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Anticipazioni per il Grande Teatro di Silvio Giovaninetti in TV del 16 ottobre alle 15.45 su Rai 5: “Oro matto”

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Anticipazioni per il Grande Teatro di Silvio Giovaninetti in TV del 16 ottobre alle 15.45 su Rai 5: “Oro matto”

Lucia Mosca on Twitter: "(Anticipazioni per il Grande Teatro in TV di  Molière del 22 febbraio alle 15.45 su Rai 5: “Il misantropo”) Segui su: La  Notizia - https://t.co/OcN4KZlJWI… https://t.co/bUS2bZ9xXI"

Per il Grande Teatro in TV oggi pomeriggio sabato 16 ottobre alle 15.45, va in onda su Rai 5 la commedia “Oro matto” scritta da Silvio Giovaninetti nella versione andata in onda sulla Rai nell’ottobre 1972 con la regia di Raffaele Meloni e l’interpretazione di Giuseppe Pambieri, Marina Malfatti, Laura Betti e Marina Malfatti.

Ne “La porta sbagliata” l’autrice traccia un ritratto delle inquietudini, delle incomunicabilità, delle cattive coscienze, delle chiacchiere, delle ombre degli ex, delle fobie e nevrosi che inquinano la vita d’una coppia borghese e dei loro amici.

Regia di Guido Stagnaro, con Lucilla Morlacchi, Milena Vukotic, Gabriele Lavia. 

Silvio Giovaninetti (Saluzzo29 gennaio 1901 – Milano9 gennaio 1962) è stato un commediografocritico teatrale e giornalista italiano.

Figlio di Vito Giovaninetti e Giuseppina Moiso, effettuò la sua carriera scolastica a Genova, dove conservò la residenza fino alla 1939.

Fu uno degli esponenti più coerenti e genuini del teatro italiano della prima metà del Novecento, come evidenziò e confermò la sua ricerca continua, affinata negli anni della maturità, di una originale visione spirituale e linguistica, concretizzata con la tecnica dialogica.

Se i suoi esordi, Ombre del 1927, furono indubbiamente influenzati dalle atmosfere cecoviane e da un utilizzo di un linguaggio disadorno e veristico, nel giro di pochi anni raggiunse una sponda realistica impregnata di sarcasmo morale, con Gli ipocriti del 1932, perseguendo tematiche nuove e forme personali e allontanandosi dagli esempi pirandelliani.

Dal 1931 e per circa un decennio lavorò anche come critico teatrale e cinematografico per il Giornale di Genova.

La sua esperienza militare nella seconda guerra mondiale scosse notevolmente sia il carattere di Giovaninetti sia la sua salute.

Nel secondo dopoguerra si trasferì a Milano dove riprese il suo lavoro di critico per il settimanale Visto e per Il Popolo, grazie al quale si risollevò da gravi difficoltà economiche.

Nella sua fase della maturità realizzò le sue opere di migliore suggestione e più riuscite, quali L’abisso del 1948, che riscosse un grande successo e può essere definito il suo capolavoro, Lidia o l’infinito del 1949Oro matto del 1951Sangue verde del 1953 e I lupi del 1962 (il titolo era Tempo di lupi, ma la censura non lo approvò)[1].

Queste opere si caratterizzarono per una affascinante fusione delle teorie psicanalitiche freudiane del sogno, di quelle junghiane della metapsichica, delle magie della reversibilità del tempo proposte nei lavori drammatici di Priestley.[2]

Tra le altre opere si possono citare La signora di BelmonteLe avventure di un bastoneGli ultimi romanticiCiò che non saiCarne unica.

Lui stesso definì il suo teatro come neoromantico e si dimostrò scettico nei confronti delle tendenze alla moda a lui contemporanea.[2] Vari critici hanno collocato i suoi lavori all’interno della corrente del teatro spiritualista, poiché Giovaninetti espresse la sua convinzione che l’agire umano e la vita dell’uomo si spiegano e si giustificano come manifestazione di Dio.[3]

Inoltre, Giovaninetti ha realizzato una raccolta di novelle intitolata Il paradiso notturno (Bologna, Cappelli, 1929) e una notevole traduzione del Gian Gabriele Borkman di Ibsen (Torino, Società Editrice Torinese, 1945).