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Anticipazioni per il Grande Teatro di Ruccello in TV del 24 maggio alle 15.35 su Rai 5: “Ferdinando”

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Anticipazioni per il Grande Teatro di Ruccello in TV del 24 maggio alle 15.35 su Rai 5: “Ferdinando”

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Per il Grande Teatro in TV di Annibale Ruccello in onda oggi martedì 24 maggio alle 15.35 su Rai 5. la commedia “Ferdinando” nella versione trasmessa dalla Rai nel novembre 1998.

Il capolavoro di Annibale Ruccello: Donna Clotilde (Isa Danieli), baronessa borbonica, ha scelto l’isolamento in segno di disprezzo per la nuova cultura piccolo borghese dell’Italia unita. Fino all’arrivo di Ferdinando, giovane nipote dalla bellezza ‘morbosa’.

Una rappresentazione che è considerata il capolavoro di Annibale Ruccello e è un’opera di culto fra gli ammiratori dell’autore napoletano: è “Ferdinando” che Rai Cultura propone sabato 12 ottobre alle 21.15 su Rai5, nell’ambito dell’omaggio alla scena partenopea con alcuni dei titoli più significativi del teatro napoletano d’autore.

La messa in scena è quella di Isa Danieli con la regia di Giuseppe Bertolucci. Donna Clotilde (Isa Danieli), baronessa borbonica, si è rifugiata in una villa della zona vesuviana, scegliendo l’isolamento come segno di disprezzo per la nuova cultura piccolo borghese che si va affermando dopo l’unificazione d’Italia. È con lei una cugina povera, donna Gesualda, che svolge l’ambiguo ruolo di infermiera/carceriera. I giorni trascorrono uguali, tra pasticche, acque termali, farmaci vari e colloqui con il parroco del paese. Nulla sembra poter cambiare il corso degli eventi, finché non arriva Ferdinando, un giovane nipote di Donna Clotilde, dalla bellezza “morbosa e strisciante”. Sarà lui a gettare lo scompiglio nella casa, a mettere a nudo contraddizioni, a disseppellire scomode verità.

Lo spettacolo è stato registrato al Teatro Petrella di Longiano. Regia di Giuseppe Bertolucci, messa in scena di Isa Danieli dall’originale regia di Annibale Ruccello, scene Franco Autiero, costumi Annalisa Giacci, musiche Carlo De Nonno. Con Isa Danieli (Donna Clotilde), Alessandra Borgia (Gesualda), Giuliano Amatucci (Don Catello), Adriano Mottola (Ferdinando).

Ferdinando è una commedia teatrale di Annibale Ruccello. È andato in scena per la prima volta il 28 febbraio 1986 nel teatro Verdi di San Severo, diretto dall’autore con Isa Danieli nel ruolo di donna Clotilde e lo stesso Ruccello nel ruolo di don Catellino. L’opera ha vinto due premi IDI: uno nel 1985 come testo teatrale, il secondo nel 1986 come miglior messinscena.

Trama

Donna Clotilde, baronessa borbonica in decadenza come tutta l’aristocrazia fedele ai Borbone, decide di vivere gli ultimi anni della sua vita nella sua casa di campagna in una non precisata zona dell’area vesuviana, scegliendo l’isolamento come segno di disprezzo per la nuova cultura piccolo borghese che si va affermando dopo l’unificazione d’Italia.

Il Regno delle Due Sicilie è appena caduto. È con lei una cugina povera, donna Gesualda, che svolge l’ambiguo ruolo di infermiera/carceriera. I giorni trascorrono uguali, tra pasticche, acque termali, farmaci vari e colloqui con il parroco del paese, Don Catello. Nulla sembra poter cambiare il corso degli eventi, finché non arriva Ferdinando, un giovane nipote di Donna Clotilde, dalla bellezza “morbosa e strisciante”. Sarà lui a gettare lo scompiglio nella casa, a mettere a nudo contraddizioni, a disseppellire scomode verità e a spingere un intreccio apparentemente immutabile verso un inarrestabile degrado. Dice l’autore:

«Ovviamente, non mi interessava minimamente realizzare un dramma storico, accanto a questa lettura più palese e manifesta prende corpo l’analisi e il tentativo fotografico di messa in evidenza dei rapporti affettivi intercorrenti fra quattro persone in isolamento coatto. Gli odi, i desideri, le bramosie sessuali, le vendette, le sopraffazioni, le tenerezze, gli abbandoni, fra quattro personaggi, tutti perduti, dannati da una storia diversa per ognuno, ma sempre inclemente e perfida. La forma utilizzata per narrare queste intenzioni è inizialmente quella del vecchio romanzo realista che lentamente si degrada in romanzo d’appendice, se non in romanzo vero. E questo degradarsi della forma narrativa va di pari passo con il degradarsi della vicenda e dei personaggi»