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Anticipazioni per “La sonnambula” di Bellini del 27 marzo alle 10.50 su Rai 5: con Anna Moffo

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Anticipazioni per “La sonnambula” di Bellini del 27 marzo alle 10.50 su Rai 5: diretta da Bruno Bartoletti per la regia di Mario Lanfranchi con Anna Moffo

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Nell’ambito dell’omaggio al soprano Anna Moffo, nel 15° anniversario della scomparsa, Rai Cultura propone “La sonnambula” di Bellini nella storica edizione del 1956, con la regia di Mario Lanfranchi e la direzione musicale di Bruno Bartoletti, in onda sabato 27 marzo alle 10.50 Nel cast, oltre ad Anna Moffo, Plinio Cabassi, Anna Maria Anelli, Danilo Vega, Gianna Galli, Guido Mazzini, Giuseppe Alessi.

La sonnambula è un’opera seria in due atti messa in musica da Vincenzo Bellini su libretto di Felice Romani. È considerata con I puritani e Norma uno dei tre capolavori del compositore catanese.

«Ah, non credea mirarti
sì presto estinto, o fiore
passasti al par d’amore
che un giorno sol durò»
(Amina, Atto II)

Bellini compose La sonnambula in soli due mesi, mentre si trovava sul lago di Como a Moltrasio, nella villa dei Conti Lucini Passalacqua, vicino all’abitazione di Giuditta Turina, una giovane signora con cui intratteneva una relazione sentimentale.

L’opera debuttò al Teatro Carcano di Milano il 6 marzo del 1831: quella sera – dedicata al musicista Francesco Pollini, amico di Bellini – le fu abbinato il balletto Il furore di Amore. Sin dalla prima rappresentazione ebbe grande successo.

Il libretto fu tratto da La Somnambule ou L’arrivée d’un nouveau seigneur, un ballet-pantomime di Eugène Scribe con coreografia di Jean-Pierre Aumer (1827), e da La Somnambulecomédie-vaudeville dello stesso Scribe e Germain Delavigne (1819).

In un primo tempo, il duca Litta di Milano aveva commissionato a Bellini un’opera tratta da Hernani di Victor Hugo (in seguito messo in musica da Verdi). L’opposizione della censura austriaca spinse il musicista ad abbandonare il progetto originario e a scegliere, su suggerimento di Romani, un soggetto più innocente, di carattere pastorale ed idillico. Parte della musica già composta per Hernani fu però riciclata proprio nella Sonnambula e, successivamente, in Norma.

Con il concorso dello stesso Bellini, Romani apportò numerosi cambiamenti al soggetto. Fu inoltre eliminata la scena dell’agnizione conclusiva, di cui esiste una redazione librettistica, allorché il Conte Rodolfo si rivelava essere il padre naturale di Amina.

Il tema del tenero e contrastato amore tra Amina ed Elvino offrì a Bellini il destro per esaltare la propria vena lirica: la tipica lunghezza dell’arco melodico si coniuga qui, coerentemente col soggetto, con un andamento languido e divagante, mentre l’orchestra si limita ad accompagnare la voce con mirabile semplicità. L’opera culmina in una delle più sublimi arie per soprano: la celebre Ah, non credea mirarti, che la protagonista canta in stato di sonnambulismo.

Trama

La scena rappresenta un villaggio della Svizzera. Epoca imprecisata.

Atto I

Quadro primo: Villaggio. In fondo al teatro si scorge il mulino di Teresa: un torrente ne fa girare la ruota.
Si festeggiano le nozze fra Elvino e Amina, un’orfana allevata dalla mugnaia Teresa. L’unica ad essere scontenta, perché innamorata anche essa del giovane possidente, è Lisa, che dal canto suo rifiuta le profferte amorose di Alessio, un altro giovane del villaggio.

Al villaggio giunge un nobiluomo, che mostra di conoscere assai bene quei luoghi, ma che nessuno dei villici riconosce. Si tratta del conte Rodolfo, figlio del defunto signore del castello. Il gentiluomo, che si stabilisce nella locanda di Lisa, rivolge alcuni complimenti ad Amina, dicendole che il suo viso le ricorda quello di una donna che egli aveva conosciuto molti anni prima. Prima di salutarlo, i villici lo avvertono che il paese è popolato dalla sinistra presenza di un fantasma, ma il colto signore giudica le loro parole frutto di pura superstizione. Le lusinghe del Conte hanno frattanto destato la gelosia di Elvino che, rimasto solo con lei, rimprovera la futura sposa.

