giovedì, Aprile 18, 2024
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Governo Draghi: chimera o realtà?

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Governo Draghi: chimera o realtà?

MILANO – Messa la parola fine all’esperienza del governo Conte bis, ha preso avvio in un’atmosfera di entusiasmo collettivo il nuovo Governo Draghi, sostenuto da un’inedita – quanto variegata – compagine politica.

Di fronte a questo scenario, p. Giacomo Costa SJ, nel suo editoriale di marzo, guida i lettori in una riflessione di ampio respiro sullo scenario politico e sociale italiano, condividendo una serie di interrogativi che vogliono stimolarci a seguire con un atteggiamento di maggior consapevolezza i futuri sviluppi dell’azione politica.

Riprendendo l’immagine della chimera, mostro mitologico che unisce nello stesso corpo parti di animali diversi (testa di leone, petto di capra, coda di drago), la prima domanda che pone p. Costa è: siamo di fronte a un laboratorio per il rinnovamento politico del Paese o stiamo inseguendo una chimera? Ovvero, il Governo Draghi è un’accozzaglia di partiti inconciliabili, un’ammucchiata opportunistica o un tentativo responsabile per articolare le differenze che percorrono il Parlamento, ma soprattutto la società?

Alla commistione di forze politiche, il Governo Draghi aggiunge poi il mix tra ministri “tecnici” e ministri “politici”: assistiamo dunque a un ritorno della competenza, rispetto a una politica preoccupata solo di conquistare consensi, o siamo di fronte a un “governo delle élite”, a cui i rappresentanti legittimati dal consenso elettorale sono costretti a piegarsi?

Come appare da subito evidente, gli interrogativi non mancano ed è difficile sciogliere i dubbi circa il mutamento dello scenario politico in corso, ovvero comprendere se si è imboccata la strada di una nuova visione politica, capace di agire con coraggio per il bene del Paese, o se dietro i gesti di apertura non si nasconda invece l’astuzia tattica e l’attaccamento alle poltrone. Ma soprattutto, sorge spontaneo l’interrogativo: quale può essere credibilmente il grado di stabilità di questa evoluzione? Si, perché è chiaro che nemmeno il Governo Draghi potrà soddisfare tutte le attese e le richieste in gioco, e che sarà quindi necessaria un’azione di mediazione quotidiana, che obbligherà i partiti e i loro leader a mostrare le carte, rivelando il loro vero orientamento: verso una volontà di accordo lungimirante e coraggioso o verso un tatticismo che mira al logoramento.

Le sfide da affrontare si presenteranno presto, non appena si dovranno indicare le priorità concrete, ad esempio, per articolare occupazione, sostegno del tessuto produttivo, transizione ecologica e digitale, o quando bisognerà provare a “sminare” questioni trasformate in bandiere identitarie: la giustizia, il welfare, i dossier chiave come Alitalia e Autostrade.

Il compito che attende il Presidente Draghi non è dunque dei più facili e l’accoglienza trionfale con cui il suo arrivo stato salutato e l’attesa quasi salvifica riservata alle sue scelte di governo, offrono uno spunto ulteriore per interrogarsi ancora una volta sull’aspettativa messianica che di fronte ai problemi spinge il Paese a sognare una soluzione prodigiosa, anzi, un uomo capace di compierla, di risolvere ogni problema e affrontare ogni nemico.  

Domandiamoci, allora: quale cambiamento sarà possibile, senza una maturazione della cittadinanza anche rispetto alle attese e al rapporto con chi esercita ruoli di leadership politica? Anche la società italiana, infatti, è abitata dalle spinte descritte con la metafora della chimera, e dalle tensioni che tra di esse si creano.

Tuttavia, le risorse per superare le attuali difficoltà non ci mancano, a patto che sappiamo mettere a frutto le culture politiche che hanno fatto ricco il tessuto sociale del Paese. Per quanto concerne il mondo cattolico, la dottrina sociale non è tramontata con la fine delle ideologie, ma ha continuato a svilupparsi e ci interpella oggi con la visione dell’ecologia integrale e la sua insistenza sulla costruzione di un progetto comune in cui ciascuno possa trovare posto e offrire un contributo. Lo stesso vale per l’elaborazione di uno stile di buona politica capace di promuovere la riconciliazione senza rinunciare alla verità. Sono entrambi contributi preziosi, anche per decidere con che modalità elaborare insieme il Piano nazionale di ripresa e resilienza, e governarne poi l’attuazione. Ancora non sappiamo quali risultati potrà conseguire il Governo Draghi: quello che fin da oggi ci offre è l’opportunità di uno squarcio di lucidità collettiva, che non possiamo permetterci di non cogliere.

da Ufficio Stampa Aggiornamenti Sociali

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