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Giulia Di Sabatino, la mamma Meri: “Aspetto che sia fatta giustizia. Mia figlia non si è suicidata”

giulia di sabatino

Giulia Di Sabatino, la mamma Meri: “Aspetto che sia fatta giustizia. Mia figlia non si è suicidata”.

di Anna Maria Cecchini

La ricostruzione di quella notte maledetta

La 19enne di Tortoreto sarebbe presumibilmente precipitata dal cavalcavia 205 dell’autostrada A14 nella notte tra il 31 agosto 2015 (giorno del suo compleanno) e la mattina del 1° settembre. Il suo corpo venne dilaniato, complice il buio, dalle auto in transito. A nulla è valso il recente ricorso alla seconda archiviazione da parte del legale, che pure ha prodotto nuove prove, portando avanti la tesi della non tempestività dell’inizio delle indagini, evidenziando la complessità dei rapporti intercorsi tra gli attori principali e secondari della tragedia e l’ambiente in cui tale vicenda si è consumato.

Chi è Giulia? Giulia è una ragazza che lavora in un ristorante e che la notte del 31 agosto 2015, terminato il suo turno alle 23, torna a casa per cambiarsi, in quanto avrebbe dovuto festeggiare il proprio compleanno con i suoi amici, mentre i genitori pensavano di trascorrerlo insieme a lei in famiglia.

Giulia muore nella notte tra il 31 agosto e la mattina del 1° settembre 2015

Esce in fretta Giulia. Probabilmente non vuole essere intercettata dalla mamma, ma si veste con cura, si trucca. Lascia a casa il cellulare, i documenti, i soldi. La mamma spiega che le capitava spesso di dimenticare il cellulare a casa e che qualche volta era rincasata la mattina seguente, dopo aver trascorso la notte con la cugina Celeste e le amiche di lei.

Quel 31 agosto era iniziato con Giulia che non voleva andare al lavoro. Fatto strano, in quanto avrebbe dovuto ricevere lo stipendio ed era l’ultimo giorno di occupazione per lei, che stava preparando la valigia per raggiungere la sorella a Londra e che aveva già acquistato il biglietto aereo. All’ora di pranzo Meri ricorda di averla sollecitata a raggiungerli a tavola e di averla “beccata” mentre chattava su whatsapp. Con chi?

Sappiamo, perché durante le indagini vi è stato il controllo del suo cellulare e di quello di Giuseppe, 30enne di Giulianova, che gli aveva inviato, come anche altre ragazze sue amiche, foto osè e la stessa mamma ricorda come, nonostante Giulia l’avesse definitivamente allontanato mesi prima del 31 agosto, l’uomo continuasse a provocarla in chat, chiedendole foto particolari.

E’ poi iniziato a carico dell’uomo e di altre due persone, un processo per pedopornografia e induzione alla prostituzione minorile, nell’ambito del quale i genitori si sono costituiti parte civile e che secondo le speranze dell’avv. Antonio Di Gaspare dovrebbero far scaturire nuovi, decisivi elementi circa la morte di Giulia. Fin dall’inizio si è cercato di archiviare il caso come suicidio, ma una ragazza che ha progetti per il futuro e che si prepara a raggiungere la sorella Vanessa a Londra, che si fa bella, desidera veramente buttarsi da un cavalcavia? E, se si decide di farla finita, perché non optare per il ponte del Salinello, meta appunto macabramente famosa e conosciuta da tutti gli aspiranti suicidi?

Fin dall’inizio si è parlato di suicidio. Molti gli interrogativi che attendono ancora una risposta convincente. Troppi i personaggi che forse sanno e ancora non parlano. Giulia al centro di una ragnatela di rapporti con uomini più grandi

Torniamo a quella sera, dove viene avvistata da un vicino di casa, qualche minuto prima della mezzanotte, di ritorno probabilmente da un giro in paese ( chi ha incontrato Giulia?). Perché avrebbe accettato un passaggio in scooter da tal Sergio facendosi lasciare sul cavalcavia? Secondo l’uomo Giulia si sarebbe dovuta vedere con amici. Doveva forse raggiungere lo Shaker, il locale dove spesso passavano le loro serate lei e il gruppo dei suoi conoscenti?

