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Myanmar, duro monito delle Nazioni Unite: intollerabili le stragi di manifestanti

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Onu: fermare le uccisioni di manifestanti in Myanmar

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Dura presa di posizione delle Nazioni Unite contro la violenta repressione messa in atto in Myanmar dalla giunta militare autrice del colpo di stato del 1° febbraio che ha destituito e arrestato la premier eletta alle ultime elezioni, il Premio Nobel Aung San Suu Kyi

Dal giorno del golpe in Myanmar, sono almeno 54 le persone uccise e 1.700 quelle arrestate nelle proteste contro l’Esercito birmano che ha preso il potere. Questi i dati dell’Onu, nell’appello in cui chiede di smettere di “assassinare” i manifestanti. “Assolutamente odioso che l’Esercito spari pallottole vere sui manifestanti pacifici”, ha detto la responsabile Onu per i diritti umani Bachelet, “costernata anche per gli attacchi documentati al personale medico che cerca di soccorrere i feriti”.

Nonostante la dura repressione in atto non si placano nell’ex Birmania le manifestazioni di piazza contro i militari responsabili del colpo di Stato del 1° febbraio che ha portato all’annullamento delle ultime elezioni democratiche tenutesi nel paese ed all’arresto del Consigliere di Stato e premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi.

Proseguono le proteste in Myanmar (ex Birmania) contro la giunta militare che ha preso il potere e deposto Suu Kyi lo scorso primo febbraio. A Yangon, la polizia ha usato proiettili di gomma per disperdere i manifestanti. L’ambasciatore del Paese asiatico presso le Nazioni Unite ha lanciato un accorato appello all’azione contro la giunta militare golpista, che ha annullato per presunti brogli le elezioni del novembre 2020, che rappresentarono il trionfo della Lega nazionale per la democrazia, il partito di Aung San Suu Kyi.

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