Anticipazioni per il Grande Teatro in TV di William Shakespeare del 19 luglio alle 15.45 su Rai 5: “Coriolano”
Per il Grande Teatro in TV oggi pomeriggio lunedì 19 luglio alle 15.45 va in onda su Rai 5 la tragedia “Coriolano” scritta da William Shakespeare nel 1607 e messo in onda dalla Rai nel febbraio 1965 nella versione diretta da Claudio Fino con l’interpretazione di Luciano Alberici, Umberto Orsini e Lilla Brignone.
Coriolano (Coriolanus) è una tragedia in cinque atti databile al 1607–1608 del drammaturgo inglese William Shakespeare. La trama dell’opera è ispirata alla vita del leggendario condottiero romano Caio Marzio Coriolano, così come descritta nelle Vite parallele di Plutarco e nell’Ab Urbe condita di Tito Livio.
«Chi è già deciso a morire di propria mano non teme di morire per mano altrui.» |
(William Shakespeare – Coriolano) |
La tragedia è ambientata a Roma, poco dopo la cacciata dei re etruschi della dinastia dei Tarquini. La città è in preda a una sommossa dopo che le scorte di grano sono state negate al popolo. I rivoltosi sono particolarmente adirati con Caio Marzio, un valoroso generale che incolpano della sparizione delle scorte alimentari. Incontrano dapprima un patrizio di nome Menenio Agrippa, quindi Caio Marzio stesso. Menenio tenta di placare i rivoltosi, mentre Caio Marzio si mostra sprezzante e dice che i plebei non meritano il grano perché non hanno servito l’esercito. Due tribuni della plebe, Bruto e Sicinio, denunciano personalmente Caio Marzio che lascia Roma quando giunge la notizia che l’esercito dei Volsci è pronto a dare battaglia.
Il capo dell’esercito dei Volsci, Tullo Aufidio, si è varie volte scontrato con Caio Marzio e lo considera un nemico giurato. L’esercito romano è guidato da Cominio, mentre Caio Marzio è il suo secondo. Mentre Cominio conduce i suoi soldati contro l’esercito di Aufidio, Caio Marzio guida una sortita contro la città volsca di Corioli. L’assedio di Corioli è inizialmente infruttuoso, ma Marzio riesce poi ad aprire con la forza le porte della città e a conquistarla per Roma. Anche se esausto per la battaglia, Marzio raggiunge velocemente Cominio e si batte contro le rimanenti forze dei Volsci. Lui e Aufidio si sfidano a un duello che termina solo quando i soldati di Aufidio lo trascinano via dalla battaglia.
In segno di riconoscimento per il suo incredibile valore Cominio concede a Marzio il soprannome onorifico di “Coriolano“. Quando tornano a Roma Veturia, la madre di Coriolano, incoraggia il figlio a candidarsi alla carica di console. Coriolano esita ma alla fine cede ai desideri della madre. Grazie al sostegno del Senato vince senza difficoltà e sulle prime sembra avere la meglio anche sugli oppositori della fazione popolare. Tuttavia Bruto e Sicinio tramano per distruggerlo e aizzano un’altra rivolta contro la sua elezione a console. Di fronte a tutto ciò Coriolano si infuria e critica duramente il concetto di governo del popolo. Paragona il permettere ai plebei di esercitare il potere sui patrizi al concedere “ai corvi di prendere a beccate le aquile”. Per queste parole i due tribuni lo condannano come traditore e ordinano che sia mandato in esilio.
Dopo essere stato esiliato da Roma Coriolano si reca da Aufidio nella capitale dei Volsci e gli propone di guidare il suo esercito alla vittoria contro Roma. Aufidio e i nobili volsci abbracciano Coriolano e gli concedono di condurre un nuovo assalto contro la città. Roma, in preda al panico, cerca disperatamente di convincere Coriolano ad abbandonare i suoi propositi di vendetta, ma né Cominio né Menenio riescono nell’intento. A questo punto viene mandata a incontrare il figlio Veturia, insieme alla moglie e al figlio di Coriolano: la donna riesce a dissuadere il figlio dal distruggere Roma. Invece di muovere battaglia conclude un trattato di pace tra i Volsci e i Romani. Quando però Coriolano torna nella capitale dei Volsci, dei congiurati guidati da Aufidio lo uccidono per il suo tradimento.