Oppure, come è probabile anche se si è escluso all’inizio, doveva raggiungere la casa di Virginia, amica di sua cugina Celeste? Fatto sta che in questo posto accetta il passaggio di Davide e sembra vada a casa sua. Chi è Davide? E’ un ragazzo dal presente e passato molto complicati. Perché’ Giulia sceglie di seguirlo? Se, in fase di indagine alcune persone hanno testimoniato di aver visto un ragazzo (Davide), che dalla sua panda rossa strattonava una ragazza e ci discuteva animatamente, forse ci può essere ragione di ipotizzare che magari Giulia sia stata in qualche modo costretta a seguirlo? Ovviamente dovranno essere le risultanze d’indagine a chiarire questo come molti altri punti. Quelle riportate sono solo ipotesi.

Ora il caso diventa ancora più complesso, a causa delle incongruenze e dei comportamenti delle persone coinvolte nella vicenda, in quanto dal controllo delle celle telefoniche sembra che all’una Giulia e Davide fossero al Bowling e non a casa del Davide e, cosa non da poco, questo locale era conosciuto e frequentato anche dagli altri due soggetti coinvolti. E’ forse possibile che Giulia avesse incontrato entrambi qui e che magari gli uomini abbiano avuto un ruolo nello scrivere l’epilogo della sua storia?

Soprattutto, perché Davide sparisce dopo la morte di Giulia e si presenta dagli inquirenti in compagnia del proprio avvocato, ammettendo di aver avuto un rapporto con la ragazza, all’indomani del rinvenimento da parte del RIS del suo liquido seminale? Come mai confessa di aver avuto paura di essere indagato?

La testimonianza di un automobilista. Giulia tra due uomini.

“ Ho notato sulla corsia d’emergenza quindi sulla mia destra, tre persone che camminavano a piedi in direzione opposta alla mia. Erano due uomini e una donna, tutti in pantaloni chiari. La donna era al centro ed era sostenuta dai due uomini che la tenevano a braccetto e sembrava che la ragazza fosse spaventata. Ho pensato che avessero assistito ad un incidente ma andando avanti non ho notato nulla. La ragazza era di carnagione bianca con i capelli chiari. Anche gli uomini erano di carnagione bianca. La cosa che mi ha sorpreso era il fatto che in autostrada per lo più di notte le persone non camminano a piedi. Pertanto dopo aver letto la notizia ( la morte di Giulia ) , ho pensato di presentarmi in Caserma  per riferire i fatti”.

Come mai si è parlato fin dall’inizio di suicidio? Il referto della dottoressa Quaglione mette in dubbio la tesi.

La dottoressa Quaglione, nella relazione tecnica del 19/01/2016 e del 09/02/2016 esclude la morte per soffocamento e evidenzia che essendo “il tronco privo di gabbia toracica e di organi in esso contenuti, residuando solamente il rivestimento, essendo il muscolo cutaneo, i relativi tessuti assottigliati, e rinvenute brunastre lesioni”, si potesse parlare di un impatto, presumibilmente un primo impatto con un mezzo pesante nella zona anatomica torace-addome. Ma se Giulia si fosse buttata realmente giù dal cavalcavia, perseguendo la sua volontà suicida, non avrebbe riportato lesioni al cranio invece che al torace?

Nessuna traccia di ruggine nei vestiti e nelle mani

Non è forse verosimile pensare che sia stata condotta sul posto, magari deposta e lasciata al vilipendio delle automobili che hanno mutilato il suo giovane corpo? Spetta ovviamente agli organi preposti continuare ad indagare. Le mani non hanno evidenziato tracce di ruggine, come i vestiti e, nel caso la ragazza avesse scavalcato le balaustre, ci sarebbero stati i segni di contatto. Interessante invece il ritrovamento di un capello, nella parte bassa del parapetto, come se ci fornisse la testimonianza che si possa essere appoggiata o che qualcuno l’abbia fatta mettere a sedere.

Sotto le sue converse sono state trovate tracce di sorbato di potassio presente nei profumi ma anche nei fumogeni che si usano nelle discoteche. Giulia ha visto il suo giro di amicizie, conoscenze, magari si è allontanata con qualcuno? Perchè per ricostruire la dinamica del salto è stata impiegata nella simulazione un’ispettrice di polizia, che per età e corporatura non è simile a Giulia, essendo abile e dotata, lo si nota ictu oculi, mentre al contrario la ragazza era esile e non praticava alcuno sport?