Quadro secondo: Stanza nell’osteria. Di fronte una finestra: da un lato porta d’ingresso: dall’altro un gabinetto. Avvi un sofà e un tavolino.
Nelle sue stanze, il conte Rodolfo è intento a corteggiare Lisa. Quando s’odono dei passi, l’ostessa fugge precipitosamente, ma prima riconosce Amina, che in stato di sonnambulismo sta recandosi nella stanza del Conte. La sonnambula si rivolge affettuosamente al nobiluomo, invocando il nome del futuro sposo, descrivendo rapita la prossima cerimonia delle sue nozze e infine chiedendogli di abbracciarla. Rodolfo dapprima non sa che fare. Il gentiluomo decide quindi di non approfittare della situazione e abbandona la stanza senza svegliare la sonnambula. Nel frattempo un gruppo di villici sopraggiunge alla locanda per salutare il conte (di cui ha finalmente scoperto l’identità); Lisa, maliziosamente, conduce tutti alla stanza di Rodolfo, dove sorprendono la giovane Amina adagiata sul divano. Lo sconcerto è generale. Elvino, sconvolto, rompe il fidanzamento, mentre la ragazza, destatasi, inconsapevole di quanto è accaduto, non può trovare parole per giustificarsi.

Atto II

Quadro primo: Ombrosa Valletta fra il Villaggio e il Castello.

Mentre un gruppo di villici si reca dal Conte per convincerlo a prendere le sue difese, Amina cerca consolazione nell’affetto della madre. Amina si imbatte in Elvino che, straziato per gli avvenimenti, le ricorda come lo abbia reso il più infelice tra gli uomini e le strappa l’anello di fidanzamento.

Quadro secondo: Villaggio come nell’atto I. In fondo al teatro si scorge il mulino di Teresa: un torrente ne fa girare la ruota.

Invano il conte Rodolfo tenta di spiegare ai villici cosa sia il sonnambulismo e di far recedere Elvino dalle sue posizioni. Il giovane, per ripicca, ha ormai deciso di andare a nozze con l’ostessa Lisa. Il paese è quindi nuovamente in festa in vista di una nuova possibile cerimonia nuziale, ma quando Lisa ed Elvino passano davanti al mulino di Teresa, la donna accusa Lisa di essere incorsa nella stessa colpa attribuita ad Amina, portando come prova un fazzoletto appartenuto all’ostessa e trovato nella stanza del conte Rodolfo.

Elvino si sente nuovamente tradito, quando fra la meraviglia generale, si vede Amina camminare in stato di sonnambulismo sul cornicione del tetto di casa. È la prova che il conte Rodolfo aveva ragione. Contemplando il fiore appassito che Elvino le aveva donato il giorno prima, la sonnambula canta il suo amore infelice (“Ah! non credea mirarti”), ascoltata da tutti, e quando si desta può finalmente riabbracciare l’amato Elvino. Il villaggio, nuovamente in festa, si prepara per le tanto sospirate nozze.

Numeri musicali
Atto I
  • 1 Introduzione (Coro, Lisa, Alessio)
    • Coro d’introduzione Viva Amina!
    • Cavatina di Lisa Tutto è gioia, tutto è festa
    • Stretta dell’Introduzione In Elvezia non v’ha rosa
  • 2 Scena e cavatina di Amina Come per me sereno (Amina, Teresa, Alessio, Coro)
  • 3 Scena e cavatina di Elvino Prendi, l’anel ti dono (Elvino, Amina, Coro)
  • 4 Scena e cavatina di Rodolfo Vi ravviso, o luoghi ameni (Rodolfo, Amina, Elvino, Teresa, Lisa, Coro)
  • 5 Scena e coro A fosco cielo, a notte bruna
  • 6 Scena e duetto Son geloso del zefiro errante (Elvino, Amina)
  • 7 Scena e finale primo
    • Scena Davvero, non mi dispiace d’essermi qui fermato (Rodolfo, Lisa)
    • Scena e duetto Oh, come lieto è il popolo (Rodolfo, Amina)
    • Coro Osservate. L’uscio è aperto
    • Quintetto D’un pensiero e d’un accento (Elvino, Amina, Teresa, Lisa, Alessio, Coro)
Atto II
  • 8 Coro d’Introduzione Qui la selva è più folta ed ombrosa
  • 9 Scena ed aria di Elvino Tutto è sciolto (Amina, Teresa, Elvino, Coro)
  • 10 Scena ed aria di Lisa De’ lieti auguri (Lisa, Coro, Alessio)
  • 11 Scena e quartetto Signor Conte, agli occhi miei (Elvino, Rodolfo, Lisa, Teresa, Alessio, Coro)
  • 12 Scena ed aria finale di Amina Ah, non credea mirarti (Amina, Elvino, Rodolfo, Lisa, Teresa, Alessio, Coro)
Brani celebri
  • Tutto è gioia tutto è festa, cavatina di Lisa (I atto);
  • Come per me sereno…Sovra il sen la man mi posa, cavatina e cabaletta di Amina (I atto);
  • Prendi l’anel ti dono, duetto tra Amina e Elvino (I atto);
  • Vi ravviso, o luoghi ameniTu non sai con quei begli occhi, cavatina e cabaletta del conte (I atto);
  • A fosco cielo, coro (atto I);
  • Ah, non credea mirarti, scena del sonnambulismo di Amina (II atto);
  • Ah non giunge uman pensiero, aria e scena finale (II atto).