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Anticipazioni per “Filastrocche della nera luce” del 27 gennaio alle 21.15 su Rai 5: le Cronache dalla Shoah

Cronache dalla shoah

Anticipazioni per “Filastrocche della nera lucedel 27 gennaio alle 21.15 su Rai 5: le Cronache dalla Shoah

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Un “canto recitato” a più voci, scritto dall’autore romano Giuseppe Manfridi, che vede Manuele Morgese calarsi nei panni di più personaggi, testimoni e insieme narratori dei terribili e drammatici episodi legati all’Olocausto.

E’ “Cronache dalla Shoah”, in prima visione giovedì 27 gennaio alle 21.15 su Rai5. La voce dell’attore, attraverso le “filastrocche di nera luce”, si fonde, in un esperimento suggestivo e coinvolgente, alla musica di due interpreti di fama internazionale, Fabrizio Bosso alla tromba e Julian Oliver Mazzariello al pianoforte. La regia è di Livio Galassi.

Il termine Olocausto indica, a partire dalla seconda metà del XX secolo, il genocidio di cui furono responsabili le autorità della Germania nazista e i loro alleati, dello sterminio di tutte le categorie di persone dai nazisti ritenute “indesiderabili” o “inferiori” per motivi politici o razziali, tra cui gli ebrei d’Europa[1]. Oltre agli ebrei, furono vittime dell’Olocausto le popolazioni slave delle regioni occupate nell’Europa orientale e nei Balcanineri europei,[2] e quindi prigionieri di guerra sovietici, oppositori politici, massoni, minoranze etniche come romsinti e jenisch, gruppi religiosi come testimoni di Geova e pentecostali, omosessuali e portatori di handicap mentali e/o fisici[3].

Tra il 1933 e il 1945, furono circa 15-17 milioni le vittime dell’Olocausto, di entrambi i sessi e di tutte le età (senza riguardo per anziani e bambini), tra cui 5-6 milioni di ebrei[4][5]. La parola “Olocausto” deriva dal greco ὁλόκαυστος (holòkaustos, “bruciato interamente”), a sua volta composta da ὅλος (hòlos, “tutto intero”) e καίω (kàiō, “brucio”)[6] ed era inizialmente utilizzata ad indicare la più retta forma di sacrificio prevista dal giudaismo[7]. L’Olocausto, in quanto genocidio degli ebrei, è identificato più correttamente con il termine Shoah (in ebraico: שואה‎?, lett. “catastrofe, distruzione”)[8] che ha trovato ragioni storico-politiche nel diffuso antisemitismo secolare.

L’eliminazione di circa i due terzi degli ebrei d’Europa[9] venne organizzata e portata a termine dalla Germania nazista mediante un complesso apparato amministrativo, economico e militare che coinvolse gran parte delle strutture di potere burocratiche del regime, con uno sviluppo progressivo che ebbe inizio nel 1933 con la segregazione degli ebrei tedeschi, proseguì, estendendosi a tutta l’Europa occupata dal Terzo Reich durante la seconda guerra mondiale, con il concentramento e la deportazione e quindi culminò dal 1941 con lo sterminio fisico per mezzo di eccidi di massa sul territorio da parte di reparti speciali, e soprattutto in strutture di annientamento appositamente predisposte (campi di sterminio), in cui attuare quella che i nazisti denominarono soluzione finale della questione ebraica[10]. L’annientamento degli ebrei nei centri di sterminio non trova nella storia altri esempi a cui possa essere paragonato, per le sue dimensioni e per le caratteristiche organizzative e tecniche dispiegate dalla macchina di distruzione nazista[11][12][13][14].