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Anticipazioni per il Grande Teato di Goldoni in TV del 14 agosto alle 22.15 su Rai 5 “Le baruffe chiozzotte” con la regia di Giorgio Strehler

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Anticipazioni per il Grande Teatro di Goldoni in TV del 14 agosto alle 22.15 su Rai 5: “Le baruffe chiozzotte con la regia di Giorgio Strehler

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Stasera 14 agosto su Rai 5 alle 22.15 per il Grande Teatro di Goldoni sulle reti RAI va in onda la commedia “Le baruffe chiozzotte” dell’ottobre 1966, con la regia teatrale di Giorgio Strehler e la regia televisiva di Lyda C. Ripandelli, proposta nella versione restaurata dei grandi classici del teatro dalle Teche Rai.

«Sior sì, balemo, devertìmose, zà che semo novizzi; ma la sènta, lustrìssimo, ghe voràve dir dó parolètte. Mì ghe son obbligà de quel che l’ha fatto per mì, e anca ste altre novizze le ghe xé obbligae; ma me despiase, che el xé forèsto, e co’l va via de sto liógo, no voràve che el parlasse de nù, e che andasse fuora la nomina, che le Chiozotte xé baruffante; perché quel che l’ha visto e sentìo, xé sta un accidente. Semo donne da ben, e semo donne onorate; ma semo aliegre, e volemo stare aliegre, e volemo balare, e volemo saltare. E volemo che tutti posse dire: e viva le Chiozotte, e viva le Chiozotte!»
(Lucietta, atto III, finale)

Le baruffe chiozzotte (o Le baruffe chioggiotte o ancora, semplicemente, Le chiozzotte)[1] è una commedia scritta da Carlo Goldoni.

La sua prima messa in scena, annunciata per stampa da Piero Chiari sulla Gazzetta Veneta il 23 gennaio 1762[2], avvenne al teatro San Luca di Venezia alla fine dello stesso mese di quell’anno; fu poi ripresa in occasione del successivo carnevale veneziano.

Viene considerata una delle più riuscite opere goldoniane e fa parte – insieme ad altri capolavori come I rusteghi e La casa nova – delle cosiddette commedie di ambientazione veneziana, lavori conclusivi dell’esperienza italiana dell’autore prima del trasferimento a Parigi.

Il testo è stato trasposto per il teatro in musica in un’opera omonima di Gian Francesco Malipiero.

Opera corale, ambientata nella città lagunare e centro di pescatori di Chioggia (una Chioggia peraltro maggiormente lasciata intendere piuttosto che descritta nel senso letterale del termine), Le baruffe chiozzotte mette in scena – come commedia d’ambiente popolare ma anche commedia di conversazione (dove la parola si fa strumento di espressività teatrale) con pesanti debiti verso la commedia dell’arte – le schermaglie amorose di un gruppo di popolani inseriti in un contesto familiare e sociale particolarmente articolato e mossi da sinceri affetti dell’anima che bene descrivono una visione della coralità della vita[3].

Ad essere rappresentate sono figure del più basso strato sociale – i pescatori e le donne che stanno loro intorno – ma non per questo prive di una loro vivida umanità per le quali – nella visione della critica – ogni aspetto della vita diventa esso stesso commedia dalle lucide sottolineature esistenziali.

Lo spunto iniziale alla commedia viene, com’è del resto anticipato dal titolo, da una baruffa scatenata dal battelliere Toffolo, “reo” di aver civettato con alcune giovani. Lucietta, promessa sposa al pescatore Titta-Nane, è al ricamo ma accetta di buon grado la fetta di zucca arrostita che Toffolo le offre. Il gesto non è però gradito da Checca, oggetto dei corteggiamenti del battelliere Toffolo.

A interrompere questa prima disputa è l’arrivo della tartana di padron Toni. Con il ritorno dalla pesca hanno avvio momenti di vita quotidiana (la vendita del pesce, le donne che riabbracciano i loro uomini) mentre, quasi ineluttabilmente, per le calli proseguono i pettegolezzi, preludio di nuovi litigi.

Lucietta si lascia andare ad alcune confidenze sulle avventure di Toffolo, e lo stesso fa Orsetta, sorella di Checca, con un altro dei pescatori, Beppo: alla fine, nella baruffa sono coinvolti quasi tutti i mariti, i fratelli e gli amici del borgo. Beppo e Titta-Nane, a questo punto, prendendosela con Toffolo, dichiarano la loro intenzione di rompere il vincolo di fidanzamento.

A Toffolo non rimane che andare in Cancelleria per chiedere un intervento super partes del coadiutore del Cancelliere criminale, Isidoro, il quale interroga le ragazze rendendosi conto ben presto che si tratta di semplici putelezi, ovvero ragazzate, cose di poco conto.

Dopo un ulteriore incontro con i maschi del villaggio, la disputa viene accomodata fuori dalle aule di giustizia. Isidoro troverà una fidanzata per Toffolo e prima che la giornata si concluda, in un clima di festoso lieto fine, verranno celebrati ben tre (quasi annunciati) matrimoni: quello di Lucietta con Titta-Nane, quello di Orsetta con Beppo e quello di Checca con Toffolo.

Composta in veneziano frammisto a parole ed accenti tipici di Chioggia (alcune parti sono in versi e comprendono scene di pura pantomima, peraltro in sintonia con gli schemi drammaturgici dell’autore), Le baruffe chiozzotte è stata l’ultimo lavoro scritto da Goldoni prima dell’interruzione della sua attività di commediografo a Venezia.

Fu scritta subito dopo Sior Todero brontolon ed ebbe curiosamente come interprete di una delle figure principali (quella di madonna Pasqua) l’attrice Caterina Bresciani originaria della Toscana ma che – parole dello stesso Goldoni – aveva bene penetrato il modo e la pronuncia veneziana e che riusciva bene sia nelle commedie di tono sostenuto che in quelle volgari[2].

La commedia figura ancora nei cartelloni di molti teatri: dopo un appannamento in termini di popolarità registrato nell’Ottocento, ha avuto un rilancio nel XX secolo grazie soprattutto ad una celebre edizione messa in scena a fine anni cinquanta – e registrata dalla allora debuttante televisione italiana – con protagonista l’attore Cesco Baseggio.

Fra i principali attori italiani che l’hanno interpretata – anche nell’allestimento diretto nel 1964[4] da Giorgio Strehler – si ricordano Lina VolonghiGianni GarkoCarla GravinaOttavia PiccoloCorrado Pani, Tino Scotti, Mario ValdemarinGiulio Brogi, Elio Crovetto, Ludovica Modugno, Donatella Cecarelli, Giancarlo Mauri, Virgilio Gottardi.