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Il film biografico stasera in TV: “Paolo Borsellino. Adesso tocca a me” lunedì 19 luglio 2021

paolo borsellino
Il film biografico stasera in TV: “Paolo Borsellino. Adesso tocca a me” lunedì 19 luglio 2021 alle 21 su TV 2000 Paolo Borsellino. Adesso tocca a me' con Cesare Bocci - Lunedì 19 luglio  ore 20.55 su Tv2000 - YouTube
Paolo Borsellino- Adesso tocca a me[1][2]  è un film documentario italiano trasmesso su Rai 1 il 19 luglio 2017, diretto da Francesco Miccichè con Cesare Bocci, Giulio Corso e Anna Ammirati e scritto dallo stesso Miccichè con Sandrone Dazieri e Giovanni Filippetto. La storia del giudice Paolo Borsellino è raccontata attraverso il punto di vista di Antonio Vullo, l’unico agente sopravvissuto alla strage di Via d’Amelio.[3] Il docufilm è raccontato attraverso immagini di repertorio, interviste ad amici, colleghi e famigliari di Paolo Borsellino e attraverso scene di fiction. Tra le interviste: Pietro GrassoAntonio VulloRita BorsellinoSalvatore BorsellinoAttilio BolzoniDomenico GozzoSergio Lari. Paolo Emanuele Borsellino (Palermo19 gennaio 1940 – Palermo19 luglio 1992) è stato un magistrato italianovittima di Cosa nostra nella strage di via D’Amelio assieme ai cinque agenti della sua scorta: Agostino CatalanoEmanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e anche prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio[2]), Vincenzo Li MuliWalter Eddie Cosina e Claudio Traina. Assieme a Giovanni Falcone, collega e amico d’infanzia fino alla morte, Paolo Borsellino è considerato una delle personalità più importanti e prestigiose nella lotta alla mafia in Italia e a livello internazionale. Figlio di Diego Borsellino (19101962)[3][4] e di Maria Pia Lepanto (19091997)[5][6], Paolo Emanuele Borsellino nacque a Palermo il 19 gennaio 1940 nel quartiere popolare della Kalsa, dove, durante le tante partite a calcio nel quartiere, conobbe Giovanni Falcone, più grande di lui di otto mesi, con il quale instaurò un’amicizia mai incrinatasi. Figlio secondogenito, la famiglia era completata dalla sorella maggiore Adele (19382011)[7], dal fratello minore Salvatore (1942) e dall’ultimogenita Rita (19452018). Portava lo stesso nome del nonno paterno, originario di Castrofilippo, in provincia di Agrigento.[3][8] Dopo aver frequentato le scuole dell’obbligo Paolo si iscrisse al liceo classico “Giovanni Meli” di Palermo. Durante gli anni del liceo diventò direttore del giornale studentesco “Agorà”. L’11 settembre 1958 si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Palermo con numero di matricola 2301[9]. Dopo una rissa tra studenti simpatizzanti di destra e sinistra, finì erroneamente in tribunale dinanzi al magistrato Cesare Terranova, cui dichiarò la propria estraneità all’accaduto. Il giudice sentenziò che Borsellino non fosse implicato nell’episodio. Proveniente da una famiglia con simpatie politiche di destra nel 1959 si iscrisse al Fronte Universitario d’Azione Nazionale, organizzazione degli universitari missini, di cui divenne membro dell’esecutivo provinciale e fu eletto come rappresentante studentesco nella lista del FUAN “Fanalino” di Palermo[10]. Il 27 giugno 1962, all’età di ventidue anni, Borsellino si laureò con 110 e lode con una tesi su “Il fine dell’azione delittuosa” con relatore il professor Giovanni Musotto.[11] Pochi giorni dopo, a causa di una malattia, suo padre morì all’età di cinquantadue anni. Borsellino si impegnò, allora, con l’ordine dei farmacisti a mantenere attiva la farmacia del padre fino al raggiungimento della laurea in farmacia della sorella Rita. Durante questo periodo la farmacia fu data in gestione per un affitto bassissimo, 120.000 lire al mese[12] e la famiglia Borsellino fu costretta a gravi rinunce e sacrifici. A Paolo fu concesso l’esonero dal servizio militare di leva poiché egli risultava “unico sostentamento della famiglia”. Nel 1967 Rita si laureò in farmacia e il primo stipendio da magistrato di Paolo servì a pagare la tassa governativa. Il 23 dicembre 1968 sposò Agnese Piraino Leto (19422013)[13][14], figlia di Angelo Piraino Leto (19091994)[15], a quel tempo magistrato, presidente del tribunale di Palermo. Dalla moglie Agnese ebbe tre figli: Lucia (1969), Manfredi (1971) e Fiammetta (1973).[16] Regia di Francesco Miccichè Con: Cesare Bocci, Giulio Corso e Anna Ammirati Fonte: WIKIPEDIA