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Anticipazioni per il Grande Teatro in TV di Ionesco del 27 aprile alle 16.20 su Rai 5: “Delirio a due” con Renato Rascel

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Anticipazioni per il Grande Teatro in TV di Eugene Ionesco del 27 aprile alle 16.20 su Rai 5: “Delirio a due” con Renato Rascel

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Per il Grande Teatro in TV oggi pomeriggio mercoledì 27 aprile alle 16.20 va in onda su Rai 5 la commedia del Teatro dell’Assurdo “Delirio a due” scritta da Eugene Ionesco nell’aprile 1962 e messo in onda dalla Rai nell’ottobre 1967 nella versione diretta da Vittorio Cottafavi.

Interpretazione di Renato Rascel, Fulvia Mammi, Nello Riviè, Elena De Merich ed Edoardo Torricella.

In un appartamento che si affaccia su un mondo in piena guerra, i due protagonisti si rinfacciano cerebrali cosmologie basate su quotidiane occorrenze di oggetti, animali e persone.

Delirio a due è uno sceneggiato televisivo diretto da Vittorio Cottafavi trasmesso il 28 ottobre 1967, dalla Rai. Lui e lei, sono talmente presi dal loro litigio, inconsapevoli che fuori casa è scoppiata la guerra, ma le bombe incominciano ad entrare in casa, distruggendola e continuando a litigare.

Délire à deux è un’opera in un atto di Eugène Ionesco presentata in anteprima nell’aprile 1962 agli Champs-Élysées Studio e diretta da Antoine Bourseiller.

Trama La tartaruga e la lumaca sono lo stesso animale? Su questa domanda un uomo e una donna discutono amaramente mentre dall’esterno arrivano voci di guerra. A pezzi, nelle loro argomentazioni e nei loro versi, viene ricostruita la loro storia personale, man mano che gli effetti dei combattimenti diventano tangibili: le macerie cadono dal soffitto, i muri si sgretolano. Tutti i commenti e le reazioni pragmatiche – bloccare la finestra, barricare la porta – distolgono temporaneamente l’attenzione della coppia dal loro litigio. Ma quando, fuori, finisce la guerra e inizia la festa, riprendono la loro accesa discussione. Lo spettacolo sarebbe un banale commento politico sulla società contemporanea, se non mettessimo in discussione le relazioni tra linguaggio e realtà che vengono messe in scena. Al di là della semplice logica del vero o del falso, vediamo come la veemenza del linguaggio personalizzato compete con la violenza della storia impersonale.

Eugène Ionesco, nato Eugen Ionescu (IPA[e.uˈd͡ʒen i.oˈnesku]Slatina26 novembre 1909 – Parigi28 marzo 1994), è stato un drammaturgo e saggista rumeno.

Nato nel 1909 (il 13 novembre secondo il calendario ortodosso, il 26 per quello gregoriano[1]) da padre romeno e da madre francese di origini greche e romene (Marie-Thérèse Ipcar), si trasferì con i genitori a Parigi l’anno seguente, dove visse l’esperienza della guerra del 1914-18. Le immagini atroci e confuse di questo periodo impressionarono a tal punto il piccolo Eugène da tornare ricorrentemente nelle sue opere, come egli stesso ebbe a dire.La casa natale di Ionesco a Slatina, 2009

«Nei miei ricordi, le apparizioni grottesche assomigliavano ai personaggi di Brueghel, o di Bosch: grandi nasi, corpi deformi, sorrisi atroci, piedi biforcuti»
(Estate 1939)

Al termine della guerra, poiché affetto da anemia[2], Ionesco fu portato con la sorella nel piccolo villaggio Chapelle-Anthenaise, nella Mayenne e dove finalmente ebbe un periodo di serenità. Tornato a Parigi, Ionesco scrisse la sua prima pièce: un dramma patriottico. Dopo il divorzio dei suoi genitori, nel 1925 tornò in Romania, imparò il romeno[2] e vi compì i suoi studi secondari; nonostante il desiderio di diventare attore, si iscrisse nel 1929, sotto spinta del padre, all’Università di Bucarest. Negli anni trenta scrisse e pubblicò versi[2] e articoli di critica da cui già trasparivano quelli che poi sarebbero stati i principi fondamentali della sua drammaturgia. Nella critica letteraria attaccò i principali letterati romeni (i poeti Tudor Arghezi e Ion Barbu, e il romanziere Camil Petresco), accusandoli di provincialismo e mancanza di originalità, ma pochi giorni dopo pubblicò un pamphlet in cui li esaltava come massimi vati delle lettere romene, e di lì a poco fece uscire i due saggi Nol, in cui provava a dimostrare che fosse possibile sostenere due tesi antagoniste allo stesso tempo nell’identità dei contrari[2].