Le manovre simulate dall’ispettrice che scavalca appoggiando sempre la punta del piede, non sarebbero in effetti compatibili con le impronte delle scarpe rinvenute dai RIS di Roma che sono sempre parallele, di fianco. Come mai poi Giuseppe, la mattina del 1 settembre era già a conoscenza della morte di Giulia? Rimangono questi e altri quesiti: più ci si addentra nella vicenda e maggiormente emergono altri legami, possibili ricatti, la pista pedopornografica: tutto sembra andare a comporre una ragnatela di relazioni con al centro la ragazza che per natura era solare e dolce, sicuramente con qualche fragilità e problema dovuti all’inesperienza, alla giovane età e a amicizie sbagliate che gravitavano intorno a lei, da cui forse non ha potuto e saputo difendersi. La mamma Meri e l’avvocato Di Gaspare chiedono giustizia e verità. E in molti li sostengono nella loro battaglia.

La pista della prostituzione e pornografia minorile: perquisiti pc e smartphone a casa di uno dei 3 indagati nella inchiesta sulla morte di Giulia Di Sabatino

Un nuovo collegio di giudici composto da Flavio Conciatori, Francesco Ferretti ed Enrico Pompei ha presieduto il processo dell’indagato Francesco Totaro, accusato di induzione alla prostituzione e pornografia minorile avvenuto il 29 ottobre 2020 ove determinante è risultata la deposizione degli esperti informatici della Polizia postale chiamati a testimoniare dall’accusa. I tecnici informatici hanno scoperto che nei dispositivi tecnologici in uso del Totaro e sottoposti a sequestro, l’indagato aveva provveduto a cancellare 134 mila file che riguardano Giulia. All’interno di questo formidabile archivio di 134 mila file, 42 mila le foto con oggetto Giulia e 2 mila video dove sono stati ripresi rapporti sessuali. Rinvenuta a casa di Totaro anche una spy cam, una telecamera spia nascosta dentro una chiavetta con all’interno la ripresa di una donna nuda mentre fa la doccia. Esaminando le chat, gli inquirenti hanno scoperto anche l’esistenza di un tariffario di 80-100 euro per prestazioni sessuali. Giulia con gli anni si era legata a quest’uomo ma come si legge negli ultimi messaggi. Con la maturità aveva compreso la natura del loro rapporto e preso le distanze. Scrive Giulia “ Mi pento di molte cose . Me ne accorgo solo adesso che è troppo tardi. Sappilo “. All’epoca dei fatti la ragazza era minorenne, mentre il  Francesco Totaro era già un adulto. La vicenda vede coinvolte anche altre ragazze, alcune amiche di Giulia ed è lecito ipotizzare all’esistenza di un’organizzazione che raccogliesse e veicolasse agli interessati il materiale pedopornografico. Solo i genitori di Giulia si sono costituiti parte civile al processo perché rimangono fiduciosi che nel corso del dibattimento, si possano reperire altri elementi che permettano di riaprire il caso.

Nuova riapertura delle indagini. Affidata ad una società americana la nuova perizia informatica sui dispositivi di Giulia. L’orrore senza fine per mamma Meri. Giulia non si è suicidata.

Qualcuno ha provato a cancellare quelle che a tutt’oggi rimangono prove determinanti per arrivare finalmente alla verità. Il cellulare di Giulia non è mai stato sbloccato e rimane sconosciuta la password, inoltre dopo la sua morte l’indirizzo di posta elettronica è stato oggetto di hackeraggio. All’indomani della sua morte, il suo smartphone è stato come “ ripulito “. Assente la cronologia delle ricerche, nessun file scaricato, vuota la galleria delle foto e nessuna cronologia delle chat. Sicuramente poi il tablet di Giulia che custodisce una sim diversa svelerà tanto altro. Risulta davvero inverosimile che la ragazza, la notte del suo compleanno abbia raggiunto il luogo dell’appuntamento, senza scambiare neanche un messaggio con i suoi amici. Mamma Meri e suo marito Luciano hanno affidato ad un pool investigativo di esperti informatici americani, il delicato compito di sottoporre ad una nuova perizia i dispositivi tecnologici di Giulia che ad oggi non hanno ancora fornito materiale che possa aiutare gli inquirenti. L’avvocato Antonio Di Gaspare che segue la vicenda dall’inizio è pronto a presentare alla luce delle nuove prove rinvenute una nuova istanza per riaprire le indagini.

La tesi che la ragazza sia rimasta vittima di un’organizzazione, un giro losco pedopornografico e che nel tentativo di venirne fuori sia stata messa a tacere rimane ad oggi più che un’ipotesi.

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