n. 8 e n. 9, che rivelano i rispettivi nomi al momento di accomiatarsi all’uscita dal tribunale, nessun nome è usato nel film: all’imputato ci si riferisce con “il ragazzo”, ai testimoni con “il vecchio” e “la donna dall’altra parte della strada”.[1]

Nel 2007 l’American Film Institute l’ha inserito all’ottantasettesimo posto della classifica dei cento migliori film americani di tutti i tempi (nella classifica originaria del 1998 non era presente).[2]

Il film comincia in un’aula di tribunale; lo spettatore è da subito informato del fatto che siamo di fronte ad un processo per omicidio di primo grado: un uomo è morto, suo figlio è accusato di essere l’assassino. In accordo con la legislazione statunitense, il verdetto deve essere espresso all’unanimità: un verdetto non unanime porterebbe infatti alla ripetizione del processo. La giuria è inoltre informata che un verdetto di colpevolezza condannerà certamente il ragazzo alla sedia elettrica, poiché il giudice rifiuterà qualsiasi richiesta di grazia. I dodici giurati si dirigono verso la stanza in cui svolgeranno il proprio lavoro e dove, discutendo il caso, conosceranno la personalità l’uno dell’altro.

All’inizio il raggiungimento dell’unanimità sembra semplice: per votazione esplicita 11 giurati si dichiarano a favore della colpevolezza; solo il giurato numero 8 vota per l’assoluzione, ma si dichiara in realtà dubbioso. Si passano rapidamente in rassegna le prove:

  1. Un uomo anziano, che abita esattamente al piano inferiore subito sotto il luogo del delitto (che è avvenuto nell’appartamento della vittima all’interno di un palazzo), dichiara di aver sentito il figlio gridare “ti ammazzo” e subito dopo il rumore di un corpo che cade; dopo poco ha udito qualcuno scappare e, uscendo dall’appartamento, ha affermato, sotto giuramento, di aver riconosciuto il figlio della vittima.
  2. Il coltello con cui è stato ucciso l’uomo è identico a quello che il giovane aveva acquistato poche ore prima, dopo aver litigato con il padre; il riconoscimento dell’oggetto è avvenuto in aula da parte del negoziante che l’aveva venduto. Inoltre il negoziante afferma che il coltello a serramanico usato è molto raro.
  3. Una donna che abita di fronte afferma di avere assistito all’omicidio dalla finestra; mentre si trovava a letto aveva visto la scena dall’altra parte della strada attraverso i finestrini di un treno della metropolitana sopraelevata che passava con le luci interne spente.

Gli alibi del ragazzo sembrano inconsistenti:

  1. Sostiene di essere andato al cinema al momento del delitto, ma non ricorda né il titolo del film né i nomi degli attori; inoltre nessuno si è ricordato di averlo visto.
  2. Afferma che il coltello era stato effettivamente da lui comprato, ma in seguito perduto nel cinema stesso.

Il giurato n. 8 basa i suoi dubbi sul fatto che l’avvocato difensore era stato piuttosto timoroso nei suoi interrogatori: si tratta di un avvocato alle prime armi, nominato difensore d’ufficio. Esplicita quindi i suoi dubbi su alcuni punti per lui ancora non chiariti e richiede una nuova votazione a scrutinio segreto da cui si astiene esplicitamente. A sorpresa su 11 votanti c’è un nuovo voto a favore dell’assoluzione: in breve si scopre che è il giurato n.9.

Si ripercorre pertanto il processo, vengono riesaminate le prove messe agli atti, in particolare il coltello che è servito come arma del delitto. Lo spettatore viene a conoscenza del fatto che il litigio tra padre e figlio è avvenuto alle sette di sera, l’omicidio dopo mezzanotte e il ritorno del figlio a casa dopo l’una. A poco a poco, con la collaborazione di tutti i giurati, le varie prove che sembrano solide crollano:

  • Il coltello è tutt’altro che raro: il giurato n.8 ne ha con sé uno identico e afferma di averlo trovato senza difficoltà in un negozio.
  • Il movente appare debole: il ragazzo e il padre avevano litigato in passato più volte e l’episodio di quella sera non era particolarmente significativo.
  • Le testimonianze a carico del ragazzo appaiono poco credibili: lo spettatore viene a sapere infatti che la donna avrebbe visto la scena attraverso i finestrini delle ultime carrozze di un treno che stava passando in quel momento. Per quanto riguarda il vecchio, sembra impossibile che possa aver udito qualcosa con il frastuono del treno e, osservando la pianta dell’appartamento, appare inverosimile che abbia potuto vedere il ragazzo mentre fuggiva: egli ha seri problemi a camminare e non avrebbe potuto raggiungere la porta dell’appartamento in tempo.
  • Il modo in cui era stato usato il coltello appare strano: il defunto è stato colpito dall’alto verso il basso, come avrebbe fatto un uomo di altezza simile e con un normale coltello. Viceversa, trattandosi di un coltello a serramanico, era più logico che una persona abituata al suo uso come il ragazzo lo avesse usato dal basso verso l’alto. Il ragazzo è molto più basso del padre (1,70 m contro 1,90 m).
  • Viene fatto notare come alcuni comportamenti del ragazzo, che lo fanno apparire colpevole, siano in realtà normali: lo stesso grido “Ti ammazzo” viene urlato dal giurato n.3 al n.8 in un momento di esasperazione. Inoltre si scopre che in realtà al processo il ragazzo ricordava il film visto e che la dimenticanza risale esclusivamente al momento del ritorno a casa, quando trova la polizia ad accoglierlo e il padre ucciso: l’emozione del momento potrebbe essere la causa della confusione.
  • Infine viene demolita la testimonianza della donna: il giurato n.9, infatti, nota che la donna portava gli occhiali, anche se per vezzo non li indossava in fase di deposizione al processo. Lo spettatore scopre che la donna ha testimoniato di aver visto la scena del delitto dal suo letto dove non riusciva a dormire per il caldo: da lì ha visto la scena attraverso i finestrini del treno che passava; dato che si trovava a letto era certo che non indossasse gli occhiali e quindi è del tutto improbabile che avesse potuto distinguere il volto dell’assassino a 20 metri di distanza, attraverso i finestrini di un treno in corsa e nella penombra.

A mano a mano che si analizzano gli indizi si rifanno le votazioni e il numero degli innocentisti aumenta: si passa rapidamente da due a tre a quattro fino ad arrivare a sei; alla fine si arriva ad un nove a tre per l’innocenza che diventa undici a uno quando si capisce che anche la testimonianza della donna non è più attendibile. L’unico ad insistere per la colpevolezza è il giurato n.3, che infine crolla, ammettendo implicitamente che la sua avversione per l’imputato nasce da una proiezione del suo odio per il proprio figlio con il quale ha avuto un difficile rapporto. A questo punto la giuria decide per l’innocenza dell’imputato.

Il film si conclude con i giurati 8 e 9 (principali artefici dell’assoluzione) che, uscendo dal tribunale, si salutano scambiandosi i loro nomi.

Regia di Sidney Lumet

Con: Henry Fonda

Fonte: WIKIPEDIA